“Tunisino, 25 anni non ancora compiuti, si è impiccato ieri sera nella sua cella della sezione accoglienza, dov’era stato allocato da poco, della Casa Circondariale di Modena. Mentre al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria si esercitano nel pestare l’acqua nel mortaio, nelle carceri si continua a soffrire, più del necessario, e a morire. Siamo a 62esimo recluso che si toglie la vita nel corso dell’anno, cui bisogna aggiungere un internato in una REMS e 3 operatori. Perché a soffrire e a morire, insieme ai ristretti, sono anche i servitori di uno Stato che per mano del dicastero della giustizia continua mostrarsi patrigno e ‘caporale’. Se i detenuti subiscono una carcerazione non rispettosa di elementari principi di civiltà, gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria espiano le pene dell’inferno per la sola ‘colpa’ di essere al servizio del Paese. Carichi di lavoro sovrumani e turni di servizio che si protraggono fino a 26 ore continuative hanno ormai stremato gli agenti, i quali da gennaio a oggi hanno subito anche 2.500 aggressioni”. Lo afferma Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria. “A Modena sono ammassati 580 detenuti in 371 posti regolamentari, mentre gli agenti in servizio sono solo 225, quando ne servirebbero almeno 296. Una situazione insostenibile che si inserisce nel contesto nazionale di 63.136 reclusi stipati in 46.560 posti mentre alla Polizia penitenziaria effettivamente impiegata nelle carceri mancano oltre 20.000 unità, attesi anche gli esuberi negli uffici ministeriali e nelle sedi extrapenitenziarie. Servono immediate misure deflattive del sovraffollamento detentivo, per potenziare gli organici della Polizia penitenziaria, assicurare l’assistenza sanitaria, ristrutturare gli edifici, implementare gli equipaggiamenti e avviare riforme complessive. In sintesi, va rifondato il sistema detentivo” conclude De Fazio. (25 set - red)
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