Roma, 22 ott – È la tristezza una delle malattie del nostro tempo: una compagna “invasiva e diffusa” per tante persone e “un sentimento di precarietà, a volte di disperazione profonda che invade lo spazio interiore e che sembra prevalere su ogni slancio di gioia”. Sono le parole di Papa Leone XIV nella catechesi dell’udienza generale, una riflessione su come “la risurrezione di Cristo” possa guarire proprio questa malattia. La tristezza, per il pontefice, “sottrae senso e vigore alla vita, che diventa come un viaggio senza direzione e senza significato”. Un vissuto che rimanda al racconto del Vangelo di Luca (24,13-29) sui due discepoli di Emmaus, la cui gioia inattesa “ci sia di dolce monito quando il cammino si fa duro. È il Risorto che cambia radicalmente la prospettiva, infondendo la speranza che riempie il vuoto della tristezza”, sottolinea il pontefice, aggiungendo che “riconoscere la Risurrezione significa cambiare sguardo sul mondo: tornare alla luce per riconoscere la Verità che ci ha salvato e ci salva. Sorelle e fratelli, restiamo vigili ogni giorno nello stupore della Pasqua di Gesù risorto. Lui solo rende possibile l’impossibile”, conclude. (mol)
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