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La criminalità cipriota
e le “offshore companies”

La criminalità cipriota <br> e le “offshore companies”

di Piero Innocenti

Cipro, come noto, subì nel 1974 l’occupazione dei turchi e tuttora il 40% del suo territorio è in loro mano, nonostante le varie risoluzioni ONU che ne hanno chiesto il ritiro e le varie iniziative diplomatiche, ONU e USA, per avviare trattative di pace tra il governo cipriota, la Grecia e la Turchia. In realtà, mentre immigrati di nazionalità turca si sono ben integrati nell’isola, in quella che è stata proclamata come Repubblica Turca di Cipro ( riconosciuta però solo dalla Turchia),si sono allontanati per i rifugiati politici le possibilità di un ritorno nella loro terra e la popolazione indigena si è diradata e invecchiata sempre più. Sicché è possibile che, di fatto,per ragioni demografiche e col passar del tempo, l’elemento etnico turco avrà buon gioco.
La vicinanza di Cipro con il Libano e, in generale, con un Medio Oriente in perpetuo travaglio politico, ha contribuito a farne un centro di organizzazione di traffici illeciti, di smistamento di merci clandestine e di riciclaggio di capitali sporchi. L’isola costituisce infatti un vero e proprio paradiso fiscale: il segreto bancario è custodito rigidamente; le imprese offshore ( con una forte presenza libanese) e i servizi finanziari prosperano; la tassazione è estremamente favorevole; le comunicazioni e le telecomunicazioni ben organizzate e funzionanti. Cipro ha un  ruolo non secondario come scalo e punto di smistamento delle droghe ( azione di contrasto ancora modesta e il più ingente quantitativo di sequestro risale all’ottobre 2023 con circa 500kg di droghe sintetiche) mentre il consumo interno è molto contenuto.
Per quanto gli organi inquirenti ciprioti siamo da tempo ben consapevoli della pericolosità del sistema offshore in merito alle possibilità di riciclaggio internazionale del denaro sporco ( anche della ‘ndrangheta come emerso nel 2020 in una inchiesta della Polizia di Reggio Calabria sul conto di un imprenditore calabrese che avrebbe utilizzato molte centinaia di conti offshore presso diverse banche tra cui alcune di Cipro, per riciclare miliardi di euro), la legislazione locale consente che gli azionisti di queste offshore enterprises siano solo dei prestanome utili ai fini della registrazione, ossia persone o società fiduciarie che possono tenere le azioni per conto del proprietario che vuole mantenere l’anonimato. Solo la Banca Centrale controlla e approva tali operazioni, ma ne garantisce la riservatezza. Si tratta di società legali le cui attività e i relativi profitti si realizzano al di fuori del paese di registrazione e che godono, quindi, di extraterritorialità. Fin dal 1975, Cipro ha concesso benefici fiscali e incentivi per attirare i capitali stranieri: per esempio, le filiali gestite da soci offshore all’estero sono completamente esenti da tasse sul reddito o sulle transazioni, oppure i prelievi fiscali sono minimi; oppure, ancora, le operazioni finanziarie possono essere condotte in qualsiasi valuta estera. Ormai l’isola si è affermata come un centro commerciale e finanziario di calibro internazionale. Tanto più che il clima, lo stile di vita europeo e un buon livello di sicurezza pubblica rendono l’ambiente molto favorevole allo sviluppo degli affari.

(© 9Colonne - citare la fonte)