Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Teatro, all' IIC di Amburgo in scena 'Amara terra mia'

Teatro, all' IIC di Amburgo in scena 'Amara terra mia'

Oggi, alle 19, l’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, in collaborazione con il Teatro ST. Pauli, presenteranno un progetto teatrale di Matteo Marsa, Dania Hohmann e Ulrich Waller, con Adriana Altaras e Daniela Morozzi.

 

Il pezzo, che sarà recitato in tedesco e in italiano parla di migranti italiani in Germania durante gli anni 60.

La rappresentazione è gratuita, ma occorre prenotare il biglietto tramite il portale Eventbrite: AmaraTerra.eventbrite.de.

“Amara terra mia” di Domenico Modugno era l’inno degli emigranti italiani negli anni ’50 e ’60. All’epoca l’Italia non poteva sfamare tutti i suoi abitanti. Così il governo siglò degli accordi per trovare lavoro all’estero ai giovani disposti a lavorare. Con la Germania o meglio con la Repubblica Federale Tedesca l’accordo fu firmato a Roma il 20 dicembre 1955. Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario. Fu il primo d’accordo del suo genere per la Repubblica Federale Tedesca e servì da modello per accordi successivi con altri paesi, come Grecia, Spagna, Turchia e altri. Questo accordo doveva portare vantaggi ad entrambi i paesi: l’Italia voleva alleviare l’elevata disoccupazione nel sud del paese, mentre la Germania voleva coprire il fabbisogno di manodopera nella Germania occidentale. Ma chi arrivò in quegli anni? Chi non lasciò la nuova Terra e quali storie di vita ci può raccontare questo accordo?

Una è sicuramente quella messa in scena dal Teatro St. Pauli di Amburgo nel 2017.

 

In una camera mortuaria di Wolfsburg c’è un’urna. Due donne che si incontrano qui per la prima volta vogliono portarla via con sé. Entrambe pensano che si tratti delle ceneri del loro padre: Agatino Rossi, nato a San Gusmè in Toscana. Carla (Adriana Altaras) è un’architetta e figlia di madre tedesca. Maria Grazia (Daniela Morozzi) è un’insegnante e figlia di madre italiana. Lentamente si rendono conto di essere sorellastre. Il defunto ha lasciato loro solo la valigia di cartone con cui è arrivato in Germania nel 1958. Contiene un diario, alcune lettere e un giradischi con vecchi dischi. Pezzo dopo pezzo, Carla e Maria Grazia ricostruiscono la storia del padre, di cui conoscono solo una parte: Dopo la “grande gelata” del febbraio 1956, durante la quale quasi tutti gli ulivi e le viti di gran parte d’Italia gelarono, anche Agatino Rossi e i suoi fratelli lasciarono il loro paese, la loro famiglia e la loro casa e si trasferirono a nord, a Milano, o ancora più lontano, in Germania. All’inizio Agatino lavora come bracciante agricolo in campagna, mentre i suoi fratelli finiscono in miniera o in un cementificio. Ma Agatino non vuole rimanere un contadino. Dopo molte vicissitudini finisce alla VW di Wolfsburg. Incontra una donna tedesca e ha una figlia, Carla. La relazione si interrompe dopo 10 anni e Agatino torna in Italia durante la grande crisi petrolifera dell’inizio degli anni Settanta. Crea una nuova famiglia con la sua fidanzata del paese e diventa nuovamente padre di una figlia, Maria Grazia. Ma come “tedesco”, non resiste a lungo nella sua vecchia patria. Così fa di nuovo domanda di lavoro in Germania. Senza fissa dimora, fa il pendolare avanti e indietro senza che le due famiglie si conoscano, fino alla sua morte.

“Amara terra mia/Mein bitteres Land” è la seconda produzione di questo team di registi italo-tedeschi dopo “Albicocche rosse/Blutige Aprikosen”, una pièce che racconta il massacro di alcuni soldati tedeschi in un villaggio toscano, in cui erano coinvolti anche Altaras e Morozzi.

Scenografia di Georg e Paul. Costumi di Bettina Proske.

Una coproduzione del Teatro St.Pauli di Amburgo, del Teatro Alfieri Castelnuovo Berardenga con il Ruhrfestspiele Recklinghausen. (red)

(© 9Colonne - citare la fonte)
IM

Italiani nel mondo

NOVE COLONNE ATG

archivio

NOVE COLONNE ATG / SETTIMANALE

archivio

Turismo delle radici
SFOGLIA il Magazine

GLI ALFIERI DEL MADE IN ITALY

Le eccellenze italiane si raccontano

EDICOLA

Il meglio della stampa italiana all’estero

Logo Edicola

Speciali per l'estero