Un funzionario della Casa Bianca ha annunciato che questo fine settimana Miami ospiterà un incontro tra una delegazione russa e una americana per fare il punto sul conflitto in Ucraina. Sebbene la presidenza non abbia ufficializzato i nomi, fonti di Politico indicano che per gli Stati Uniti parteciperanno l'inviato speciale Steve Witkoff e Jared Kushner, genero del presidente Trump. Da parte russa è attesa la presenza di Kirill Dmitriev, emissario del Cremlino per le questioni economiche. Il vertice segue i segnali di apertura del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha parlato di “progressi” verso un possibile compromesso tra Kiev e Washington per trovare una quadra diplomatica al conflitto, tenendo presente che le posizioni dell’amministrazione Trump si sono pericolosamente allineate a quelle del Cremlino. La base del negoziato è la piattaforma di proposte stilate durante i recenti incontri di Berlino tra funzionari americani, ucraini ed europei, che dovrebbe essere posta all’attenzione di Mosca per giungere al cessate il fuoco.
Sebbene i dettagli del documento non siano pubblici, è noto che l'amministrazione Trump stia aumentando le pressioni su Kiev affinché valuti concessioni territoriali. In cambio, dai colloqui di Berlino è scaturita l’idea di fornire garanzie di sicurezza per l'Ucraina ispirate all'Articolo 5 della NATO, oltre a corposi finanziamenti per la ricostruzione post-bellica. Va però sottolineato che non è stato ancora deciso come si attuerebbero in pratica le garanzie di sicurezza “simili all'articolo 5”, e funzionari europei e ucraini hanno ammesso “lontano dai microfoni” di non aver ancora risolto del tutto la questione. Tuttavia, diversi osservatori occidentali e ucraini affermano che, a meno che l'Occidente non impegni truppe pronte al combattimento sul territorio, le garanzie non scoraggeranno la Russia che, da parte sua, non solo ha escluso il disco verde a un'offerta di pace che preveda la presenza di truppe NATO in Ucraina, ma ha anche ribadito, per bocca del suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che considererà eventuali forze di peacekeeping che venissero dislocate in Ucraina al pari di un “obiettivo militare legittimo”.
Come afferma il parlamentare ucraino Oleksandr Merezhko, insomma, per una buona fetta tanto della diplomazia occidentale che della stessa opinione pubblica ucraina, appare evidente che il Cremlino accetterà solo un accordo che non gli impedisca, in futuro, di “distruggere o sottomettere l'Ucraina”. Ma, a prescindere dalla questione riguardante lo “pseudo Articolo 5”, la distanza tra le parti resta comunque ampia: Mosca esige il controllo totale del Donbass, incluse le aree attualmente ancora in mano ucraina. Zelensky, parlando ai giornalisti il 15 dicembre, ha ribadito la fermezza di Kiev: “La posizione russa non è cambiata, vogliono il Donbass. E noi non intendiamo cederlo”. I colloqui di Miami rappresentano dunque un tentativo di mediazione in un contesto di forte tensione negoziale, con Washington che spinge per una chiusura rapida del conflitto giunto ormai al suo quarto anno. (18 DIC - deg)
(© 9Colonne - citare la fonte)



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