La vita di Toni Cibotto è esposta al Roncale di Rovigo dallo scorso 5 dicembre fino al 28 giugno 2026, nella mostra a lui dedicata nel Centenario della nascita dal titolo “Il gusto del racconto”. Sala dopo sala, è lui stesso a raccontarsi e raccontare il suo tempo, tra amore e disincanto, sempre in bilico tra un “paradiso perduto”, quello del Polesine e del Veneto d’un tempo. È una attualità nella quale si sente sempre più fuor d’acqua, tanto da invitare i suoi molti lettori ed estimatori a “consideralo estinto”, già molti anni prima di andarsene. La mostra, curata da Francesco Jori, da una idea di Sergio Campagnolo, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con l’Accademia dei Concordi e il patrocinio del Comune di Rovigo. Non si tratta della “solita” mostra su uno scrittore. Certo ci sono i suoi libri, le sue foto, il suo film e le sue macchine da scrivere, ma, nell’originale allestimento creato da Arcadia Arte, a guidare il visitatore è proprio lui, Toni, con le sue riflessioni, i suoi aforismi, i suoi ricordi. Sono spezzoni tratti da “Il viaggio di Toni”, il docufilm girato in quel mitico treno, “la Vacca mora”, tra Rovigo e Chioggia, che ricalca il titolo di uno dei suoi libri. A ogni “fermata”, ricordi biografici, la memoria del padre e di una infanzia isolata, lui unico maschio in un collegio femminile, l’oppressione della solitudine, poi la scoperta della libertà che coincide con la frequentazione di Legge all’Università di Padova. Una laurea che non metterà mai a frutto, preferendo il giornalismo e la scrittura. L’esordio difficile con “La coda del parroco” che finisce sotto la scure della Santo Uffizio, giudizio drammatico per lui che era il figlio di un deputato democristiano soprannominato il “Vicevescovo” di Rovigo. Poi la Grande Alluvione, che vive in prima persona e che racconta in un suo libro. E ancora gli anni romani, quelli della Dolce Vita, vissuta intensamente accanto a scrittori come Pasolini, Sciascia, Moravia, il mondo dei cinema, Mastroianni, Fellini e l’esperienza della Fiera Letteraria. Ma l’inquietudine lo conduce a tornare a casa, in quel mondo di terra e acque che è il Polesine, che dalla Capitale gli appariva come l’unico luogo in cui potersi ritrovare. Qui ambienta “Scano Boa” da cui deriva un film diretto da Renato Dall’Ara con Carla Gravina. Anche le esperienze milanesi vengono ricordate, con la sua voce, in mostra: l’orgoglio di aver contribuito al successo delle mitiche “Mille Lire”, l’esperimento editoriale forse di maggior successo nel Novecento italiano, la frequentazione di Arnaldo Mondadori e di Edilio Rusconi, poi il dar vita a Premi Letterari che fecero epoca: il Fiuggi, il Campiello, il Settembrini, il Comisso, tra i tanti, e le frequentazioni quotidiane con scrittori ed editori. E a fare da fil rouge di quegli anni, il suo quotidiano, Il Gazzettino, che lo annoverava tra le sue firme e i “Diari Veneti”, la sua popolare rubrica fissa, poi raccolta in quattro volumi da Marsilio, il suo editore. Il teatro è la sua altra passione, vedendolo in veste di studioso del teatro di tradizione, promotore di compagnie teatrali amatoriali, poi la direzione del Goldoni. Una vita straripante di incontri, relazioni, successi. Ma sotto questo scintillare, si avverte la profonda inquietudine di un uomo che non si sente mai risolto, che vede mutare il mondo secondo forme che gli sono estranee, che trova compagnia preferita in Fosca, la sua cagnetta. Di essa dice: “È la mia docente universitaria, giocando a palla mi ha insegnato il segreto della vita: non pensare”. Quando lo assale la melanconia sale sulla sua Mini bianca (anch’essa in mostra) per avventurarsi in viaggi solitari, o talvolta con fidati amici, nel suo Delta. Per rivedere una chiesetta abbandonata, perdersi nel mare d’erba o raggiungere il rifugio dell’Abbazia della Madonna del Pilastrello e fare due chiacchiere con l’amico Abate. A cercare di suggere linfa vitale da luoghi che gli erano nel cuore. (gci)
“SENZA CORNICE”: A ROMA L’ARTE DI GIORGIO ORTONA
