Roma, 6 nov – Arriva una proposta di legge d’iniziativa popolare per dire basta alle “classi pollaio” e riportare la didattica al centro. Il testo, sostenuto da Alleanza Verdi e Sinistra che sta raccogliendo le firme, prevede la modifica dell’articolo 64 del decreto-legge 112 del 2008, fissando un numero massimo di 20 alunni per classe (18 in presenza di un alunno con disabilità, 15 se sono più di uno). Contestualmente, la soglia minima per assegnare un dirigente scolastico a tempo indeterminato scenderebbe da 900 a 400 studenti, con ulteriori riduzioni per le scuole delle aree montane e insulari. La proposta, spiegano i promotori, mira a “invertire la rotta dei tagli alla scuola pubblica” iniziata nel 2008 con la riforma Gelmini, che portò al taglio di oltre 130 mila docenti e personale Ata e alla crescita del sovraffollamento nelle aule. “Occorre restituire qualità e umanità al sistema scolastico – si legge nella relazione – per migliorare la didattica, ridurre la dispersione e garantire un ambiente inclusivo e sicuro”. La copertura finanziaria, pari a circa 500 milioni di euro, verrebbe in parte ricavata dal fondo destinato alle scuole private e paritarie, che oggi ammonta a 750 milioni. “Risorse che vanno reinvestite nella scuola pubblica, per sostenere insegnanti e studenti”, spiega Elisabetta Piccolotti, deputata di Avs.
“Stiamo raccogliendo le firme per una proposta di iniziativa popolare che riduca il numero minimo e massimo di studenti per classe, portandolo a massimo 20 – afferma Piccolotti –. Lo facciamo perché siamo convinti che sia necessario fare spazio a una didattica innovativa e di qualità, che si può realizzare solo con gruppi più piccoli. Questa nostra proposta aiuta le grandi aree metropolitane, dove spesso ci sono classi sovraffollate fino a 30 o 31 ragazzi, ma anche i piccoli comuni dove, a causa del calo demografico, si fatica a mantenere aperte le scuole”. La deputata sottolinea anche l’importanza del nuovo parametro sui dirigenti scolastici: “Con 400 studenti si potrà avere un dirigente a tempo indeterminato, salvando molte scuole che oggi rischiano la chiusura o l’accorpamento”. Piccolotti respinge inoltre le critiche del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, secondo cui classi meno numerose peggiorerebbero la qualità dell’istruzione: “Valditara utilizza dati Invalsi che non hanno valore statistico sufficiente. Le classi più piccole si trovano soprattutto al Sud, quelle più numerose al Nord: lo studio fotografa solo differenze territoriali già note. In realtà, i gruppi classe più ridotti hanno un effetto positivo proprio sugli studenti più fragili. L’unico obiettivo del ministro è risparmiare risorse”.
(PO / Sis)
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