– “Gaza volta pagina ma serve un salto generazionale e decidere sul suo futuro non spetta alle leadership che hanno reso la Striscia un cumulo di macerie”, “le divisioni tra israeliani e palestinesi sono forti e in questo momento non si intravede una leadership con una visione sia politica sia religiosa. Solo una pacificazione autentica silenzia in maniera durevole i rumori di guerra e la vuota retorica dei potenti. La richiesta di pace risuona con forza dentro le lacrime di chi soffre e incoraggia a disarmare la vendetta con il perdono. La nostra generazione deve preparare le condizioni perché la prossima possa parlare di pace in modo credibile. Le cose non cambiano da sole. Cambiano se ci sono leader con una visione che le portano avanti e sanno unire i rispettivi popoli”. Lo afferma in una intervista a La Stampa il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, membro in Vaticano dei dicasteri per le Chiese Orientali e per l'Unità dei Cristiani, figura di riferimento dell'intera cristianità in Terra Santa: “La ricostruzione di Gaza non la faranno Kushner o Blair. La ricostruzione vera la faranno quei volontari che nel territorio, uno dopo l'altro, sporcandosi le mani saranno capaci di ricostruire il tessuto civile e umano che la guerra ha distrutto”, “siamo alle prese con macerie umane oltreché materiali. Scuole, ospedali, case non esistono più. C'è un odio che è stato scatenato dalla guerra e che a sua volta ne ha generato di nuovo. E l'odio ti distrugge dentro e distrugge anche l'altro. Quindi ora c'è tutto da ricostruire, a partire dalla fiducia”. Secondo Pizzaballa “inizia una nuova fase non solo dal punto di vista geopolitico ma anche per il dialogo tra le religioni”, “è necessario creare una rete. Non solo la Santa Sede ma le Chiese, le realtà religiose. Va delineato un contesto dove ci si possa ascoltare e anche ricostruire un linguaggio e una narrativa nuova. Finora, invece, abbiamo lasciato la narrativa solo agli estremisti”, “l'ecumenismo è un problema occidentale, da noi in Terra Santa già si sta insieme tra cristiani delle diverse confessione. La pace disarmata e disarmante di cui parla il Papa è molto più dell'assenza di guerra. Nel dialogo tra le religioni occorre partire dal fallimento sperimentato in questi due anni per superarlo, andare oltre, crescere nella comprensione reciproca. Le cause del conflitto tra israeliani e palestinesi sono state narrate da Hamas e dai coloni”. (28 ott - red)
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