Uno dei dossier più rilevanti dell’anno è stato senza dubbio l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Mercosur. Nel 2025 l’intesa, attesa da oltre vent’anni, ha subito un rallentamento decisivo anche a causa delle posizioni di Italia e Francia. Roma ha espresso forti perplessità per l’impatto dell’accordo sull’agricoltura nazionale, in particolare sui settori più sensibili come carne, cereali e produzioni tipiche. Le proteste degli agricoltori in diversi Paesi europei hanno rafforzato il fronte dei contrari, portando di fatto a un rinvio politico dell’intesa al prossimo anno.
Scontro diretto tra Bruxelles e Roma poi per l’utilizzo del cosiddetto golden power, ovvero i poteri speciali dello Stato sulle operazioni societarie nei settori strategici. Secondo l’UE, l’Italia avrebbe esteso questi poteri oltre i limiti consentiti dal diritto europeo, creando ostacoli al mercato unico. Un tema delicato, che tocca il confine tra sovranità nazionale e regole comuni e che ha visto la Commissione europea aprire una procedura d’infrazione contro il nostro Paese
Un altro tema centrale del 2025 è stato quello della transizione ecologica nel settore automobilistico. L’alleanza tra Roma e Berlino ha obbligato l’Unione europea ad avviare una revisione delle norme che prevedevano lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. Italia e Germania hanno spinto per una maggiore flessibilità, a tutela delle rispettive filiere industriali, ottenendo un ammorbidimento della linea europea, che tiene conto delle difficoltà di riconversione industriale e dell’impatto occupazionale.
Buona notizie, anche se con prudenza, sono arrivate con il pacchetto di primavera del semestre europeo, pubblicato tra maggio e giugno. La Commissione ha infatti valutato la situazione economica dell’Italia riconoscendo una crescita contenuta ma stabile. Evitate nuove sanzioni, pur con la necessità di riforme strutturali su fisco, debito pubblico e mercato del lavoro, Roma porta a casa un giudizio prudente, che conferma l’Italia sotto osservazione ma fuori dalle emergenze immediate.
Sul piano geopolitico, l’Italia ha rafforzato quest’anno il proprio ruolo nel dibattito sull’allargamento dell’Unione europea ai Balcani occidentali. In un vertice tenuto a Taormina, Roma ha rilanciato l’obiettivo di accelerare l’adesione dei Paesi candidati entro il prossimo decennio, dando un segnale chiaro della volontà italiana di incidere sulle future scelte strategiche dell’UE.
Concludiamo con una notizia decisamente positiva: nel 2025 l’Italia si è confermata il primo produttore ed esportatore di vino dell’Unione europea. Un primato che rafforza il peso dell’agroalimentare italiano nel mercato unico e rende ancora più centrale la difesa delle produzioni di qualità nelle politiche europee, aggiungendosi al prestigioso riconoscimento del savoir-faire italiano in Cucina con la proclamazione a Patrimonio immateriale dell’UNESCO.
Un anno, dunque, in cui il rapporto tra Italia e Unione europea si è mosso tra dialogo, confronto e tensioni, su temi chiave come commercio, ambiente, economia e geopolitica. Questioni che continueranno a segnare il dibattito anche nei prossimi mesi.
(Filippo Giuffrida)
(© 9Colonne - citare la fonte)



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