di Paolo Pagliaro
Con un eufemismo si definiscono socialmente fragili le famiglie con figli in cui nessun componente è occupato o pensionato. A Catania Napoli e Palermo sono il 6% del totale. A Bologna, Venezia, Genova, Milano e Firenze superano di poco l’1%. Che differenza c’ è tra crescere in un luogo o in un altro , ma anche nel centro di una città o nella sua periferia , ce lo spiega il Rapporto realizzato dall’impresa sociale Con i Bambini e da Openpolis. A Catania le famiglie fragili sono solo il 3% nel Terzo municipio e più del 9% nel Sesto. A Napoli, si va dal 3% di quartieri come Arenella e Vomero al 9,2% del quartiere di San Pietro a Patierno. La quota di giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano è del 32% a Palermo e del 17% a Bologna. Ma anche in quest’ultima città la quota risulta molto più elevata in aree come l’ ex Mercato Ortofrutticolo o il Pilastro, dove si va dal 30 al 47%.
Il rapporto, dedicato ai giovani che vivono nelle periferie, fornisce dai inediti e accurati sulle disuguaglianze che attraversano le città. Dati che confermano come l’abbandono scolastico sia ancora un fenomeno che riguarda quasi esclusivamente i figli dei poveri, come ai tempi di Don Milani. L’anno scorso su 100 diplomati del liceo, solo 16 venivano da famiglie di operai e lavoratori esecutivi, che in Italia sono però il 50% degli occupati. Vuol dire che la scuola non compensa le disuguaglianze, ma le riproduce.




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