Roma, 21 nov - “Riconoscere il femminicidio come reato autonomo è secondo me un passo veramente storico, e serve anche a quella sensibilizzazione, a quel cambiamento culturale che tutti auspichiamo, perché la legge fa cultura: quindi dire che il femminicidio non è più grave dell'omicidio, cioè uccidere un uomo non è certamente più grave che uccidere un uomo, ma è diverso, ha una sua specificità, le cui motivazioni affondano veramente nella storia dell'umanità e per cambiare questo dobbiamo coinvolgerci in un'azione di consapevolezza collettiva”. Così Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, a margine della Conferenza internazionale contro il femminicidio alla Camera. Interpellata sul tema dell’educazione sessuo-affettiva, il ministro ribadisce: “Se ne vogliamo parlare ne parliamo, ma nei Paesi dove da molti anni è un fatto assodato, come ad esempio la Svezia, non c'è correlazione con la diminuzione dei femminicidi: insomma, non c'è una correlazione tra l'educazione sessuale a scuola e una diminuzione di violenze contro le donne, quindi possiamo parlarne ma non mettiamole insieme. Noi abbiamo bisogno di capire quali sono gli strumenti veramente efficaci, se non vogliamo essere ideologici nei confronti della violenza contro le donne. Devo dire che tra l'altro in Italia c'è stata una piccola diminuzione, che è in corso, certo ogni donna che viene uccisa è troppo, ma bisogna anche fare il discorso inverso, ogni donna che non viene uccisa è un fatto positivo. Questa diminuzione indica che la strada che stiamo percorrendo, che abbiamo cominciato a percorrere dall'inizio del nostro governo, è quella giusta ed è una strada di condivisa, questo è altrettanto importante: ogni provvedimento che noi abbiamo preso nel Parlamento è stato preso con il voto anche delle opposizioni, e auspichiamo caldamente che il 25 novembre accada la stessa cosa, con il provvedimento sul consenso al Senato e quello sul femminicidio alla Camera. Noi vogliamo completare un quadro giuridico che oggi è all'avanguardia, e ne siamo fieri”. Tornando sul reato di femminicidio, Roccella sottolinea che “il dato di fondo è proprio il riconoscimento della specificità del reato. Noi siamo partiti da lì, dal fatto che quando parliamo di cambiamento culturale parliamo anche del riconoscimento delle radici culturali del femminicidio, che sono iscritte proprio in una storia millenaria di sopraffazione, discriminazione, di violenza e così via. Quindi è lì che bisogna incidere, nella specificità. Da lì siamo partiti”. (PO / Roc) ////
(© 9Colonne - citare la fonte)
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