La strada del negoziato per la pace in Ucraina è sempre più complessa. Un’altra crepa è arrivata proprio dal presidente USA Donal Trump, che ha detto ai reporter, durante una riunione con un gruppo di imprenditori, che gli Stati Uniti “non vogliono perdere il loro tempo” sull'Ucraina. Quella del tycoon non è l’unica dichiarazione importante della giornata. Per il segretario generale della Nato, Mark Rutte, “siamo il prossimo obiettivo della Russia e siamo già in pericolo - ha evidenziato - Quando sono diventato segretario generale della Nato l'anno scorso, ho avvertito che ciò che sta accadendo in Ucraina potrebbe accadere anche ai paesi alleati. Che dobbiamo passare a una mentalità da tempo di guerra. Quest'anno abbiamo preso le grandi decisioni per rafforzare la Nato. Al vertice dell'Aja, gli alleati hanno concordato di investire il 5% del Pil annuo nella difesa entro il 2035. Abbiamo concordato di aumentare la produzione di difesa in tutta l’alleanza e di continuare a sostenere l’Ucraina”. Rutte, intervenuto all’evento “Msc a Berlino” organizzato dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, è passato poi ad attaccare il presidente russo Vladimir Putin: “Il prossimo slogan della campagna presidenziale di Putin dovrebbe essere ‘Make Russia weak again’”. Sulla fine della guerra, invece, il segretario generale della Nato ha chiarito che è difficile dire che finisca entro Natale, ma ha assicurato che “Trump vuole porre fine allo spargimento di sangue ora, ed è l'unico che può portare Putin al tavolo dei negoziati”. Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha discusso con i parlamentari del suo Paese la possibilità di svolgere le elezioni in una situazione di legge marziale, in risposta alle polemiche sullo scandalo corruzione che sta interessando gli alti vertici dell’Ucraina: “Oggi ho parlato con i rappresentanti della Verkhovna Rada - ha spiegato - Non permetterò alcuna speculazione contro l'Ucraina: se i partner – incluso il nostro partner chiave a Washington – parlano così tanto e così chiaramente delle elezioni in Ucraina, delle elezioni in condizioni di regime giuridico di legge marziale, allora dobbiamo fornire risposte legittime ucraine a ogni domanda e a ogni dubbio. Non è semplice, ma sicuramente non abbiamo bisogno di pressioni su questo tema”.
Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Interfax, ha sottolineato che Mosca non ha alcuna intenzione di attaccare l’Europa o la Nato ed è pronta a documentarlo per iscritto, ma “se l’Europa decidesse di combattere, noi siamo pronti adesso”. Inoltre, ha criticato la posizione europea accusandola di essere eccessivamente filo-ucraina e quindi “di scarsa utilità” nelle trattative. “Non nutriamo, il presidente lo ha affermato molto chiaramente, alcun piano aggressivo nei confronti dei membri della Nato o dell’Ue. Siamo pronti a formalizzare le relative garanzie per iscritto, su base collettiva e reciproca”, ha affermato Lavrov. Sempre all’Interfax, ha specificato che se i Paesi europei inviassero peacekeeper in Ucraina, sarebbero considerati “obiettivi militari legittimi” da parte delle forze russe. Parlando della situazione sul campo, Lavrov, citato dalla Tass, ha affermato che “secondo numerose stime indipendenti, le perdite umane delle forze armate ucraine hanno superato da tempo il milione e continuano ad aumentare”. Nessun passo avanti sui negoziati, dunque, ma solo sulla consegna dei corpi dei soldati caduti. La Russia, ha annunciato il capo della diplomazia russa (citato dall'emittente Vesti) durante una tavola rotonda diplomatica, ha consegnato all’Ucraina negli ultimi mesi complessivamente oltre 11.000 corpi di militari caduti nel conflitto e ne ha ricevuti in cambio 201. Sullo sfondo, intanto, l’Unione europea sembrerebbe pronta ad assumersi il rischio dell’uso degli asset russi congelati come garanzia ai prestiti per il futuro sostegno all’Ucraina.
