Dopo una lunga giornata di lavori, la commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera alla manovra, sbloccando l’ultimo passaggio prima dell’approdo in Aula. Con l’approvazione del mandato al relatore, il testo entra ora nella fase finale dell’iter parlamentare: la discussione generale inizierà lunedì 22 dicembre, mentre il voto definitivo è atteso per martedì. Poco prima del via libera, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha voluto ringraziare maggioranza e opposizioni per il lavoro svolto durante l’esame del provvedimento.
A catalizzare l’attenzione è stato il nuovo maxi-emendamento del governo, che riporta all’interno della manovra alcune misure per le imprese inizialmente destinate a un decreto separato. Tornano così le risorse per Transizione 5.0, Zes e per fronteggiare il caro-materiali. Ma nel testo spunta anche una stretta sulla previdenza: viene cancellata la possibilità di anticipare la pensione di vecchiaia cumulando i fondi pensione. Una norma che, ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, "era stata introdotta l’anno scorso ma non ha riscosso interesse". Sempre sul fronte pensioni arrivano nuovi tagli ai fondi per precoci e lavori usuranti, mentre si amplia la platea di imprese obbligate a versare il Tfr all’Inps. Si è invece sbloccato lo stallo sull’emendamento relativo al condono edilizio. La proposta sarà trasformata in un ordine del giorno, privo però di valore vincolante. "Di fatto è stato ritirato", rivendicano le opposizioni, parlando di una loro vittoria politica.
Via libera anche a un intervento a favore dell’editoria: il Fondo per il pluralismo viene incrementato di 60 milioni di euro. Una scelta definita “strategica” dal sottosegretario Alberto Barachini, che ha sottolineato le difficoltà di un settore messo sotto pressione dalla concorrenza delle grandi piattaforme digitali e dall’aumento dei costi.
Dalla maggioranza la Lega esprime soddisfazione per l’arrivo di tre miliardi aggiuntivi destinati a imprese, Ponte sullo Stretto e Piano casa, pur con una riduzione di 90 milioni nel biennio proprio su quest’ultimo capitolo. Giorgetti, dal canto suo, prova a chiudere le polemiche e scherza sulle voci di dimissioni: "Alle dimissioni ci penso tutte le mattine, ma lavoro per il bene del Paese".
Durissimo, invece, il giudizio dell’opposizione. La segretaria del Pd Elly Schlein parla di una “manovra pessima”, accusando il governo di fare cassa sulle pensioni e di favorire i redditi più alti. "Zero crescita, nessuna visione di rilancio economico, tagli su sanità, scuola e lotta alla povertà", attacca Schlein, denunciando un esecutivo “nel caos” e distante dalle promesse fatte agli elettori. (peg - 21 dic)
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