La città contemporanea, contenitore esistenziale e artistico dell’ispirazione pittorica: Palazzo Merulana a Roma, sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, gestito e valorizzato da Coopculture, presenta “Senza cornice”, la personale del pittore Giorgio Ortona. La mostra, in programma dallo scorso 13 dicembre al primo febbraio 2026, vanta i contributi critici di Maria Grazia Calandrone, Plinio Perilli e Claudio Strinati. Personalità cosmopolita, allievo di Renzo Vespignani e di Antonio Lòpez Garcia, Giorgio Ortona è un pittore figurativo e realista con una “evidente aspirazione all’astrazione”. Dipinge paesaggi urbani, ritratti di composte figure umane, nature morte, il cui tratto poetico principale è l’incompiutezza. L’artista parte dall’esplorazione di Roma, sua città di adozione e crogiolo di forme stratificate nei secoli, per allargare la visione ad altre città come Tripoli (dove è nato nel 1960), Napoli, Palermo o Addis Abeba, filtrate dalla sua soggettiva lente di ingrandimento: nonostante siano diverse, in tutte si riconosce una stessa cifra stilistica che le accomuna, il suo sguardo sul mondo. L’universo pittorico di Ortona indaga la realtà del quotidiano, dagli interni domestici al paesaggio urbano semi-periferico, con particolare attenzione alle palazzine, e non solo quelle romane, ormai storicizzate, in una rete espressiva “esasperata tra l’Io proprio Io (o super-Io, o Es inconscio) che ci pertiene, e una serie di ritratti domestici, o comunque familiari, concittadini, urbani e suburbani, amicali o anonimi... che domano e riplasmano il nostro sano, profondo sogno e bisogno di Realismo”, come scrive Plinio Perilli. Negli ultimi anni la sua ricerca include anche il tema dell'acqua, espresso dalla rappresentazione dei bagnanti o dai luoghi del turismo balneare, quali stabilimenti, piscine e spiagge. Anche il ritratto è rivolto sempre verso soggetti della vita urbana, come i turisti o gli atleti, mentre le nature morte, invece, sono descritte attraverso i sacchi di cemento o materiale per l'edilizia. Claudio Strinati definisce la sua materia pittorica come a cavallo “tra definizione e cancellazione, due dimensioni visive pressoché opposte ma da lui ottenute con gli stessi mezzi”. Giorgio Ortona è il poeta del movimento figurativo e verbale, secondo Maria Grazia Calandrone, poiché “i suoi quadri e i rispettivi titoli possono cambiare nel tempo. Niente è cristallizzato, niente è fermo. Tutto è inquietudine e fermento, nervosismo dell’ossessione e dell’irrequietezza. Vitalità, in una parola”. (gci)
AL MIC FAENZA UN NUOVO ALLESTIMENTO PER L’AREA ASIA ORIENTALE
Il 13 dicembre è stato inaugurato il riallestimento della collezione asiatica del MIC, con ceramiche appartenenti a culture che hanno influenzato a lungo lo sviluppo della ceramica del mondo. L’Asia ha affascinato l’Europa entrando con i suoi canoni estetici nelle arti e, in particolare, nell’arte ceramica. Il riallestimento valorizza il grande patrimonio del Museo, con alcuni inediti provenienti da recenti acquisizioni. Il nuovo percorso, curato da Eline van den Berg, ricercatrice di arte e cultura asiatica, con la collaborazione di Fiorella Rispoli e Roberto Ciarla, espone circa 230 manufatti dal II secolo (opere dalle Dinastie Han, Tang, Song, Ming, Qing) fino ad oggi, con diverse novità: un racconto organizzato per temi e l’inclusione nel percorso di opere d’arte contemporanea che hanno radici profonde nella pratica tradizionale. “L'ultima riorganizzazione della sezione dedicata all'Asia orientale del MIC Faenza risaliva al 2011 - spiega Eline van den Berg - Nonostante l'accurata disposizione degli oggetti, la vista era affaticata dall’eccessivo numero di reperti esposti e mancavano riferimenti che li contestualizzassero. Per questo motivo è stata sviluppata una nuova esposizione che risponde meglio alle esigenze dei visitatori, fornendo informazioni più concise e incentrate sui singoli oggetti”. Nel nuovo allestimento il racconto abbandona la rigida narrazione cronologica, per concentrarsi su opere significative in grado di ricostruire i contesti storici, sociali e culturali, mettendo in luce vari aspetti, come ad esempio la loro funzione, il loro carattere distintivo e i procedimenti per