Il tasso di sovraffollamento nelle 189 carceri italiane ha superato il 136%, con oltre 63.493 persone detenute (di cui 20.099 straniere) a fronte di 45.651 posti effettivamente disponibili (con dati aggiornati ad ottobre e 295 detenuti in più rispetto a settembre). In un solo anno la popolazione detenuta è cresciuta di 1.336 unità. Sono cresciuti anche i numeri dei bambini reclusi con le loro madri che sono attualmente 26 contro i 21 di inizio anno e i 18 dell’ottobre dello scorso anno. È una situazione che la stessa magistratura di sorveglianza riconosce come inumana e degradante, condannando sistematicamente l’Italia per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Solo nel 2024 gli Uffici di Sorveglianza hanno accolto 5.837 reclami per trattamenti inumani o degradanti: il 23,4% in più rispetto all’anno precedente. È un dato che supera persino i numeri della condanna europea del 2013, la sentenza Torreggiani, quando poco più di 4mila ricorsi portarono la Corte di Strasburgo a sanzionare l’Italia e a imporre riforme strutturali. “Oggi assistiamo a quelle stesse violazioni – e in misura ancora maggiore – ma nella generale indifferenza”, dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone che ha lanciato la nuova campagna “Inumane e degradanti. Il carcere italiano è fuori dalla legalità costituzionale” con una petizione pubblica rivolta al Parlamento e al Governo, disponibile nel sito web Antigone.it. “Le 5.837 condanne pronunciate dai nostri tribunali nel 2024 non sono solo numeri, ma storie di violazioni quotidiane. Vanno modificate o ritirate quelle circolari che stanno riportando le carceri ad anni bui della storia penitenziaria italiana. Bisogna riportare il carcere nei confini della Costituzione” aggiunge Gonnella.
Quanto ai numeri dell’esecuzione penale esterna ci si sta avvicinando alla soglia delle 100mila persone sottoposte a misure restrittive della libertà diverse dalla detenzione in carcere: a fine ottobre sono poco più di 99.700, in aumento di 170 unità rispetto a fine settembre. Con la legge n. 199 del 2010 - ovvero misure alternative per coloro che hanno un residuo pena non superiore a 18 mesi - da inizio anno ad oggi sono usciti 38.040 detenuti. Intanto il Garante della Regione Campania e portavoce della Conferenza Nazionale dei Garanti delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello, chiede “meno custodia cautelare per reati non gravi e più misure alternative al carcere per chi ha una pena al di sotto dei quattro anni” ricordando che i detenuti non definitivi in attesa di primo giudizio sono 9.730. “A livello nazionale circa 8.000 detenuti devono scontare meno di un anno di pena, di cui circa 900 in Campania. Perché tenerli dentro? Occorrerebbe una misura deflattiva visto che non si tratta di reati ostativi. Il Governo di centro-destra dovrebbe avere il coraggio di fare ciò che il Governo Berlusconi ha fatto nel 2003 e nel 2010, quanto meno quest’anno che è l’anno del Giubileo della Misericordia” prosegue Ciambriello il quale fa inoltre notare l’aumento significativo in carcere dei giovani: “I giovani adulti ristretti, con un’età compresa da 18 a 24 anni sono 4.151, di cui in Campania 527 e a Poggioreale 200. Bisognerebbe occuparsi anche di questa emergenza nelle carceri italiane e campane, con sezioni solo per loro, progetti trattamentali ad hoc, figure sociali di ascolto, una maggiore inclusione socio-lavorativa e culturale”. Il Garante interviene inoltre rispetto alle tematiche della tossicodipendenza e del disagio psichico: “In Italia ci sono 17.000 detenuti tossicodipendenti, 1.704 in Campania. Inoltre, in Italia ci sono 4.200 detenuti con sofferenza psichica, disagio, molti dei quali erano in cura presso i Dipartimenti di Salute Mentale all’esterno, di cui 400 in Campania. Mancano sia gli psichiatri, sia le articolazioni nelle carceri, sia misure alternative per molti di loro che non sarebbero dovuti entrare in carcere. In alcune regioni, compresa la Campania, sono poche le R.E.M.S.”. Sul piano nazionale mancano circa 15.000/18.000 agenti di polizia penitenziaria, circa un migliaio di educatori, psicologi, mediatori culturali, criminologi. “Il carcere è una discarica sociale – denuncia -, un ospizio per poveri, l’emblema della disuguaglianza nella società e la rappresentazione pratica che non si applica la Costituzione. Una bomba a miccia corta, poche attività di lavoro e di reinserimento, c’è l’ozio! Voglio ribadire che il ruolo del garante è garantire il rispetto delle persone private della libertà ma non della dignità. Oltre ad essere una figura di garanzia e vigilanza sulle condizioni di detenzione, interviene in caso di violazione e promuove iniziative per tutelare i diritti umani e favorire l’umanizzazione della pena”. (24 nov - red)
(© 9Colonne - citare la fonte)



amministrazione