di Paolo Pagliaro
Venerdi scorso la commissione europea ha sanzionato X, la piattaforma social di Elon Musk, con una multa da 120 milioni di euro per violazione delle norme che impongono alle piattaforme obblighi di trasparenza e responsabilità sui contenuti. Musk ha risposto rimuovendo l’account dell’Unione dal suo social, paragonando l’Europa al quarto Reich, e invocandone la dissoluzione.
Ora la domanda è cosa potrà accadere all’Australia, che – primo paese al mondo - da domani vieta ai minori di 16 anni l’accesso ai social media. Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato che la norma ha l’obiettivo di «lasciare che i ragazzi restino ragazzi». I legislatori australiani vigliono proteggere i minori da rischi come dipendenza, cyber-bullismo, esposizione a contenuti inappropriati, disinformazione, danni alla salute mentale. L’idea è imporre un “età minima” come accade il consumo di alcolici. Ma Elon Musk sostiene che il provvedimento non è legale e accusa l’Australia di attentare alla libertà di Internet.
Nel best seller intitolato “Il colpo di stato delle big tech”, edito in Italia da Franco Angeli, l’olandese Marietje Schaake, docente a Stanford, sostiene che sarebbe ora di vietare anche gli spyware progettati per violare diritti umani, i data broker, certi tipi di raccolta dati, alcune criptovalute che facilitano attività criminali, applicazioni di intelligenza artificiale particolarmente manipolative. E dovrebbero esserci conseguenze anche per le piattaforme che utilizzano gli algoritmi per creare disinformazione. E se Musk si indigna, significa che siamo sulla strada giusta.




amministrazione