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TRENTINI, LA MADRE:
VA CAMBIATA STRATEGIA

 TRENTINI, LA MADRE: <BR> VA CAMBIATA STRATEGIA

“Il governo cambi strategia”,: a dirlo è la madre di Alberto Trentini, detenuto da 395 giorni nelle carceri di Maduro, in un'intervista a La Repubblica. Armanda Trentini spiega che attendeva una telefonata dal figlio per il suo compleanno, come le era stato promesso: “Povero Alberto, si sarà illuso di poterci chiamare. Lui non dimentica mai la data del mio compleanno. Io ho atteso inutilmente quella telefonata perché avevo bisogno di sentire il timbro della sua voce e di capire come vive questa situazione così dolorosa e ingiusta”. E aggiunge: “Non sono in grado di dare una risposta esatta, anche perché probabilmente non conosciamo tutte le azioni intraprese. Secondo me bisogna cambiare strategia:occorrerebbe designare una persona che sappia rapportarsi con Maduro e con i suoi collaboratori, perché se dopo 395 giorni di prigionia non ci sono risultati, qualcosa non sta funzionando. Sappiamo bene che i carcerieri di Alberto sono in Venezuela e non in Italia, ma occorre convincerli a restituirci nostro figlio”, “questi 13 mesi di prigionia per Alberto sono stati una crudeltà quotidiana, per lui e anche per noi. Non oso immaginare i pensieri e le riflessioni di mio figlio quando inizia un nuovo giorno: 'In che Paese sono nato, se permettono che io resti in cella senza colpa alcuna?' si chiederà. Mi fa male soltanto pensare che dolore e quanta delusione hanno segnato tutti questi mesi di prigionia e di isolamento. Sofferenze così forti minano il fisico e l'animo per sempre. Noi genitori ci sentiamo svuotati. Viviamo un'agonia che non si può descrivere. Al mattino esco in terrazza ad accarezzare lo striscione di Alberto, per salutarlo, perché all'aperto non ci sono barriere che possano trattenere i miei pensieri, che vogliono infondergli coraggio. Ogni giorno esco a prendere pane e giornale: cammino guardando per terra, perché non voglio incontrare lo sguardo felice della gente che mi passa vicino. Le nostre attese sono nel pomeriggio e nella sera, a causa del fuso orario, perché speriamo sempre in una telefonata di Alberto che poi non arriva” e “se dovesse essere liberato, vorrò soltanto guardarlo negli occhi e dal suo sguardo e dal suo abbraccio capirò quanto dolore ha vissuto in quel carcere e quanta pazienza e amore serviranno per buttarci alle spalle quel dolore”. Nonostante il dolore, Armanda Trentini non si sente sola: “La prigionia di Alberto deve indignare gli italiani, le nostre istituzioni e i comuni cittadini, perché è costretto in carcere per così tanto tempo senza avere alcuna colpa. Spero che sempre più voci si uniscano alle nostre proteste. Io, se necessario, griderò finché avrò fiato. Nessuna energia può essere risparmiata per riavere Alberto a casa”. (15 dic - red)

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