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Big Tech, Pastorella (Az): Musk? Commistione pericolosa, Ue non retroceda

Roma, 9 dic – Elon Musk contro l’Unione europea? “Succede che un atto istituzionale, come può essere una multa, che è un atto normale, che l'Unione Europea ha comminato in passato a tantissimi altri operatori tecnologici, perché l'Unione Europea è un sistema di regole, viene presa sul personale. Musk ha reagito come se fosse una multa a lui, all'individuo, mentre questa non è una multa all'individuo, ma guardando il contesto, guardando le regole, chi le infrange deve pagare”. Così Giulia Pastorella, deputata Azione, con alle spalle una carriera in Zoom. “Ma è molto indicativo – aggiunge - dei nuovi rapporti che ci sono tra i magnati della tecnologia, i tecnoligarchi, come vengono chiamati, e un'istituzione come l'Unione Europea che è invece fatta di regole e di multilateralismo. Oramai il multilateralismo fa fatica e il fatto che Elon Musk si possa permettere di rispondere in una maniera del genere lo dimostra: quando c'erano delle multe altrettanto forti a Microsoft, c'erano naturalmente gli avvocati che se ne davano di santa ragione ma non c'era questa idea di lesa maestà Non abbiamo multato Musk, abbiamo multato X, è una cosa diversa fino a prova contraria”. Secondo la parlamentare “questa commistione tra il personale da una parte e la politica e l’azienda dall’altro, come nei casi di Trump e Musk, dimostra che dobbiamo stare molto attenti: il che non vuol dire non fare le multe, ma capire che il contesto è molto cambiato e chi è dalla parte del giusto, dalla parte delle regole, si ritrova in un mondo in cui le regole non valgono, di fronte a una reazione che non è una risposta normale di un'azienda, è la risposta di un individuo”.
Pastorella inoltre sottolinea che “sia per pressione esterna o per pressione interna, è la prima volta che l'Unione Europea fa dei passi indietro su dei regolamenti o delle norme che aveva proposto. È di nuovo un cambiamento epocale rispetto al suo ruolo, rispetto al fatto che non si era mai pentita delle regole, perché prima bisogna vedere se queste regole funzionano, non fare passi indietro ancora prima di metterle in atto. È chiaro che il contesto internazionale è molto più complesso, l'Unione europea non è più l'assetto che esporta norme” sottolinea la deputata, ricordando che “quando si è fatto il Gdpr (Regolamento generale sulla protezione dei dati) tutti si volevano adattare per poter scambiare dati con l'Unione Europea, mentre adesso vediamo il contrario, cioè laddove l'Unione Europea ha tentato di normare viene bloccata da attori internazionali, statali e parastatali, come Musk: in questo contesto cambiato io non credo che l'Europa dovrebbe smettere di svolgere il suo ruolo, non penso che dovrebbe rispondere con una deregolamentazione totale, perché non è su quelle basi che noi possiamo e dobbiamo essere competitivi, dobbiamo invece mantenere la nostra terza via, quindi il tentativo di adottare le tecnologie ma in maniera rispettosa dei valori e cercare però di non farci schiacciare da queste pressioni continue, anche onestamente molto pericolose per la nostra democrazia, di attori esterni terzi dalla Russia agli Stati Uniti, che purtroppo vediamo comportarsi sempre peggio nei nostri confronti. L'abbiamo visto come veniamo descritti nella strategia nazionale e in questo rapporto dialettico molto molto violento tra le aziende tech e l'Unione Europea” conclude la deputata di Azione. (Roc)

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