la loro realizzazione. La parte iniziale della sezione si focalizza su opere dell'Asia orientale come culla della produzione della porcellana. Una svolta nella storia della ceramica è data infatti dallo sviluppo della porcellana in Cina, che in seguito l’ha resa un prodotto “globale”. La mostra prosegue poi con una panoramica della ceramica cinese e giapponese, seguita da un’esposizione tematica che copre la cultura del tè, la vita accademica, i rituali e le sepolture, il simbolismo e il celadon. Questi argomenti mettono in evidenza l’uso, il significato e l’apprezzamento della ceramica in tutta l’Asia orientale con oggetti di vari periodi storici, anche contemporanei e provenienti da aree come la Corea e la Thailandia. Successivamente alcune ceramiche thailandesi e vietnamite sottolineano il ruolo chiave che hanno svolto nel commercio intra-asiatico durante il XV e il XVI secolo. Durante questo periodo, il commercio della ceramica cinese subì un temporaneo declino a causa dei divieti di esportazione imposti da vari imperatori cinesi. In risposta le fornaci in Thailandia e Vietnam soddisfano la domanda di oggetti in blu e bianco e celadon. Segue un’ampia panoramica sull'esportazione della porcellana in Europa da parte delle varie Compagnie delle Indie Orientali a partire dal XVII secolo, quando suscitò un fascino diffuso che culminò in una vera e propria mania durante il XVIII secolo. Proseguendo vengono messi in risalto alcuni importanti donatori al MIC di ceramiche asiatiche. La collezione asiatica del Museo fu gravemente danneggiata dopo il bombardamento del 1944 durante la Seconda guerra mondiale. In mostra è raccontata la ricostruzione delle collezioni avvenuta grazie a queste generose donazioni. Infine, una selezione di opere d'arte contemporanee – che prima non erano incluse nel percorso – dimostra come la produzione ceramica in Asia orientale continui a prosperare ancora oggi con radici profonde nelle pratiche tradizionali. Il nuovo allestimento – che ha vinto il Bando PNRR M1C3 del Ministero della Cultura finalizzato alla realizzazione di allestimenti accessibili, finanziato dall’Unione europea Next Generation EU – pone inoltre una grande attenzione all’accessibilità e fruibilità del patrimonio da parte di un pubblico eterogeneo che comprende anche persone con disabilità fisiche e cognitive nel rispetto del “diritto alla cultura” con l’obiettivo di favorire il dialogo fra le culture del mondo. Oltre ai lavori edili per il superamento di dislivelli fisici, la realizzazione di apparati didattici accessibili, introduzioni in braille, percorsi tattili e audio guide per le persone con difficoltà visive, percorsi video in LIS per le persone sorde e l’utilizzo di pannelli con info-grafiche realizzate con il metodo CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) grande attenzione è stata fornita alle tecnologie multimediali che permettono di superare le barriere cognitive e fisiche. Lungo il percorso sono previsti apparati multimediali in grado di fornire al visitatore un’esperienza virtuale di apprendimento emotivo. Essi verranno completati in primavera con l’inserimento di un touch screen per l’approfondimento di contenuti. “Questo riallestimento si inserisce in un progetto di valorizzazione del patrimonio del Museo che abbiamo avviato in un’ottica di modernizzazione della fruizione, dei contenuti e della multimedialità - commenta la direttrice Claudia Casali - Grazie al bando PNRR possiamo realizzare una sezione che presenta elementi di accessibilità oggi necessari alla fruizione ampliata. Da sempre il nostro Museo è attento alle tematiche dell’inclusione e dell’accessibilità: con questa sezione facciamo un passo avanti. Questo riallestimento sarà anche l’occasione per rivedere l’impianto strutturale dello spazio che tornerà alla sua originale dimensione architettonica”. Per l’occasione verrà pubblicata una guida, edita da Silvana editoriale, della collana del MIC, utile per approfondimenti e contenuti di sala. (gci)
A CAVALESE (TN) LA PERSONALE DI MARINELLA SENATORE
