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LEONE XIV: AFFIDIAMO
LA NOSTRA VITA A DIO
COME GIUSEPPE

LEONE XIV: AFFIDIAMO <br>LA NOSTRA VITA A DIO <br>COME GIUSEPPE

C’è la fragilità di un uomo e, insieme, il coraggio di lasciare le proprie certezze. Ci sono rive familiari e porti rassicuranti, dai quali Giuseppe sceglie di allontanarsi per prendere il largo, affidandosi a una rotta che non nasce da calcoli umani ma dalle mani di Dio. È questa la figura del padre putativo di Gesù che Papa Leone XIV ha posto al centro della catechesi dell’Angelus di questa mattina, 21 dicembre, in una Piazza San Pietro raccolta e già immersa nell’attesa del Natale.

La liturgia della quarta domenica di Avvento invita a fissare lo sguardo su Giuseppe, lo sposo di Maria, nel momento decisivo in cui Dio gli affida la sua missione attraverso un sogno. Una pagina essenziale della storia della salvezza, che presenta un protagonista profondamente umano: fragile e fallibile come ogni uomo, ma capace di audacia e di una fede che non vacilla.

L’evangelista lo definisce “giusto”, ha ricordato il Pontefice, tratteggiando la figura di un pio israelita, fedele alla Legge e alla vita della sinagoga. Ma questa giustizia non si traduce in rigidità. Al contrario, in Giuseppe convivono sensibilità e umanità profonde, che emergono con forza nel momento in cui si trova davanti a una situazione dolorosa e difficile da comprendere: la gravidanza di Maria. Prima ancora dell’annuncio dell’angelo, Giuseppe rifiuta la strada dello scandalo e della condanna pubblica, scegliendo invece il ripudio segreto, discreto e misericordioso.

È proprio questa nobiltà interiore, ha sottolineato Leone XIV, a preparare il cuore di Giuseppe all’ascolto della volontà di Dio. Quando il Signore gli rivela in sogno il suo piano di salvezza e il ruolo inatteso che dovrà assumere – quello di sposo della Vergine e custode del Messia – Giuseppe compie un atto di fede radicale. Lascia anche l’ultima delle sue sicurezze e si affida totalmente a un futuro che non controlla, ma che consegna a Dio. Sant’Agostino descrive così questo assenso silenzioso e decisivo: “alla pietà e alla carità di Giuseppe nacque dalla Vergine Maria un figlio, e proprio il Figlio di Dio”.

Pietà e carità, misericordia e abbandono fiducioso sono le virtù che il Papa ha voluto mettere in luce mentre il Natale si avvicina. Virtù che, ha spiegato, educano il cuore all’incontro con Cristo e con il prossimo, rendendo ciascuno capace di essere per gli altri “presepe accogliente, casa ospitale, segno della presenza di Dio”.

Da qui l’invito finale alla vita quotidiana: perdonare, incoraggiare, donare speranza a chi si incontra lungo il cammino. E soprattutto rinnovare nella preghiera l’abbandono al Signore e alla sua Provvidenza, affidandogli ogni cosa con fiducia, come fece Giuseppe, uomo silenzioso e forte, alla vigilia della nascita di Dio nel mondo. (peg - 21 dic)

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