Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il femminicidio diventa legge nel nostro Paese. Via libera definitivo e all’unanimità, da parte dell’aula della Camera, al ddl che introduce il reato autonomo nel codice penale. Il provvedimento, alla luce delle corpose modifiche introdotte in Commissione giustizia a Palazzo Madama in estate, si compone di 14 articoli e introduce il nuovo reato autonomo di femminicidio (art. 577-bis del Codice penale), punito con l'ergastolo quando l'omicidio avviene per motivi di controllo, possesso, dominio, rifiuto o odio verso la donna. Si rafforzano le aggravanti nei casi di violenza domestica, sessuale o persecutoria e si introducono numerose tutele processuali e penitenziarie per le vittime e i familiari, compresa la confisca obbligatoria dei beni, l'obbligo di ascolto rapido della persona offesa e la possibilità per i minori vittime di accedere autonomamente ai centri antiviolenza. Infine, è previsto un investimento in formazione per magistrati, sanitari e operatori, un aggiornamento dei criteri per l'accesso ai benefici penitenziari e misure economiche a tutela degli orfani. “Oggi votiamo un provvedimento storico… facciamo la storia, non è un’espressione enfatica, per una volta è la realtà” così la ministra per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella, nel corso dell'esame del ddl sul reato autonomo di femminicidio alla Camera. “Due giorni fa, alla conferenza internazionale sul femminicidio, la rapporteur delle Nazioni Unite ha affermato che con questa legge l’Italia si propone come un modello per gli altri Paesi”. Il clima di concordia bipartisan che ha caratterizzato la prima parte della giornata, però, è stato infranto dal primo pomeriggio con le notizie che arrivavano da Palazzo Madama: le opposizioni hanno abbandonato la Commissione Giustizia del Senato per protesta dopo la richiesta della maggioranza di un supplemento di indagine e approfondimento sul ddl per l’introduzione del consenso in materia di violenza sessuale. A chiedere un maggiore approfondimento è stata la Lega, seguita da Fratelli d'Italia e Forza Italia che hanno chiesto anche delle audizioni in merito. Il testo era il risultato di un accordo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein: le opposizioni, non a caso, avevano chiesto, già nella conferenza dei capigruppo, di votare direttamente in Aula oggi, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Una scelta, quella di far coincidere le due cose il 25 novembre, che aveva ottenuto anche il sostegno del presidente del Senato Ignazio La Russa. Di “piccole lacune” da colmare parla la presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno. Ma le opposizioni attaccano, e in aula alla Camera chiedono chiarimenti alla ministra Roccella: la richiesta di sospensione dei lavori d’aula, finalizzata a questo scopo, viene però respinta dalla maggioranza. “Doveva essere una giornata di impegno, soprattutto per le istituzioni parlamentari. C'era un accordo politico per mandare avanti proprio oggi entrambi i provvedimenti tra Camera e Senato. In realtà un po' come un fulmine a ciel sereno abbiamo assistito al Senato, mentre stavamo votando qui alla Camera il Ddl femminicidio, a una clamorosa marcia indietro da parte della maggioranza”: così Irene Manzi, deputata Pd. “Diamo finalmente concretezza giuridica ad un lavoro corale che nasce dall’impulso del Governo per affermare un principio in maniera forte e decisa: la libertà delle donne non è una concessione ma uno spazio che lo Stato ha il dovere di difendere con interventi di prevenzione e repressione. Stabiliamo che il femminicidio non è ‘un fatto’, non è ‘un dramma familiare’, non è ‘un raptus’, ma un crimine fondato su possesso, dominio, odio. E come tale deve essere riconosciuto, nominato e punito. Con questo provvedimento introduciamo finalmente nel nostro ordinamento un reato autonomo, chiaro, inequivocabile: chi uccide una donna in quanto donna risponderà con la pena più alta prevista dal nostro sistema: l’ergastolo”: così invece Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. (Roc)
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