L'annegamento è stata la principale causa di morte per i minori lungo le rotte migratorie nel 2025, rappresentando la metà di tutti i decessi, mentre l'inasprimento dei controlli di frontiera continua a spingere tanti bambini, bambine e adolescenti verso viaggi pericolosi. Lo dichiara Save the Children, alla vigilia della Giornata Internazionale dei Migranti, che si celebra oggi. L'anno in corso è stato il più letale mai registrato, con quasi 9.000 persone morte lungo le rotte migratorie in tutto il mondo. Dall'inizio del 2025 almeno 278 minori sono morti lungo le rotte migratorie, di cui 136 in mare dopo essere fuggiti da conflitti, fame e crisi climatiche. Tuttavia, il numero reale di vittime tra i minori migranti è probabilmente molto più alto a causa della mancanza di dati disaggregati, contando solo coloro che sono stati trovati e identificati. Ancora una volta il Mediterraneo Centrale si è confermato la rotta più letale, seguito dalla rotta marittima atlantica e dal Mediterraneo orientale. Dal 2016 il Mar Mediterraneo, in particolare la traversata dal Nord Africa all'Europa, è la rotta migratoria più mortale al mondo per i più piccoli.
Le crescenti misure di deterrenza sostenute dall’UE e dai suoi Stati membri nei Paesi terzi rischiano di spingere migliaia di minori verso rotte migratorie sempre più invisibili e pericolose, esponendoli a rischi estremi come la morte, ma anche alla tratta, allo sfruttamento, alla detenzione e all’erronea identificazione come adulti.
È quanto emerso dal nuovo rapporto di Save the Children “Traversing Danger”[3], che documenta le gravi violazioni dei diritti subite dai minori lungo le principali rotte migratorie verso l’Unione europea. Secondo il rapporto, tutti i minori intervistati hanno raccontato di aver subito forme di violazione dei loro diritti, fra cui estorsioni, violenze o abusi, incluso lo sfruttamento sessuale, in ogni fase del viaggio: dalla fuga da conflitti e povertà in Sudan, alla violenza e sfruttamento durante il viaggio, fino ai respingimenti e alla detenzione alle frontiere europee. Queste esperienze hanno conseguenze profonde per il loro benessere psicologico, fra cui sintomi di ansia, depressione e traumi complessi, tanto che gli esperti segnalano un aumento dei casi di stress post-traumatico e l’isolamento sociale fra i minori coinvolti nei fenomeni migratori. Il rapporto di Save the Children denuncia che i recenti tagli a livello globale alle risorse dedicate alla protezione dei minori migranti rischiano di compromettere la capacità di identificare e assistere i minori vulnerabili in frontiera. La rotta migratoria dalla Libia alla Grecia è una delle più significative per quanto riguarda il volume degli arrivi nel Paese, con ben il 42% degli arrivi via mare verso Creta che segna un aumento del 350% rispetto al 2024. I principali Paesi di provenienza sono Egitto (47%), Sudan (27%), Bangladesh (19%), ma anche Eritrea, Sud Sudan e Yemen. I minori rappresentano più di un quinto degli arrivi e il 30% di loro ha intrapreso viaggio da solo o è stato separato dalla famiglia. Tutti i minori intervistati per la ricerca hanno subito abusi, violenza, estorsione o sfruttamento sessuale in Libia: molti di loro sono stati detenuti per mesi in container, mentre alcuni sono stati costretti a guidare le imbarcazioni durante la traversata sotto minaccia, rischiando poi di essere arrestati all’arrivo in Grecia con l’accusa di traffico di esseri umani.
Inoltre, dall’inizio del conflitto in Sudan (aprile 2023) sono arrivate in Egitto 1,5 milioni di persone. Di questi, fino a settembre 2025, il 73,6% erano donne e bambini. Dall’Egitto, i minori hanno proseguito per la Libia o si sono imbarcati direttamente per la Grecia. Dei 50 minori sudanesi intervistati più della metà ha perso i familiari e 20 si sono separati dai genitori durante il viaggio, mentre 35 hanno dovuto ricorrere ai trafficanti per attraversare il confine. Le conseguenze psicologiche, aggravate da episodi di violenza, anche di genere, restano in gran parte non affrontate per la carenza di servizi di salute mentale. La rotta balcanica è un altro snodo centrale per la migrazione verso l’UE. I minori costituiscono il 15% del totale degli arrivi in Serbia e Bosnia Erzegovina, il 9,5% di loro è costituito da minori non accompagnati o separati. Dei 10 minori non accompagnati intervistati, 5 non hanno avuto accesso a cibo o acqua sufficienti durante il viaggio, e solo uno ha potuto vedere un medico quando ne aveva bisogno. Tra agosto 2024 e settembre 2025, Save the Children ha registrato 258 minori vittime di respingimenti dalla Croazia. L’aumento della dipendenza dai trafficanti per superare le frontiere ha spinto le persone in viaggio, compresi i tanti minori, nell’ombra, con gravi rischi di rapimenti, estorsioni e sfruttamento. (18 dic – red)
(© 9Colonne - citare la fonte)



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