La notizia è stata data nella notte italiana da Axios: Israele ha avviato l'operazione terrestre per l’occupazione capillare della città di Gaza. Impegnati nell’operazione decine di carri armati che operano con il supporto aereo e, ovviamente, un massiccio numero di fanti. Negli ultimi giorni le IDF avevano gradualmente ampliato gli attacchi aerei dentro e intorno alla città, ma si erano astenute dall’invio delle truppe di terra nella città settentrionale densamente popolata, dove si ritiene che centinaia di migliaia di palestinesi abbiano trovato rifugio. Secondo fonti locali, si conterebbero già decine di vittime tra la popolazione.
Nella notte sono cominciate a giungere le prime terribili testimonianze dei residenti di Gaza City, sulla quale i bombardamenti si sono intensificati a partire dalla mezzanotte. Si parla di un numero indefinito di persone uccise e di civili intrappolati sotto le macerie, anche se un primo bilancio parla di 62 morti. In una conferenza stampa, una manciata di ore prima, il Segretario di Stato americano Marco Rubio – in visita ufficiale in Israele – aveva di fatto dato il placet di Washington all'offensiva israeliana nel territorio devastato.
A confermare lo scatenarsi dell’offensiva terrestre è stato del resto lo stesso Rubio il quale ha avvertito che Hamas “ha solo pochi giorni per concordare un cessate il fuoco”. “Gli israeliani – ha dichiarato il Segretario di Stato americano - hanno avviato le operazioni” a Gaza City, “quindi crediamo di avere una finestra di tempo molto breve per raggiungere un accordo” con il movimento islamista palestinese, ha detto Rubio ai giornalisti. “Non abbiamo più mesi”, ma – ha aggiunto prima di mettersi in viaggio alla volta del Qatar, dove proseguirà il suo tour diplomatico – “probabilmente qualche giorno e forse qualche settimana”.
"La nostra scelta numero uno è che tutto questo si concluda con un accordo negoziato in cui Hamas dica: ‘Smilitarizzeremo, non rappresenteremo più una minaccia’, ha affermato il diplomatico statunitense di alto rango. “A volte, quando si ha a che fare con un gruppo di selvaggi come Hamas, questo non è possibile, ma speriamo che possa accadere”, ha aggiunto Rubio. Il Segretario di Stato ha anche affermato che il Qatar è l'unico Paese in grado di mediare su Gaza, nonostante sia ancora fresca la memoria dell’attacco – peraltro fallito - israeliano contro i leader di Hamas nell'emirato martedì 9 settembre. “Ovviamente, devono decidere se vogliono farlo o meno dopo la scorsa settimana, ma vogliamo che sappiano che se c'è un Paese al mondo che potrebbe contribuire a porre fine a questa situazione attraverso i negoziati, quello è il Qatar”, ha affermato.
KATZ: “PUGNO DI FERRO”. A confermare lo scatenarsi dell’offensiva terrestre è stato lo stesso ministro della Difesa Israel Katz il quale ha dichiarato che le truppe stanno “combattendo coraggiosamente per creare le condizioni per il rilascio degli ostaggi e la sconfitta di Hamas”. “Gaza sta bruciando. Le IDF stanno colpendo l'infrastruttura terroristica con il pugno di ferro”, ha dichiarato. “Non cederemo e non faremo marcia indietro finché la missione non sarà completata”, ha aggiunto Katz.
CASE DISTRUTTE. Secondo le decine di testimonianze raccolte dai media palestinesi, nel corso del massiccio bombardamento scatenatosi su Gaza City nella notte, è stata centrata anche un'abitazione nella parte occidentale della città. Nell’esplosione avrebbero perso la vita almeno cinque persone, tra cui due bambini, secondo fonti mediche l'ospedale Al-Shifa, dove sono state trasferite le salme. Un altro bombardamento ha colpito almeno tre case nel sud-ovest della città, hanno riferito i residenti. I soccorritori stanno cercando sopravvissuti tra le macerie.