Un progetto espositivo, curato da Elsa Barbieri, fa sfumare il confine tra arte e vita: dal 13 dicembre al 6 aprile 2026 il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese (TN) presenta “There is so much we can learn from the sun”, mostra personale di Marinella Senatore, artista italiana contemporanea oggi più riconosciuta a livello internazionale, capace di coinvolgere e muovere l’energia di migliaia di persone senza mai perdere quella dimensione poetica nella quale è possibile ritrovarsi come voci narranti. “È successo anche a Cavalese, dove Marinella Senatore in ottobre ha incontrato un gruppo di abitanti, bambine, adulti, anziani, coltivando, tutti insieme, partecipazione, che è al contempo processo ed esito di un cambiamento. I due workshop, trascorsi confrontando e condividendo pensieri, idee, suggestioni, motti e ispirazioni sul senso di comunità, hanno posto l’enfasi sullo straordinario potere di emancipazione, individuale e collettiva, dell’arte. Le connessioni di questi due incontri confluiscono in un nuovo lavoro di Marinella Senatore, un collage in 9 elementi, che sarà posto al cuore di ‘There is so much we can learn from the sun’ per raggiungere chiunque”, dichiara Elsa Barbieri. A partire dall’inedito collage, che dà il titolo alla mostra “There is so much we can learn from the sun”, realizzato in pieno spirito di comunità, empowerment ed emancipazione – “Come artista, il mio ruolo è quello di attivare un meccanismo l’opera stessa con l’intenzione di generare una forza trasformativa che nasce dall’incontro tra i suoi elementi costitutivi, raggiungendo infine lo spettatore”, spiega Senatore – le opere esposte trasformano la mostra in una straordinaria esperienza visiva, di immaginazione e di socializzazione di cui, protagonisti assoluti sono i corpi. Quello di Marinella Senatore, per esempio, nei suoi Autoritratto, uno su tela e uno scultoreo, e i nostri, come quelli delle otto milioni di persone che fino a oggi Senatore ha coinvolto nella sua pratica. Di fronte alle tele della serie Make it shine, alle sculture luminose in vetro (I Contain Multitudes), ai neon - Breathe, U Are Enough; Remember the First Time You Saw Your Name; We Rise by Lifting Others; Dance First Think Later - ai collage della serie The School of Narrative Dance - Storyline e, non da ultimo, alla luminaria Alliance des corps che si aprirà sullo sfondo di Cavalese circoscrivendo nello spazio un ambiente speciale, dove tutti possono celebrare l’incontro e lo scambio. Ognuno di noi, ogni spettatore, non è più soltanto involucro, bensì è atteggiamento, è sviluppo del nostro essere. La potenza della mostra, che vuole coinvolgere e muovere l’energia delle persone, animerà il museo e non solo: “There is so much we can learn from the sun” si sposta infatti anche all’esterno del Palazzo, per trasformare Piazzetta Rizzoli 1 in un contenitore magico attraverso cinque grandi opere in tessuto (I Contain Multitudes) che rimandano alla tradizione dei gonfaloni, nonché ai grandi manifesti tessili dei movimenti operai e dei sindacati, e sventoleranno per l’intera durata della mostra su alti pali, realizzati da artigiani locali, con legno locale, per volere dell’artista e del museo di stringere un rapporto, ancora più profondo, con la realtà che ci circonda. “Il lavoro che stiamo portando avanti mira a rendere il Museo d’Arte Contemporanea un luogo sempre più aperto, vissuto e capace di dialogare con la comunità. Non solo uno spazio espositivo, ma un presidio culturale che entra nella quotidianità di Cavalese e contribuisce a rafforzare la sensibilità artistica del territorio. In questo percorso di avvicinamento tra museo e cittadinanza si inserisce perfettamente l’esperienza dei workshop condotti da Marinella Senatore: un’occasione in cui persone di età e provenienze diverse hanno partecipato alla creazione dell’opera che sarà al centro della mostra, diventando parte attiva del processo artistico. È un esempio concreto di come il museo possa farsi luogo di incontro, collaborazione e crescita collettiva. Anche per questo, la nuova esposizione rappresenta un passaggio particolarmente significativo. Arriva in un momento in cui Cavalese si prepara all’appuntamento