Esce oggi al cinema, distribuito da Lucky Red, il film Dracula - L’amore perduto diretto da Luc Besson che il regista ha presentato di recente alla Festa del Cinema di Roma. Il Dracula, interpretato da Caleb Landry Jones (nel cast anche Christoph Waltz, Zoe Bleu e Matilda De Angelis), mostra la sua indole tormentata e mostruosa ma anche il lato più intimo del vampiro per antonomasia, disposto a tutto pur di ritrovare l’amore perduto: inganna, manipola, seduce, uccide. La sua sete di sangue è, in fondo, una sete disperata, assoluta, eterna. Ma potrà il più puro dei sentimenti redimerlo dall’oscurità a cui ha scelto di abbandonarsi da oltre quattro secoli? “Tutto ha avuto origine perché io e Caleb volevamo lavorare di nuovo insieme - ha spiegato Besson -. Un giorno, sul set di Dogman, gli ho chiesto cosa gli sarebbe piaciuto fare dopo. Parlando dei grandi personaggi classici, e in particolare di quelli mostruosi, abbiamo scoperto una passione comune per Dracula. Allora mi sono riletto il romanzo, cosa che ha rafforzato il mio desiderio di realizzare questo progetto”, “siamo molto legati, ci conosciamo e ci fidiamo l'uno dell'altro”. “Il libro – ha proseguito Besson - in sostanza è una storia d'amore, ma all'epoca della sua uscita la gente era affascinata dalla dimensione fantastica e dalla sete di sangue. Nel corso del tempo il personaggio è diventato un mostro mitico. Per me, tuttavia, la narrazione resta in primis una storia d'amore su un uomo in grado di aspettare 400 anni per rivedere l'unica donna che ama e che gli è stata tolta da Dio. Da quel momento ho voluto scrivere la sceneggiatura, senza necessariamente avere intenzione di occuparmi anche della regia, ma dopo un po' mi sono appassionato al copione e mi sono detto che l'avrei girato io”. Ha inoltre raccontato che “Caleb ha lavorato con un coach rumeno e, dopo diversi tentativi, finalmente ha trovato la sua voce. Da quel momento tutti gli altri pezzi del puzzle sono andati a posto in modo naturale. Lui si è provato i costumi per la prima volta e il linguaggio del corpo gli è venuto spontaneo: ha assunto un'aria da dandy, con movimenti affettati. Con il trucco Caleb è arrivato ancora più in là. Ricordo che un giorno, nel bel mezzo della preparazione, quando avevano finito di truccarlo, alle quattro di mattina, lui si è messo il costume e ha preso a correre facendo urlare la gente per la paura! Appena ha trovato la sua voce, non l'ha più abbandonata per tutto il resto delle riprese, parlando con quell'accento rumeno anche quando eravamo a cena”.
Roma, 29 ott - “Fin da subito il conte Dracula ha un'aura potente: è il principe della regione, e anche se è giovane, quando arriva sul campo di battaglia, la gente lo segue, perché è un vero leader. Volevo trasmettere il fatto che la guerra non gli piace necessariamente: combatte nel nome di Dio, ma preferirebbe stare con sua moglie” ha proseguito il regista, e “volevo assolutamente evidenziare i princìpi essenziali che ci hanno plasmati come esseri umani: l'amore, ovviamente, ma anche altri valori che a volte vengono parzialmente dimenticati, come il rispetto, l'amicizia, la condivisione, il bene comune, la perseveranza e la giustizia. Ovviamente non siamo mai perfetti, ma cercare di esserlo è uno sforzo importante. Oggi il denaro ha schiacciato tutti questi valori”. Besson ha inoltre spiegato che si è ispirato per il suo personaggio più alla figura del dandy esteta che a Nosferatu: “Mi ricorda anche l'eccentrico magnate della stampa William Randolph Hearst, il cui personaggio ha una drammaturgia in qualche modo simile. Come Hearst, che possedeva un castello gigante e perfino uno zoo, il mio Dracula è un esteta che ama le cose belle, i tessuti in seta, gli anelli e i viaggi. Si può essere un amante appassionato senza necessariamente sentirsi infelice. In ogni caso, L'oscurità del personaggio mi interessava solo moderatamente”. Poi sulla ambientazione a Parigi ha spiegato: “Gli inglesi non si preoccupano se trasformano Les Misérables in un musical, quindi perché io mi sarei dovuto preoccupare perché spostavo Dracula a Parigi?”, “l'altra cosa che mi interessava è la data del 14 luglio 1889: è il centenario della Rivoluzione e Parigi lo festeggia. Tutte le traiettorie dei personaggi si incrociano in quel momento, e questa è stata una fonte incredibile di entusiasmo e dinamismo. Tale contesto serviva anche a spiegare perché un vampiro potesse passare inosservato a Parigi: la polizia e la popolazione erano impegnate in altre faccende. Mi piace questa escalation, come una sinfonia che culmina nel climax: Mina è scomparsa, Dracula è sulla scena, il prete non sa dove cercarlo e c'è un'energia che mi piace molto. E tra coloro che conoscono la mia filmografia non sarà sfuggito a nessuno che amo Parigi!”.
