“Stiamo lavorando per rendere il più grande datore di lavoro italiano attrattivo. Intanto, l'opportunità: nei prossimi sette anni andrà via un milione di lavoratori che saranno sostituiti: dobbiamo recuperare il terreno perduto negli anni tra il 2010 e il 2020 con il blocco del turnover. Avevamo perso più di 300 mila dipendenti e raggiunto un'età media, a fine 2021, di 52 anni. Per riequilibrare e rendere più attrattiva la Pa, uno dei punti chiave è quello di offrire un inserimento più agile, semplice e intuitivo. Significa digitalizzare i concorsi, ridurre la durata tra il concorso e l'inserimento, che raggiungeva i due anni e abbiamo portato a cinque mesi. Tra il 2023 e il 2024 abbiamo inserito 439 mila persone e la curva è tornata a crescere”. Lo afferma il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, in una intervista al Secolo XIX. Ma non è sbilanciato in Italia il rapporto tra pubblico e privato? “E’ una bufala enorme quella di una Pa ridondante o popolata di fannulloni: basti un dato di confronto, in Italia la proporzione tra assunti nella Pa e residenti totali è del 5,8%, nel resto d'Europa tra Germania, Francia, Spagna e Uk la media è del 9%. Poi c'è un secondo tema di attrattività. La formazione: viviamo in un'epoca di digitalizzazione, di grandi trasformazioni, di intelligenza artificiale. Quando sono arrivato il tempo medio destinato alla formazione professionale continua era di 6 ore l'anno! Ho fatto due direttive con l'obiettivo di arrivare a 40 ore e adesso siamo passati a una media di 37 ore per persona, oltre ad avere avviato sei hub territoriali in collaborazione con Università e imprese dove fare formazione, stiamo facendo un progetto anche con quella di Genova con il Polo formativo dell'Albergo dei Poveri che si occupa dei fondi strutturali”. (redm)
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