È morto all’età di 78 anni Stefano Benni, scrittore, umorista, giornalista e drammaturgo tra i più popolari e originali della scena letteraria italiana. Nato a Bologna nel 1947, da alcuni anni si era ritirato a vita privata, indebolito da una lunga malattia. In oltre vent’anni di carriera ha pubblicato numerosi romanzi e raccolte che hanno conquistato il pubblico e la critica, da Bar Sport a Margherita Dolcevita, da Elianto a Terra! fino a La compagnia dei celestini, tradotti in più di trenta lingue. Benni ricordava con affetto un titolo in particolare, definendolo il suo preferito: Blues in sedici.
“Benni nasce nel 1947 a Bologna ma la sua infanzia è sulle montagne dell’Appennino, dove fa le prime scoperte letterarie, erotiche e politiche”, aveva scritto di sé sul suo blog. Soprannominato “Lupo”, spiegava così l’origine del nome: “Per l’abitudine di girare di notte ululando insieme ai miei sette cani”. E aggiungeva, in un’intervista: “Molte parti della mia biografia sono inventate, è un modo di difendere la mia privatezza. Ma quell’episodio è vero. Fu una bellissima follia notturna”.
Prima ancora che narratore, Benni era stato giornalista, collaborando con diverse testate tra cui La Repubblica e Il Manifesto. La sua produzione spaziava dalla narrativa alla poesia, dalle ballate alla drammaturgia fino alle sceneggiature cinematografiche. Nel 2012 esordì nella regia teatrale con Le Beatrici, tratto da un suo testo e presentato al Festival di Spoleto, mentre l’anno successivo portò in scena Il poeta e Mary, racconto per musica e parole dedicato al valore sociale dell’arte. Nel corso della sua carriera teatrale lavorò a fianco di figure come Dario Fo e Franca Rame, oltre ad Angela Finocchiaro.
Nel 2017, in occasione del suo settantesimo compleanno, aveva scelto l’ironia anche nel parlare del tempo trascorso: “Mi chiedi cosa siano stati. Non lo so. Non ho voglia di bilanci. Chiedimelo di nuovo fra settant’anni”. (9 set - alp)
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