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direttore Paolo Pagliaro

Milano, la Via Crucis
di Gaetano Previati

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Milano, la Via Crucis <br> di Gaetano Previati

MILANO: LA VIA CRUCIS DI GAETANO PREVIATI

In occasione del tempo quaresimale e pasquale, i Chiostri di Sant’Eustorgio di Milano suggeriscono una riflessione sul tema della Passione di Cristo. Fino al 20 maggio, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini ospita la mostra “Gaetano Previati (1852-1920). La Passione”, organizzata in collaborazione con i Musei Vaticani, che presenta un nucleo di opere sacre del maestro del divisionismo italiano. Il percorso espositivo si apre con La Via al Calvario, opera da poco entrata a far parte delle collezioni del Museo Diocesano per lascito testamentario, e non ancora esposta al pubblico, a cui si affianca una seconda versione autografa dello stesso soggetto, proveniente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.Accanto a questo primo nucleo, sarà proposta l’intera Via Crucis realizzata tra il 1901 e il 1902, dalla Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, recentemente restaurata, oltre alle 14 riproduzioni fotografiche, ritoccate a punta d’argento dallo stesso Previati, conservate nella chiesa dei SS. Quirico e Paolo a Dogliani (Cuneo).Le grandi tele della Via Crucis vaticana sono state esposte dall’artista ferrarese alla I Quadriennale di Torino del 1902 e per lungo tempo, dopo essere giunte in Vaticano, sono state custodite negli appartamenti papali. La IV stazione della Via Crucis di Previati è stata scelta come immagine guida della Quaresima Ambrosiana. (red)

ROMA: LE “ICONE” DI TERRY O’NEILL

Dopo il grande successo di pubblico e critica della mostra “I Grandi Maestri. 100 Anni di fotografia Leica”, al Vittoriano di Roma continua la stagione espositiva dedicata ai più importanti fotografi del panorama mondiale. Finp al 20 maggio ritratti iconici raccontano un’epoca attraverso i volti dei miti del cinema, della musica, della moda, della politica e dello sport: le sale del Complesso del Vittoriano accolgono un’eccezionale retrospettiva dedicata al grande fotografo britannico Terry O’Neill. Vivendo tra i miti dello spettacolo e avendo con loro un rapporto di grande vicinanza e complicità, nei suoi cinquant’anni di carriera O’Neill realizza alcuni dei ritratti più autentici: da Frank Sinatra (fotografato nell’arco di trent’anni) a Elvis Presley, da Elton John a Bono Vox, da Elizabeth Taylor a Audrey Hepburn, da Brigitte Bardot a Ava Gadner fino a Marlene Dietrich. Tra gli oltre 50 scatti leggendari che hanno catturato momenti cruciali della storia dei più grandi personaggi, una sezione è interamente dedicata a una delle più poliedriche figure dello star system mondiale, icona dandy di stile che ha fortemente influenzato la percezione dell’arte e il mondo della moda di questo ultimo secolo: David Bowie. (red)

ROMA: 100 OGGETTI DEL DESIGN GIAPPONESE

Dalla leggendaria bottiglia della salsa di soia Kikkoman, alla Nikon F, fino a esoscheletri, automobili e aerei. Una selezione di cento pezzi, tra design domestico/elettrodomestico e classici prodotti dagli anni ’50 in poi, sono esposti nella mostra “Japanese Design Today”, fino al 19 maggio, all’Istituto Giapponese di Cultura di Roma. Scrive il curatore Hiroshi Kashiwag: “Nel 2013 il monte Fuji è registrato come Patrimonio dell’Umanità e la cucina giapponese è designata Bene Culturale Immateriale. Di conseguenza, molti hanno potuto farsi un’idea del monte Fuji e della cucina nipponica. Mi pare, tuttavia, che il design possa essere veicolo ancora più efficace per avere informazioni sulla diversità di vita e cultura del Giappone contemporaneo. C’è un mare di aspetti osservabili nella produzione di un design, nella tecnologia che lo rende possibile, la sua funzione, la struttura che può renderlo applicabile e il gusto dei fruitori quanto a materiale, forma e colore. Esistono innumerevoli possibilità per risolvere i problemi relativi all’utilizzo di un prodotto. Persino un oggetto semplice come un apribottiglie o una clip può essere concepito e disegnato in mille modi diversi. La funzione di alcuni degli oggetti esposti in Japanese Design  Today/100 potrebbe non essere immediatamente riconoscibile a causa della linea innovativa, pensata in rispostaal problema posto.  Alcuni design industriali seguono i recenti trend globalistici, altri perseguono la tradizione giapponese, altri riflettono il gusto delle masse: la maggiore o minore complessità è dettata dalla cultura di chi produce e usa. Quando siamo in viaggio, osserviamo edifici, oggetti nelle vetrine, gli abiti indossati dalla gente; tutto è stato disegnato da qualcuno, tutto può darci informazioni sulla cultura locale”.  (red)

