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VITTORIO SGARBI, SEDUTO DALLA PARTE DEL TORTO

Fu il primo a usare il proprio cognome in forma sostantivale, in quella striscia televisiva postprandiale che si chiamava “Sgarbi Quotidiani”. Erano sgarbi al senso comune, al qualunquismo, alla televisione vellutata, priva di spigolature. I primi passi del critico d’arte sui generis, in mezzo ad altri personaggi in fieri, hanno avuto il Teatro come cornice; ma era il Teatro in tv, cioè il Teatro Parioli, cioè il “Maurizio Costanzo Show” (dove stabilì il primato della prima parolaccia in tv, “stronza”, disse ad un’insegnante rea di scrivere poesie così e così. Gli costò - quella parolina - 60 milioni di vecchie lire). Duellava con tutti, perché in un certo senso i primi sono sempre soli. Era brechtianamente seduto sulla poltrona del torto “perché ogni altro posto era occupato”, e la condizione del torto deve averlo reso libero, permettendogli di rinascere: da studioso d’arte a fenomeno televisivo. Ma qual è la vera natura di Vittorio Sgarbi? Arte figurativa o turpiloquio? Madonne olio su tela, o pornostar negli alberghi? La sua natura la svelò quando decise di autodefinirsi “polemista” (nella scheda della Camera dei deputati, si legge: nato a Ferrara, Laurea in Filosofia, polemista). Per Sgarbi la polemica ha il crisma della qualifica, e la qualifica stabilisce l’essenza. “Sgarbi Quotidiani” debuttò in coincidenza di Mani Pulite, nel 1992, e durò fino a ridosso del nuovo millennio. Era una trasmissione di Canale 5. Durava poco: un quarto d’ora. In una puntata non parlò mai. Passeggiava, ogni tanto guardava in camera per sottolineare la propria performance. Poi rialzava i tacchi. Se i dati sono corretti, tre milioni e mezzo di spettatori sono stati incollati al televisore per 15 minuti a guardare uno che sta zitto. Ma non è tutto. Contestava Silvio Berlusconi che aveva minacciato ai suoi di farli fuori “alla prima che mi fate”. Era il 1994. La famosa discesa in campo. Nonostante le tante piroette (Psi, Pli, Forza Italia, Liberal, nel 2006 tenta di agganciare l’Unione…) resterà amico del Cavaliere. Oggi strenuo difensore della linea libertina dell’ex premier, non lesina aggressioni verbali alla volta di Ilda Boccassini, affetta da ossessione esclusiva - a detta del polemista - verso l’amico Silvio, colpevole unicamente d’aver frequentato alcune donne (non conta che siano minorenni, perché consenzienti). Non conta il dettaglio che il libertino è impunibile se è un cittadino, se è un primo ministro, insomma. Ma Sgarbi è seduto dalla parte del torto. Lui può evocare il paradosso, spacciandolo per legge. E’ quello che tentano di fare gli artisti, manipolando la realtà attraverso una visione che s’impone come paradigma. “Culattoni raccomandati”, fu un altro tormentone, “Blob” deve molto al ferrarese con la chioma castana, ora sbiancata dal tempo, l’occhiale spesso, lo scandaletto sotto braccio. Lo trovi nudo in copertina, poi in una serissima disamina su Raffaello. Si potrebbe persino dire che è della stessa pasta di Carmelo Bene, con un ingrediente in meno d’eccesso. Se chiedere oltre 51 milioni di euro di risarcimento danni ai conduttori del programma «Le Iene», per averlo «falsamente definito - riferisce un comunicato del suo legale - nella trasmissione del 3 febbraio 2002 "come un drogato"» non sia un eccesso. Sgarbi è Sgarbi, un’identità da prendere com’è: uno che da seduto sul torto, quando si alza ha sempre ragione. (Valerio de Filippis)

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