Alle 16.45 di oggi è prevista la videoconferenza dei Paesi volenterosi copresieduta da Macron e dal premier britannico Keir Starmer. La riunione, ha spiegato l’Eliseo in una nota, “consentirà di continuare il lavoro avviato nella coalizione con l’obiettivo di giungere a una pace robusta e duratura in Ucraina nonché di fare il punto sui negoziati avviati nel quadro della mediazione statunitense come anche sulle garanzie di sicurezza”. Dal cancelliere tedesco Friedrich Merz sono arrivate in mattinata varie dichiarazioni ad anticipare la riunione. In conferenza stampa con il segretario generale della Nato Mark Rutte, Merz ha parlato della recente conversazione telefonica avuta con il presidente statunitense Donald Trump sul piano di pace: “Abbiamo inviato quel documento nel tardo pomeriggio e riguardava le concessioni territoriali che l’Ucraina avrebbe potuto accettare. Ma questa è una domanda a cui il presidente ucraino e il popolo ucraino devono rispondere, e lo abbiamo detto esattamente al presidente Trump”. Per Merz, “i negoziati con l’Amministrazione statunitense si svolgeranno nel fine settimana e all'inizio della prossima settimana potrebbe aver luogo un incontro a Berlino”. Ma la partecipazione statunitense, ha osservato il cancelliere tedesco, “dipenderà in gran parte dai documenti su cui lavoreremo in questo momento. Sono abbastanza fiducioso che avremo successo e, durante la conversazione telefonica con il presidente Trump, ho avuto la netta impressione che sia pronto a intraprendere questo percorso con noi, perché sa che gli europei vogliono essere ascoltati nel loro interesse”.
In Italia, invece, le parole del presidente M5S Giuseppe Conte hanno scatenato nuove polemiche interne al campo largo sulla posizione comune da prendere sul piano di pace per l’Ucraina. Il leader pentastellato, infatti, è tornato a criticare la linea dell'Europa, invitando a lasciare l'iniziativa negoziale agli Stati Uniti: “L'unico processo negoziale in campo è quello proposto da loro”. Inoltre, Conte ha detto che il governo italiano e i governi europei hanno fallito puntando sulla scommessa militare della vittoria dell'Ucraina sulla Russia a colpi di invii di armi e di spese militari. Dal Pd ha commentato Peppe Provenzano, responsabile esteri nella segreteria dem: “Trump e Putin non si stanno mettendo d'accordo sulla fine della guerra, che vogliamo tutti, e per primi gli ucraini, ma sulla fine dell'ordine internazionale basato sulle regole”. E ancora: “Oggi è l'Europa che sta ponendo ai tavoli negoziali le ragioni dell'aggredito e del diritto internazionale. E l'Italia è lì che deve stare per una pace giusta e duratura”, mentre parlando della Meloni ha dichiarato che “passa il tempo a dire a ucraini ed europei di non rompere con Trump. Dovrebbe dire a Trump di non abbandonare l’Ucraina e non rompere con l’Europa”. Critiche anche da Riccardo Magi di Più Europa e Angelo Bonelli di AVS, mentre Matteo Renzi (Italia Viva) ha specificato che il problema dell'Europa non è a Washington, ma a Bruxelles. Conte, ha risposto così alle critiche: “Mi sono limitato a fotografare con rammarico quella che è la disastrosa situazione attuale”, cioè che “oggi l'unico processo negoziale in campo è quello proposto da loro, che piaccia o no. I farisei che hanno da ridire se hanno soluzioni alternative si facciano avanti e la smettano con le chiacchiere”.
Sul fronte, ha riferito Ukrainska Pravda, i droni di Kiev avrebbero colpito la petroliera russa Dashan, che farebbe parte della cosiddetta “flotta ombra” russa nel Mar Nero. L'imbarcazione battente bandiera delle Comore, nello specifico, si stava muovendo nella zona economica esclusiva dell'Ucraina verso il terminal portuale di Novorossijsk. Lo Sbu ha reso noto al Kyiv Independent di aver colpito la piattaforma petrolifera russa Vladimir Filanovsky nel Mar Caspio, grazie a droni a lungo raggio, interrompendo la produzione di petrolio e gas da più di 20 pozzi. C’è poi il “fronte” all’interno della Russia, dove un’agente donna dei servizi di sicurezza ucraini è stata condannata a 19 anni di carcere per aver pianificato attacchi terroristici contro personale militare russo a Voronezh. Lo ha fatto sapere il Servizio di Sicurezza Federale (Fsb) in una nota del suo centro relazioni pubbliche. È stata incriminata per sette capi d'accusa: tradimento, partecipazione a una rete terroristica, addestramento al terrorismo, addestramento al sabotaggio, possesso illegale di esplosivi e ordigni esplosivi, produzione illegale di esplosivi e cospirazione per un attacco terroristico. Nella nota è stato spiegato che nell’autunno del 2023, mentre viveva in Ucraina, la donna “ha compilato un questionario di una rete terroristica ucraina tramite un bot di Telegram ed è stata contattata da rappresentanti dei servizi di sicurezza ucraini che l'hanno reclutata e le hanno dato lo pseudonimo di ‘Lufi’”. Nella comunicazione, inoltre, viene chiarito che nell’agosto del 2024, è stata inviata dal nemico a Voronezh per preparare sabotaggi e attacchi terroristici contro le infrastrutture energetiche e di trasporto e il personale militare del ministero della Difesa russo. (11 DIC - gci)
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