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ONU, MATTARELLA: RESTA
CORNICE FONDAMENTALE

 ONU, MATTARELLA: RESTA <br> CORNICE FONDAMENTALE

“Oggi l’Onu continua a essere la cornice di riferimento fondamentale per affrontare sfide che travalicano i confini nazionali: la promozione di un’agenda condivisa per la preservazione del nostro pianeta, le sfide poste dall’intelligenza artificiale, la tutela della salute globale, solo per citarne alcune: il crimine organizzato rientra in questa categoria di sfide che richiedono una risposta internazionale costante e coordinata”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto a  Vienna per partecipare, insieme al presidente federale della Repubblica d'Austria, Alexander Van der Bellen, alle celebrazioni per il 25esimo anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, adottata a Palermo nel dicembre 2000 e ratificata oggi da 190 Paesi. La cerimonia - ospitata presso il Polo delle Nazioni Unite e organizzata dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc) - è stata anche occasione per un omaggio alla memoria delle vittime colpite dalla mafia, tra cui i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, cui è dedicata la mostra fotografica "L'eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", che il capo dello Stato ha visitato, in mattinata, al suo arrivo nella sede Onu.  “In questo lungo percorso non sono mancati ostacoli, errori e lacune, in parte riconducibili a carenze strutturali dell’Organizzazione, in parte all’altalenante volontà politica degli stessi Stati Membri a sostenerne pienamente l’azione – aggiunge il capo dello Stato - La recente riforma UN80 varata dal segretario generale Guterres è stata avviata per fornire risposta a questa richiesta di maggiore efficacia. Si tratta di un passo nella giusta direzione che, comunque, sollecita a una riflessione più ampia sugli stessi meccanismi decisionali dell’Onu, a cominciare del Consiglio di Sicurezza, la cui composizione - e i cui poteri in capo ai membri permanenti - riflettono il mondo del 1945. L’ONU può adempiere al suo mandato di garante della pace internazionale soltanto se gli Stati che ne fanno parte le consentono di farlo. E, tuttavia, le Nazioni Unite restano, pur con tali limiti, uno strumento straordinario e insostituibile di pace e di stabilità, che sarebbe irresponsabile indebolire. Il quadro geo-politico che abbiamo di fronte, dalla perdurante guerra di aggressione russa all’Ucraina, alla crisi in Medio Oriente, all’instabilità in diverse aree del continente africano, spesso associata a drammatiche crisi umanitarie, richiede con tutta evidenza un sostegno attivo dell’Onu, non certamente il suo smantellamento”. “Penso, ad esempio, all’esigenza di rafforzare - e non demolire - l’architettura relativa al disarmo e alla non proliferazione delle armi nucleari, in una fase storica in cui, invece, assistiamo a inaccettabili allusioni all’impiego di armi di distruzione di massa – sottolinea il capo dello Stato - Non esistono alternative al multilateralismo, a meno che non si ritenga di imboccare la strada dei conflitti permanenti, con un ritorno ad una visione primitiva dei rapporti fra i popoli, i cui esiti sono storicamente e drammaticamente ben noti”.  “In questa visione comune rientra anche la Convenzione di Palermo – afferma inoltre Mattarella - Una Convenzione che vide anche una forte volontà dell’Italia che aveva attraversato momenti di proterva aggressione da parte della criminalità organizzata. Restano impressi nella memoria collettiva, tra gli altri, i sanguinosi attentati del 1992 che costarono la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Paolo Borsellino e, insieme a loro, ai valorosi e coraggiosi agenti delle loro scorte. Falcone e Borsellino – che ho avuto il privilegio di conoscere e sovente frequentare - avevano inferto alla mafia colpi di grande efficacia e di successo, disvelandone percorsi finanziari, collegamenti, debolezza sociale. Era l’inizio di una stagione connotata da nuove tecniche investigative: esemplificativo il metodo del sequestro e utilizzo a fini sociali delle ingenti risorse della criminalità organizzata.   Quegli attentati furono l’atto finale di una mafia tracotante, che si riteneva capace di sfidare lo Stato e ne fu, invece, sconfitta. Il crimine organizzato può essere vinto a patto che le istituzioni e le varie articolazioni della società si riconoscano nei doveri condivisi di civica responsabilità. È vero nei contesti nazionali ed è vero a livello sovranazionale”. (Roc)

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