di Paolo Pagliaro
"Giorgia Meloni sfida l’Unione europea e punta a un accordo commerciale diretto con Trump. Ottima mossa, Meloni. È una scelta intelligente". Questo si legge in un post rilanciato e dunque condiviso dal presidente americano.
Ora, che quella di sfidare l’Unione Europea sia un’idea intelligente è assai dubbio, almeno dal punto di vista italiano.
Se è vero che in passato l’Italia ha versato all’Unione europea più di quanto ha ricevuto, con i grandi programmi post Covid questo rapporto si è invertito e da qualche anno l’Italia riceve dall’Europa molto di più di quanto versa, come accertato anche dalla Corte dei Conti.
Il Pnrr si avvale di fondi europei per circa 200 miliardi, un settantina dei quali sono finanziamenti a fondo perduto. E’ una misura che riguarda tutti i Paesi, ma l’Italia è il principale beneficiario. Valgono altri 42 miliardi i fondi europei per sostenere la crescita, l’occupazione, la digitalizzazione, in particolare nelle regioni del Sud. In Italia il bilancio dell'Unione è stato determinante per lo sviluppo dell’agricoltura, in particolare nei primi decenni, e poi per il rafforzamento dell’imprenditoria, la realizzazione di infrastrutture, la mobilità giovanile, la svolta digitale e la tutela dell’ambiente.
Ma l'appartenenza all'UE comporta molto più dei soli flussi finanziari diretti: significa forza commerciale, libertà di movimento, stabilità monetaria, protezione geopolitica.
Questo riassunto va inteso come un piccolo promemoria nel caso qualcuno - a Palazzo Chigi o nei dintorni - volesse rispondere a Trump.
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