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ROBERT REDFORD
ORA VIVE LA LEGGENDA

ROBERT REDFORD <BR> ORA VIVE LA LEGGENDA

L’attore, regista e attivista Robert Redford è morto a 89 anni nella sua casa di Provo, nello Utah. La notizia è stata confermata al New York Times da Cindi Berger, amministratrice delegata della società di comunicazione Rogers & Cowan PMK, precisando che Redford si è spento nel sonno.

Figura iconica del cinema americano, Redford ha saputo conquistare generazioni di spettatori con interpretazioni diventate cult. Da “Butch Cassidy” (1969), western che rinnova il mito della frontiera, a “Tutti gli uomini del presidente” (1976), che racconta lo scandalo Watergate, passando per “La stangata” (1973), che gli valse la sua unica candidatura all’Oscar come miglior attore protagonista. Fu inoltre l'interprete principale di storie d’amore entrate nell’immaginario collettivo, accanto a star come Jane Fonda, Barbra Streisand e Meryl Streep.

Negli anni Ottanta Redford scelse di passare dietro la macchina da presa. “Gente comune” (1980) rappresenta il suo debutto nella regia cinematografica. Il film gli valse il premio Oscar alla regia, consacrandolo come cineasta di spessore. Continuò con progetti come “In mezzo scorre il fiume” (1992) e “Quiz Show” (1994), che affrontano temi complessi e lontani dal cinema commerciale, rivelando la sua ambizione di unire spettacolo e riflessione culturale.

Il suo contributo più duraturo è stato forse quello di aver dato slancio al cinema indipendente. Nel 1981 fondò il Sundance Institute con l’obiettivo di sostenere e formare nuovi talenti, e pochi anni dopo trasformò un piccolo festival nello Utah nel celebre Sundance Film Festival, oggi considerato il principale appuntamento mondiale per il cinema fuori dal circuito commerciale. Da qui sono emersi registi come Quentin Tarantino, Steven Soderbergh, Chloé Zhao e Ava DuVernay. Con il tempo il festival è diventato anche una vetrina privilegiata per documentari dedicati ai diritti civili, all’ambiente e a temi sociali di grande attualità.

Accanto alla carriera cinematografica, Redford si è distinto come instancabile difensore dell’ambiente. Fin dagli anni Settanta si oppose alla costruzione di autostrade e centrali a carbone nello Utah, si batté per la tutela dei parchi naturali e per oltre trent’anni fece parte del consiglio della Natural Resources Defense Council. Pur rifiutando l’etichetta di “attivista”, ha contribuito a delineare la figura dell’attore impegnato nelle battaglie ecologiche, un modello poi seguito da colleghi come Leonardo DiCaprio e Mark Ruffalo.

Nato a Santa Monica nel 1936, Redford ebbe un’adolescenza turbolenta che lo mise più volte nei guai. Dopo aver lasciato l’università, trascorse un periodo in Europa dedicandosi alla pittura, quindi si formò a Broadway prima di approdare a Hollywood. Si sposò due volte: la prima con Lola Van Wagenen, da cui ebbe quattro figli, uno dei quali morì prematuramente; la seconda, nel 2009, con l’artista tedesca Sibylle Szaggars.

Nel corso della sua carriera Redford ha saputo alternare il fascino da sex symbol all’impegno civile, i grandi successi al botteghino ai film più introspettivi, restando fino alla fine un punto di riferimento per l’industria e la cultura americana. Negli ultimi anni si era ancora cimentato in interpretazioni intense, come in “All Is Lost – Tutto è perduto” (2013) o nell’ultimo “Old Man & the Gun” (2018), che segnò il suo addio alle scene. Robert Redford lascia in eredità un patrimonio artistico e morale che va oltre il cinema: la sua visione, la sua tenacia e la capacità di coniugare arte, etica e impegno resteranno impresse nella memoria collettiva. (16 set - sof)

(© 9Colonne - citare la fonte)