olimpico del 2026, nel quale la nostra comunità avrà un ruolo culturale di primo piano all’interno della Val di Fiemme. La mostra contribuisce quindi a consolidare l’identità del museo come realtà viva e capace di dialogare con un pubblico ampio e internazionale. Da parte mia un ringraziamento speciale va allo staff del Museo e al personale dell’amministrazione comunale, il cui impegno ha reso possibile uno degli appuntamenti più importanti nella storia del nostro museo”, dichiara Fulvio Vanzo, assessore alla Cultura del Comune di Cavalese. “La mostra di Marinella Senatore rappresenta in modo esemplare lo spirito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026: un progetto che mette al centro le comunità, valorizza i territori e riconosce nella cultura una forma fondamentale di partecipazione. Il lavoro collettivo nato a Cavalese dimostra che l’arte può diventare un’esperienza condivisa, capace di unire generazioni diverse e di rafforzare il senso di appartenenza. È un contributo prezioso nel percorso che condurrà la Val di Fiemme a essere uno dei cuori culturali dei Giochi del 2026”, dichiara Domenico De Maio, Education & Culture director di Milano Cortina 2026. Con “There is so much we can learn from the sun”, il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese, sotto la direzione di Elsa Barbieri, si conferma ancora una volta istituzione volta all’incontro, al racconto di memorie collettive e individuali, e alla sperimentazione di una dimensione partecipativa che auspica a farci riconoscere un corpo unico. L’obiettivo è quello di rendere Cavalese - già cuore della Val di Fiemme, e ora designato centro culturale dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali Milano Cortina 2026 - un polo d’arte contemporanea di rilevanza internazionale. La mostra è realizzata dal Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese ed è promossa dal Comune di Cavalese con il sostegno di APT Fiemme Cembra, Cassa Rurale Val Di Fiemme ed Eventi Cavalesani. Si ringraziano Galleria Mazzoleni London - Torino - Milano e Magnifica Comunità di Fiemme per la collaborazione. L'iniziativa fa parte del progetto culturale di sistema, “Combinazioni - caratteri sportivi”, ideato e promosso dall'Assessorato alla Cultura della Provincia autonoma di Trento e si inserisce nell'ambito dell'Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, il programma multidisciplinare, plurale e diffuso che animerà l’Italia per promuovere i valori Olimpici attraverso la cultura, il patrimonio e lo sport, in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali che l’Italia ospiterà rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026. (gci)
MILANO, CADOGAN GALLERY OSPITA “THE BLUE TREE” DI SAM LOCK
Cadogan Gallery ha annunciato il nuovo allestimento di SOLO, la vetrina su Via Bramante a Milano con “The Blue Tree”, un'opera di Sam Lock che potrà essere ammirata fino al 10 gennaio 2026. “The Blue Tree” è presentato come un momento unico e distillato all’interno della continua indagine dell’artista sui segni, sulle strutture e sulle loro interruzioni. Un leggero reticolato emerge da elementi strutturali che vengono sovvertiti da un groviglio di pennellate. L’opera è al tempo stesso costruita e interrotta: la calma linearità incontra l’energia instancabile del gesto pittorico, intrecciandosi tra primo e secondo piano. La cifra distintiva di Lock di progressiva cancellazione è qui presente non come narrazione, ma come atmosfera. Il reticolato suggerisce una totalità misurata, quasi mappata, mentre l’azzurro si apre come un albero ancora in potenza: frammentato fino all’astrazione e ricomposto attraverso il gesto. Il dipinto è un’opera autonoma che si inserisce in una sequenza più ampia all’interno della ricerca dell’artista. È inoltre visibile negli spazi della galleria, fino al 31 gennaio 2026, “Venticinque”, la mostra personale di Gabriele Cappelli. Durante il periodo natalizio Cadogan Gallery rimarrà chiusa dal 24 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026 compresi. (gci)
(© 9Colonne - citare la fonte)



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