Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

MASTRELLA REZZA,
DEBUTTA NUOVO SPETTACOLO

MASTRELLA REZZA, <br> DEBUTTA NUOVO SPETTACOLO

Tornano in scena il performer e drammaturgo Antonio Rezza e la visionaria creatività scenica di Flavia Mastrella. Un sodalizio che si rinnova da diversi anni – per festeggiare il nuovo anno - quello del celebre duo con il Teatro “Vascello” di Roma. Un felice e atteso connubio, tra la coppia più celebre della performance di avanguardia ed il teatro diretto da Manuela Kustermann, “tempio” delle migliori energie del palcoscenico. “Metadietro” il titolo del nuovo e attesissimo lavoro, in scena da oggi all'11 gennaio. Una creazione che torna a interrogare, con l'inconfondibile linguaggio dell’ormai “marchio” Mastrella Rezza (che produce lo spettacolo insieme a La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello), le tensioni del nostro tempo, i paradossi della percezione e le derive dell’umano. Vincitori del Leone d'Oro alla carriera per il Teatro alla
Biennale di Venezia nel 2018, il duo Mastrella Rezza continua a stupire e a interrogare lo spettatore con
opere che sono al contempo sfida intellettuale e pura ricerca teatrale. Un linguaggio unico e dirompente, che combina la spiazzante fisicità performativa di Antonio Rezza con l’habitat materico-visuale di Mastrella per tornare a stupire il pubblico che accorre sempre numeroso e pronto a lasciarsi trasportare in un mondo allucinatorio, conturbante, di risate sì ma dagli echi spiazzanti, stritolate da nevrotiche apparizioni.  “L’ammutinamento è sempre auspicabile in un organismo sano – si legge nelle note di regia di Antonio Rezza, che viene affiancato in scena da Daniele Cavaioli -. Un ammiraglio blu elettrico tenta di portare in salvo la sua nave spalleggiato da una frotta che lo stordisce con ossessioni di mercato: la salvezza di chi ti è vicino non è la via di fuga per chi vive delle proprie idee. In ogni caso nessuno è colpevole, c’è solo un gran divario nello stare al mondo. Tra visioni difformi si consuma l’ennesimo espatrio, che non è la migrazione di un popolo, ma l’allontanamento inesorabile dalla propria volontà. E vissero tutti relitti e portenti”. Flavia Mastrella, che torna a firmare l’habitat dello spettacolo, scrive: “Tornare alla dimensione naturale e selvaggia è impossibile. Viviamo una nuova preistoria; la mansione umana è mortificata, confusa e inadeguata. Nello spazio virtuale fatto materia, un ecopentagono provoca il vuoto, personaggi invisibili fiancheggiano l’egocentrico edificio: non sono fantasmi ma sollecitazioni induttive e, nonostante tutto, la realtà non è mai uniforme, scombina sempre i programmi prestabiliti e nutre in modo imprevedibile la funzione della fantasia. La crudeltà tecnologica permea l’essere vivente. È la scomparsa dell’eroe”. (2 dic - red)

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