Antonio Tajani, oggi comincia la sua prima missione da ministro degli Esteri nell'Africa sub-sahariana: Mauritania, Senegal e Niger. Un viaggio che “ha molteplici significati – spiega in una intervista a Il Messaggero -. In quell'area e in tutti i Paesi africani c'è grande richiesta d'Italia. I governi della regione ci chiedono di essere più presenti. Hanno apprezzato il Piano Mattei e il fatto che l'Italia non si comporta da potenza neo-coloniale”, “il nostro è un paradigma rovesciato. Non portare via le materie prime ma aiutare quei Paesi a trasformare quelle materie anche col lavoro delle nostre imprese. L'opposto di un approccio colonialista. Abbiamo il dovere, da italiani e europei, di essere i primi interlocutori dell'Africa e di non lasciare questa funzione a Cina e Russia”. Ci sarà anche Piantedosi… “Insieme parleremo anche di lotta al terrorismo, del contrasto alla lotta all'immigrazione clandestina e di come favorire l'immigrazione regolare”. Il ministro spiega che “è previsto in questi giorni un importante business forum a Dakar - dove riunirò i nostri ambasciatori in Africa - e abbiamo in Niger il nostro contingente militare”, “attraverso la regione di Agadez passano i traffici di esseri umani e di armi. La cui destinazione è spesso la Libia, dove c'è forte l'influenza della Russia. L'Italia vuole protagonista in un'area così cruciale del Sahel quale è il Niger. Che oltretutto è dotato di materie prime come l'uranio” e “nei prossimi mesi vorremmo tenere una riunione di Paesi del Sahel fra cui Ciad, Burkina Faso, Niger e Mali per rinforzare non solo i rapporti politici ma anche quelli economici e di cooperazione”, “noi abbiamo la possibilità di diventare, in Europa, l'ambasciatrice dell'Africa. Con le nostre imprese e grazie al Piano Mattei, stiamo facendo tanto: cooperazione allo sviluppo, trasformazione di terreni non coltivati in terreni agricoli, attività estrattive e via dicendo”. (28 ott – red)
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