di Paolo Pagliaro
Nel giorno in cui i leader dell’Unione si incontrano a Copenaghen per discutere della difesa comune dell'Europa e dei relativi stanziamenti, pessime notizie arrivano dal paese leader, la Germania. Qui sta crollando un mito, quello della puntualità nel rispetto degli obblighi commerciali, perché secondo i dati diffusi oggi sono in rapido aumento le aziende che pagano le fatture in ritardo, nonostante i fornitori concedano termini di pagamento più lunghi. Nel primo semestre sono state 360.000 le imprese che hanno fatto registrare ritardi nei pagamenti, il 12% del totale. Ma si supera il 17% ad Amburgo e il 16 in Bassa Sassonia. Fanno fatica a onorare i loro debiti le aziende che operano nei settori dell'ospitalità, dell'ingegneria meccanica, della sanità, dei servizi sociali e dell'edilizia. . L'Ufficio federale di statistica stima che i crediti insoluti superino i 28 miliardi di euro.
Quasi il 30% dei ritardatari sono società per azioni, il che significa che si tratta di grandi aziende mentre i più colpiti sono i piccoli e medi fornitori, gli artigiani o i lavoratori autonomi. I fallimenti hanno già travolto 12.000 aziende, il 12% in più in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. .
La recessione sta dunque erodendo quel vantaggio competitivo fatto di affidabilità e prevedibilità che distingueva l’economia tedesca. Si riduce, ma al ribasso, il divario con l’Italia, dove meno della metà delle transazioni avviene nei tempi concordati.