Roma, 29 ott – Besson ha inoltre spiegato che “è stato Caleb a segnalarmi Zoe Bleu per il ruolo di Mina, perché l'aveva sentita cantare. Mi sono reso conto solo dopo che era la figlia di Rosanna Arquette e che io l'avevo vista quando aveva appena tre giorni! È stato buffo ritrovarla, avendo diretto sua madre alla sua stessa età in Le Grand Bleue. Sono andato a incontrarla a New York: per lei è stato difficile, perché io calco molto la mano con gli attori durante i provini per vedere se riescono a gestire la pressione delle riprese. Lei non aveva mai girato un film prima di allora ed era spaventata a morte, ma non l'ha dato a vedere ed è stata impeccabile”. “Per Maria ho visto un video-provino di Matilda De Angelis e sono stato rapito dalla sua voce leggermente spezzata” e “la sua lucidità mi ha rassicurato. Nel film deve piangere, ridere e gridare recitando accanto al vincitore di due Oscar. Era davvero sotto pressione, soprattutto perché stava girando due film allo stesso tempo, il mio e Fuori di Mario Martone (che è stato selezionato a Cannes quest'anno). E ancora: “Ho visto Guillaume (de Tonquédec) in molti ruoli e posso dire che ha davvero perfezionato l'arte della recitazione. Si sposta dal cinema al teatro senza soluzione di continuità, ed è uno di quegli attori che sanno davvero il fatto loro. Quanto a Christoph [Waltz], ho pensato immediatamente a lui per il prete, senza sapere se avrebbe accettato. Ho organizzato un'anteprima di Dogman per lui, perché sapevo che questi grandi attori sono interessati agli interpreti più cha alla trama. Quando ha visto Caleb, ha accettato subito, ancora prima di leggere la sceneggiatura”, “Christoph si prendeva il tempo di tarare la sua voce e i suoi gesti e verso la terza o quarta ripresa si era riscaldato. Allora potevo chiedergli di prendere ispirazione da un elemento della prima o della seconda ripresa e lui lo faceva. A volte arrivavamo anche a 15 o 20 riprese, non perché non riuscisse a recitare, ma perché continuava ad aumentare l'intensità. Talvolta per 5 o 6 riprese esploravamo un colore, poi un altro per le 5 o 6 successive. Quello è il momento più importante, perché poi durante il montaggio si ha a disposizione una quantità incredibile di materiale, nonché la comodità di poter rifinire la scena come si preferisce” e “mi sono organizzato perché l'unica scena con Caleb e Christoph si svolgesse alla fine del film. Entrambi attendevano con ansia quel confronto. Gli interpreti di questo calibro si spingono al limite delle loro capacità e delle possibilità concesse dai loro ruoli – non cercano mai di destabilizzarsi a vicenda. Ho visto attori che mettono i bastoni tra le ruote ai colleghi e che non si esprimono appieno nel controcampo. Non è così per i bravi interpreti: con loro c'è una sorta di nobiltà nel combattimento. Caleb e Christoph sono stati eccezionali in questa scena”. (segue)
Besson nella sua intervista parla anche delle figure essenziali dei comparti tecnici: “Ho lavorato con un artista fantastico, Patrice Garcia, che aveva sfruttato le sue capacità ne Il quinto elemento e che è il vero creatore di Arthur e il popolo dei Minimei. Per questo progetto abbiamo collaborato in una delle primissime fasi, un periodo che amo molto perché siamo soltanto noi due e l'unico obiettivo è la creatività. Non stiamo ancora pensando alla fattibilità di una proposta o al suo potenziale costo. Ogni tre o quattro giorni, Patrice mi mandava dei disegni, li esaminavamo e facevamo ricerche e io reagivo alle sue proposte – finché un giorno non mi ha mandato un disegno di Dracula che ha dato il via a tutto. Grazie a questo punto di partenza, sono riuscito a percepire il lato romanzesco del personaggio, la sua dimensione di artista maledetto, i suoi costumi e perfino gli ambienti in cui si sarebbe evoluto. Poi Patrice ha immaginato i castelli e addirittura l'elmo dei guerrieri di Dracula, con l'effigie di un drago!”