Roma, 27 nov – “Oggi abbiamo votato un provvedimento che prevede la possibilità per i connazionali che risiedono all’estero, in Paesi che non sono né dell’Unione europea né dell’EFTA, di sottoscrivere il pagamento di duemila euro l’anno per avere accesso al Servizio sanitario nazionale al pari di un residente in Italia. È un provvedimento importante perché questa era stata una richiesta degli italiani all’estero, presente da anni anche nei programmi politici delle ultime elezioni, e rappresenta un modo in più che ha il Paese per mantenere vicino un pezzo importante della comunità nazionale”. Così la deputata di Azione, Federica Onori, a margine dell’approvazione della proposta di legge di assistenza sanitaria in favore dei cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio. Onori sottolinea però la necessità di rendere l’impianto più equo: “Il pagamento è oggi previsto come quota fissa, ma si sarebbe potuto immaginare un meccanismo che riflettesse davvero la capacità contributiva del singolo, ad esempio in base all’Isee o ad altri indicatori del reddito e del benessere economico. È passato un nostro ordine del giorno che chiede di valutare, nel tempo, il passaggio da un modello a quota fissa a un modello più progressivo”.
La parlamentare evidenzia inoltre il tema della sostenibilità finanziaria: “Per noi era fondamentale affiancare alla nuova possibilità data agli italiani all’estero una solidità economica nel lungo periodo. Abbiamo chiesto, ad esempio, che i duemila euro confluiscano direttamente nel Fondo sanitario nazionale e che vi sia un’interlocuzione più attiva con le Regioni”. Secondo Onori, proprio il ruolo delle amministrazioni territoriali è un punto critico del testo: “È incredibile che parliamo di servizi che saranno le Regioni ad erogare e che in questo provvedimento la parola ‘Regioni’ non compaia mai. È stato però accolto un mio ordine del giorno che chiede di valutare l’opportunità di un confronto in Conferenza permanente, anche per monitorare meglio questo flusso di utenti che oggi non siamo in grado di prevedere: non sappiamo se sarà grande o piccolo, ma sappiamo che comporterà l’erogazione di servizi a una platea più ampia”. “Per questo – conclude – è necessario monitorare con attenzione l’impatto del provvedimento, perché tutto deve essere sostenibile nel tempo dal punto di vista finanziario”.
(PO / Sis)
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