IDF: “DISTRUZIONE INIZIATA”. L'esercito israeliano ha confermato ufficialmente di aver “iniziato a distruggere le infrastrutture di Hamas” a Gaza City. “Abitanti di Gaza, l'esercito israeliano ha iniziato a distruggere le infrastrutture di Hamas a Gaza City”, ha scritto questa mattina su X il portavoce in lingua araba delle forze armate ebraiche, Avichay Adraee. “La città di Gaza è considerata una zona di combattimento pericolosa; rimanendo lì ci si espone a gravi pericoli”. È dunque necessario “Spostarsi il più velocemente possibile attraverso la strada Al-Rashid verso le aree indicate a sud di Wadi Gaza, sia in auto che a piedi”, continua. Negli ultimi giorni l'esercito ha diramato numerosi avvertimenti ai residenti affinché abbandonassero la città e le zone circostanti, ma Adraee afferma che finora solo 40% della popolazione “ha lasciato la città per la propria sicurezza e quella dei propri cari”. Le stime dell'IDF di ieri sera indicavano che finora più di 350.000 palestinesi avevano evacuato Gaza City.
ONU: GENOCIDIO IN ATTO. Una commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite ha accusato Israele di aver commesso un “genocidio” nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra, il 7 ottobre 2023. Secondo la presidente della commissione, Navi Pillay, vi sarebbe “l’intenzione di distruggere” la popolazione palestinese. “Abbiamo concluso che a Gaza si sta verificando un genocidio e che continua a verificarsi, e che la responsabilità ricade sullo Stato di Israele”, ha dichiarato Pillay nel presentare i risultati dell’indagine. L’accusa segna un nuovo punto di tensione nei rapporti internazionali e rischia di aggravare ulteriormente le pressioni diplomatiche su Tel Aviv, già al centro di critiche per l’andamento dell’offensiva militare nella Striscia.
IMPRESE ISRAELE CONTRO NETANYAHU. L’Israel Business Forum, che rappresenta i lavoratori del settore privato delle 200 maggiori aziende del Paese, ha lanciato un duro avvertimento al primo ministro Benjamin Netanyahu, accusandolo di condurre Israele verso “un pericoloso e senza precedenti declino economico e politico”. La presa di posizione arriva in risposta alle parole pronunciate ieri dal premier, secondo cui Israele rischia l’isolamento diplomatico a causa della guerra a Gaza e deve diventare una “Super Sparta” autosufficiente. “Non siamo Sparta — questa visione così presentata renderà difficile la nostra sopravvivenza in un mondo globale in continua evoluzione”, afferma il Forum. Secondo il documento, “stiamo marciando verso un abisso politico, economico e sociale che metterà in pericolo la nostra esistenza in Israele”. Pur riconoscendo che l’economia israeliana “mostra un’eccezionale resilienza, nonostante le sfide di sicurezza e politiche”, l’organizzazione avverte che ciò “non durerà per sempre”.
Il Forum invita Netanyahu a “fermare tutto questo” e chiede al governo di cambiare immediatamente rotta: “Occorre porre fine alla guerra più lunga nella storia di Israele, promuovere la liberazione di tutti gli ostaggi, annunciare una commissione d’inchiesta di Stato sugli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e fissare subito una data per nuove elezioni”.
PADRE ROMANELLI: SITUAZIONE PEGGIORA. “La situazione è già da tempo che sta male e purtroppo diventa peggio. Noi stiamo bene. Si sentono tanti bombardamenti soprattutto nella zona Ovest e Nord-Ovest della città di Gaza. Noi siamo a Est. Noi continuiamo a essere qua con i nostri circa 450 rifugiati. Quello che noi abbiamo lo distribuiamo tra i rifugiati e pure ai nostri vicini che sono tanti, tantissimi”. Queste le parole di Padre Romanelli ad Agorà su Rai Tre, condotto da Roberto Inciocchi.
“COMUNITÀ INTERNAZIONALE FERMI ISRAELE”. Il Ministero degli Esteri palestinese chiede alla comunità internazionale di intervenire con urgenza per fermare l'offensiva israeliana sulla città di Gaza, che “sta mettendo in pericolo mortale centinaia di migliaia di civili”, ha riferito l'agenzia di stampa WAFA, citando una dichiarazione del Ministero. “Il Ministero degli Esteri ritiene che quanto sta accadendo sia un attacco deliberato alla popolazione civile, con l'obiettivo di trasformare la città di Gaza in una fossa comune e in uno spazio inabitabile... e chiede un intervento internazionale urgente per fermare questo crimine su larga scala”, riferisce l'agenzia. Il Ministero degli Esteri ha inoltre sottolineato la necessità di tornare a opzioni politiche e diplomatiche per risolvere il conflitto, che consentirebbero la fine immediata delle ostilità, salverebbero la vita dei civili e impedirebbero lo sfratto dei palestinesi dalla Striscia di Gaza.
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