. “Con Hugues ci sono due fasi importanti: la prima è la forma del set, dove visualizzo la mia mise en scène, controllo la prospettiva e mi accorgo, per esempio, che i soffitti sono troppo bassi. Facciamo dei modelli di polistirolo, creiamo i personaggi in scala e usiamo un periscopio, cosa che mi permette di dare indicazioni precise a Hugues. Poi valutiamo quali muri si possono rimuovere per permettermi di posizionare la cinepresa e gestire l'allestimento del set. La seconda fase diventa molto più artistica perché ci concentriamo sui materiali e sui colori: tessuti, decorazioni, patine... Per le riprese usiamo una combinazione di set naturali e ricostruiti in studio. Per esempio l'Hotel de la Marine a Place de la Concorde ci ha fornito tre set essenziali: la scena a Versailles, la sala del matrimonio di Maria e la stanza d'albergo di Dracula a Parigi. Al contrario, la camera di Dracula al castello è stata ricostruita in studio. Il dispensario del medico è un incrocio tra l'Hotel-Dieu e il set nello studio. Abbiamo girato anche all'Intercontinental a Opéra, che per me resta la sala da ballo più incantevole di tutta la Francia”. “Corinne Bruand, che ha progettato 2.000 costumi per questo film, era l'assistente di una costumista con cui ho lavorato per molto tempo, che a sua volta era l'assistente della mia costumista per Giovanna D'Arco! Quindi è una costumista di terza generazione! (ride) Per prima cosa ha studiato molto attentamente i personaggi, poi ha creato delle mood-board con ogni genere di tessuti e materiali, cercando delle tonalità caratteristiche per i personaggi principali. Dracula ha abiti viola (una decisione presa in base ai disegni di Patrice Garcia), così come sua moglie Elisabeta; Mina è vestita di azzurro chiaro, mentre Maria, che è una vampira, indossa abiti bordeaux per sottolineare l'aspetto del sangue denso. Volevo che il prete venisse dalla Baviera, e inizialmente ho perfino fatto provare a Christoph Waltz dei pantaloncini tirolesi e un capello con una piuma di fagiano! Poi abbiamo optato per qualcosa di più sobrio, ma lo stile della tunica che indossa alla fine è un modello tradizionale bavarese del tardo XIX secolo. Abbiamo ragionato molto anche sul contenuto della sua valigia, ovvero tutto ciò che può servire per combattere i vampiri: questa parte è stata realizzata da artigiani che hanno dedicato diverse settimane a creare l'interno del bagaglio”. “Sentivo che il mondo di Danny Elfman era un abbinamento perfetto per il film, e quando l'ho contattato, lui mi ha detto che il suo sogno era “fare un Dracula”, ma aveva già rifiutato tre progetti. La cosa buffa è che lui è il marito di Bridget Fonda, con cui vado molto d'accordo perché lei ha recitato in un film che ho prodotto, Kiss of the Dragon: in pochissimo tempo si è creata un'atmosfera quasi familiare. Danny è venuto ad assistere alle riprese per immergersi nel film, ma il periodo seguente è stato un po' complicato per me, perché lui era chiuso nella sua bolla e non comunicava molto. Finché un giorno, nel bel mezzo del montaggio, non ci ha mandato il tema per la prima scena da Los Angeles: mi ha dato i brividi! Danny aveva capito il tono del film e già dal primissimo tentativo aveva azzeccato la sonorità e le sfumature. Poi abbiamo fatto qualche aggiustamento e lui, come tutti i grandi artisti, ha accettato volentieri i commenti, senza mai offendersi. Ha avuto un po' di problemi solo con le scene di ballo nelle corti europee, perché avevo impostato una colonna sonora pre-esistente di Billie Eilish e ci abbiamo messo un po' a dimenticarla”. E per concludere: “Ho anche avuto l'occasione di lavorare con alcuni dei migliori tecnici al mondo, che si trattasse di sonoro, missaggio o color grading. Per la cronaca, il colorista, che è francese e vive negli Stati Uniti, lavora abitualmente per Martin Scorsese, Quentin Tarantino e Steven Spielberg. Ha il dono di modificare la maniera in cui un film viene percepito e io sono stato felicissimo di lavorare con lui a Dracula. Infine l'addetto alle armi che ha progettato tutte le armature dei soldati all'inizio del film aveva collaborato a Giovanna D'Arco 25 anni fa. È stato un vero piacere lavorare di nuovo con lui!”. “Sono abbastanza fortunato da poter mobilitare centinaia di ballerini e comparse che, pur rimanendo nell'ombra, dimostrano una dedizione e una forza di volontà che mi hanno spinto fino in fondo. Danno forma a tutte le sequenze con la folla, come quelle nelle corti europee, nel convento e alla fiera di Parigi. È grazie a loro che questi momenti del film sono così ben strutturati”. (29 ott - red)
(© 9Colonne - citare la fonte)



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