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direttore Paolo Pagliaro

Arezzo: Bernasconi, pioniere del cinema

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

AREZZO: BERNASCONI, PIONIERE DEL CINEMA

Arezzo rende omaggio alla settima arte con “Il cinema ritrovato– tra emigrazioni e ritorni”, una serie di appuntamenti che profumano di riscoperta, antiquariato, di pionierierismo. Fino al 20 agosto il Palazzo di Fraternita ospita un singolare percorso espositivo che racconta la vita di Francesco (Frank) Bernasconi e che, grazie al Comune di Arezzo, mette in mostra alcune macchine per proiettare i film muti che si pensava non esistessero più.Una storia ricostruita da Fausto Casi, direttore del museo dei Mezzi di Comunicazione di Arezzo che parte da una scoperta sensazionale: Casi ritrova una macchina per proiettare i film datata al 1903 e una macchina da teatro di qualche anno dopo. Le fa restaurare e le mette in funzione.Si ritrovano anche un baule con accessori di ricambio per la macchina, proiettili a salve utilizzati per sparare durante le proiezioni nelle scene che richiedono effetti speciali, varie pellicole di film muti databili negli anni che vanno dal 1900 al 1933 ancora da studiare, vetrini con titoli di film e curiosi biglietti di ingresso sia americani che italiani.Sono materiali appartenenti a Francesco Bernasconi, vero pioniere del cinema muto.Bernasconi era appena 15 enne quando nel 1898 lascia Viggiù, provincia di Varese, ed emigra in America. Qui si stabilisce col padre a Barre, nel Vermont e si innamora del cinema al punto da acquistare una macchina per proiezioni che poi porta in Italia.Appena rimpatriato (1914) va a fare il servizio militare e utilizza la sua macchina da cinema per le truppe Italiane fino al 1917. Rientrato dal fronte militare continua come “ambulante” a portare il cinema per le città della provincia lombarda almeno fino al 1935 quando poi si dedica ad altre attività.La mostra di Arezzo ricostruisce la passione di Bernasconi per il cinema e presenta una serie di macchine e attrezzature con cui si “faceva” il cinema muto.

 

PADOVA: L'ELEGANZA DELLA NUDA MATERIA

“L’eleganza della materia” è il titolo della mostra personale di Silvio Mastrodascio, fino al 20 agosto alla Galleria Samonà di Padova. Le opere di Mastrodascio trovano nel nudo femminile più che un'immagine un vero e proprio archetipo, un parametro con cui manifestare il personale orientamento, lo stile, la vocazione artistica.

 

VENEZIA: LA “NUVOLA” DI ZUNDEL

Per il suo debutto in Europa, Irene Zundel ha scelto il palcoscenico della Biennale di Venezia. L’artista messicana, Premio per l’arte alla Biennale del Contemporaneo di Firenze, presenta, al Centro Culturale Don Orione Artigianelli, l’installazione “Oltre il velo dell’apparenza”, con una selezione di suoi altri lavori recenti, fino al 6 agosto. Zundel propone l’emozione di immergersi in una “nuvola” composta da mezzo milione di fili, ciascuno teso da un piccolo peso. Il visitatore, muovendosi, gode -essendone egli stesso autore - di continue nuove prospettive, in un microcosmo di colori dove è reale ciò che è irreale e l’irreale è assolutamente reale. A seconda della prospettiva che si va a creare e a seconda dell’approccio e della visione dello spettatore-attore. Zundel supera e destruttura le forme arrotondate dell’arte, per condurle alla purezza della geometria. Partendo dal triangolo, elemento per lei perfetto, ricomponendolo all’infinito e trasfondendogli i colori del suo Messico.“Ho scoperto che tutto si può fare con la geometria. Anche rappresentare se stessi” afferma l’artista che usa anche plexiglass e poliuretano in una continua sperimentazione, alla ricerca di forme e materie che, nelle sue mani, riverberino riflessi, luce, colori e profondità. Dopo la “prima” veneziana la mostra sarà in diverse sedi americane.

(PO / red)

 

PISA: SE GOYA INCONTRA GUIDO RENI

Tre dipinti straordinari in mostra a Pontedera: due di Francisco Goya ed uno di Guido Reni. Fino al 10 agosto  il Palp - Palazzo Pretorio ospita l’esposizione “Goya e Guido Reni. Tesori d’arte al Palp”. Le opere di Francisco Goya, uno dei più grandi artisti europei del suo tempo, sono due autoritratti, realizzati dal maestro spagnolo a circa dieci anni di distanza. Due capolavori che dopo Pontedera andranno al Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, nella primavera 2018. L’autoritratto cronologicamente ‘più antico’, del 1771, è l’Autoritratto giovanile, probabilmente eseguito dal pittore mentre era ancora in Italia. Le fattezze del ritratto sono quelle imberbi di un giovane venticinquenne, vestito con una giubba da viaggio, quasi a dimostrare che, anche se a spese proprie, in Italia egli era riuscito ad arrivare. Il secondo Autoritratto in mostra, del 1782 circa, è stato riscoperto di recente in una prestigiosa collezione privata e rileva nell’angolo inferiore sinistro una sorprendente firma “Goya” di colore rosso. Alla forza espressiva del volto si accompagna una forza pittorica senza precedenti: per lo spessore dell’impasto e il trattamento della materia pittorica, il viso più che dipinto sembra scolpito. Il terzo dipinto è una Susanna e i vecchioni, straordinario inedito del maestro bolognese Guido Reni. La pennellata esibisce una trama poco compatta, lasciando emergere il libero andamento del pennello in un gioco di studiati contrappunti tra pieni e vuoti, in cui anche il colore della preparazione acquista un ruolo di protagonista.  

VENEZIA: LA RAGAZZA “ALLA MARINARA” DI MODIGLIANI

Il capolavoro di Amedeo Modigliani “Ragazza con il bavero alla marinara”, del 1916, recentissima donazione ricevuta dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim, è protagonista del riallestimento all’interno delle Project Rooms del museo veneziano, insieme a una serie di altre opere d’arte italiana donate sempre alla Fondazione nel corso degli ultimi tre decenni. Accanto al ritratto di Modì, le tele di Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Dadamaino, Bice Lazzari, Tancredi Parmeggiani e Paolo Scheggi.

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