Londra - Intervistato da CNN, l’amministratore delegato di Mutti, Francesco Mutti, ha commentato il marcato calo delle importazioni italiane di concentrato di pomodoro dalla Cina (–76% secondo Financial Times), definendolo “un indicatore significativo delle nuove priorità del mercato internazionale”. Per Mutti, questa dinamica “non è una competizione tra Paesi, ma la conferma che consumatori e buyer stanno chiedendo maggiore trasparenza, origine chiara e standard elevati. È un segnale che rafforza il valore del Made in Italy e della nostra filiera, fondata su tecniche agronomiche specializzate, controlli rigorosi e una cultura della qualità che ci distingue nel mondo”. Mutti ha poi spiegato che l’azienda ha “assorbito oltre due terzi dei costi” legati ai dazi statunitensi sul pomodoro e sui materiali d’imballaggio. Nonostante gli sforzi di efficienza interna, “un adeguamento dei listini di qualche punto percentuale” si è reso necessario. Gli Stati Uniti rappresentano oggi circa il 10% dell’export Mutti, un mercato strategico in cui l’azienda continua a investire, mantenendo saldi i propri standard qualitativi. Mutti ha ricordato su CNN che l’Italia è responsabile di circa il 70% dell’export globale di pomodori in scatola, un patrimonio che richiede tutela e continuo investimento in qualità, trasparenza e tracciabilità. L’amministratore delegato ha ribadito che la qualità “nasce nei campi”: l’azienda paga ai propri agricoltori un premio di circa +10% rispetto al mercato per selezionare le migliori materie prime e sostenere una filiera virtuosa. “Il nostro modello non punta alla riduzione dei costi - ha dichiarato Mutti - ma alla valorizzazione della filiera. Pagare di più il pomodoro è la condizione per ottenere una qualità superiore”. (9colonne)
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