Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

EDUCAZIONE AFFETTIVA
CECCHETTIN RILANCIA

EDUCAZIONE AFFETTIVA <br> CECCHETTIN RILANCIA

“L’educazione affettiva e sessuale nelle scuole non è un tema ideologico, ma una questione di civiltà”. La chiosa su un dibattito parlamentare che, sul ddl Valditara, dura ormai da settimane, la mette Gino Cecchettin, questa mattina in audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, a due anni dall’uccisione della figlia Giulia e a un anno dalla nascita della Fondazione che porta il suo nome. Nel suo intervento, Cecchettin insiste sulla necessità di “un’educazione che insegni ai ragazzi a riconoscere le emozioni, a gestirle, a rispettare l’altro”, ricordando che “non si nasce violenti, ma lo si diventa se nessuno ci aiuta a capire cosa significa amare”. E sottolinea come la scuola, “luogo dove si forma la coscienza civile”, debba essere il primo presidio contro la cultura del possesso e del dominio. Parlando dei femminicidi che più lo hanno colpito negli ultimi mesi, quelli di Barbara Belotti e Jessica Stappazzollo, Cecchettin ha confessato di sentirsi “ogni volta travolto da un dolore che non si attenua”, ma anche determinato a “non restare spettatore”. “Ogni donna uccisa è una ferita collettiva”, ha detto, “e mi colpisce soprattutto l’indifferenza, la rassegnazione che a volte accompagna queste notizie”. Un passaggio importante del suo intervento è stato dedicato ai centri antiviolenza, che ha definito “una rete preziosa ma fragile, tenuta in piedi da donne straordinarie che spesso lavorano con risorse insufficienti e in condizioni di precarietà”.

Cecchettin ha chiesto un sostegno stabile e continuativo, sottolineando che “la violenza non si contrasta con le parole ma con i servizi, con la presenza concreta sul territorio”. Ha ricordato anche l’apertura, nei mesi scorsi, di un nuovo centro antiviolenza in collaborazione con l’associazione Dimensione Donna, “un presidio nato per accogliere, ascoltare e accompagnare le vittime nel loro percorso di libertà”. Infine, ha illustrato le attività della Fondazione Cecchettin, nata per promuovere la cultura del rispetto e della parità: progetti educativi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione e iniziative di formazione per genitori e insegnanti. Una parte significativa del lavoro, ha spiegato, è oggi rivolta proprio ai genitori, “perché l’educazione affettiva non può fermarsi ai banchi di scuola: serve una comunità che parli lo stesso linguaggio del rispetto”. Cecchettin ha raccontato anche il dialogo costante con i giovani, che “chiedono di essere ascoltati, di capire come gestire la rabbia, la paura di sbagliare, la fine di una relazione”. “Hanno sete di strumenti, non di giudizi – ha detto – e ci chiedono di accompagnarli, non di sostituirci a loro”.“Giulia – ha ricordato – credeva nella libertà e nella gentilezza. Noi proviamo a tradurre quei valori in azioni quotidiane, perché da ogni tragedia possa nascere un seme di cambiamento”.

(PO / Sis)

 

(© 9Colonne - citare la fonte)
IM

Italiani nel mondo

NOVE COLONNE ATG

archivio

NOVE COLONNE ATG / SETTIMANALE

archivio

Turismo delle radici
SFOGLIA il Magazine

GLI ALFIERI DEL MADE IN ITALY

Le eccellenze italiane si raccontano

EDICOLA

Il meglio della stampa italiana all’estero

Logo Edicola

Speciali per l'estero