PARMA: FINO A GIUGNO CAPITALE DELLA CREATIVITA’

Per il terzo anno consecutivo “Parma 360 Festival della creatività contemporanea” anima la primavera culturale parmigiana con un ricco programma di mostre, iniziative ed eventi che mostrano uno sguardo a 360 gradi sul sistema della creatività contemporanea italiana e un focus sulla creatività emergente. Fino al 3 giugno, in diversi spazi istituzionali e privati della città, si svolgono mostre di pittura, fotografia, arte digitale, scultura alternate a concerti, performance e attività formative e laboratoriali che annoverano alcuni tra i nomi più rilevanti dell’arte contemporanea italiana, come Davide Coltro, Francesco Diluca, Franco Fontana, Giovanni Frangi, Pietro Geranzani, Carlo Mattioli, Ernesto Morales, Barbara Nati e Daniele Papuli. Nella città che è stata designata Capitale italiana della Cultura per il 2020, il Festival - uno dei 32 progetti del dossier di candidatura - ha il duplice obiettivo di recuperare la naturale vocazione culturale e artistica di Parma, facendone vivere in modo nuovo e sinergico gli spazi espositivi, e di sviluppare la comunità creativa del territorio attraverso l’arte, intesa come motore di crescita e trasformazione sociale. L’iniziativa, che vede la direzione artistica e la curatela di Chiara Canali e Camilla Mineo, è organizzata dalle associazioni 360° Creativity Events ed Art Company, con il sostegno del Comune di Parma e di “Parma, io ci sto!” e un’ampia rete di partner pubblici e privati. Una novità di questa terza edizione è l’indagine sul tema della sostenibilità ambientale e del rapporto tra uomo, natura e paesaggio, fil rouge che unisce tutte le mostre, le installazioni e gli eventi dell’iniziativa in un percorso esplorativo visionario e poetico. Alla base della progettualità di Parma 360, ci sono inoltre i concetti di rigenerazione urbana e di rifunzionalizzazione degli spazi cittadini per un coinvolgimento attivo della cittadinanza. Il Festival mette in rete e promuove contemporaneamente il patrimonio artistico già esistente in un vero e proprio museo diffuso sul territorio, valorizzando attraverso l’arte contemporanea chiese sconsacrate, palazzi storici e spazi di archeologia industriale non sempre conosciuti dagli abitanti della città, come il gioiello storico dell’Ospedale Vecchio, le ex Chiese di San Quirino e San Tiburzio e l’area industriale dell’ex Scedep. Parma 360 è anche un Festival virale disseminato in tutta la città: la sezione 360 Viral si propone infatti di coinvolgere il pubblico in un percorso artistico diffuso nel centro storico, con l’obiettivo di rilanciare e promuovere la cultura artistica più vitale e presente nel territorio. All’appello hanno risposto una quarantina di spazi creativi fra cui gallerie, studi professionali, coworking, negozi di arredamento e design, ristoranti, che ospiteranno progetti di arte contemporanea: sculture, fotografie, dipinti, animeranno il centro urbano attraverso percorsi creativi. Previsto anche una call to illustrator presso la storica edicola ottocentesca di piazzale della Steccata: un concorso a tema per artisti e illustratori in collaborazione con Parmalat. (red)

FIRENZE: GLI ARAZZI DI COSIMO DE’ MEDICI  

Venti arazzi dedicati alle Storie di Giuseppe, commissionati dal duca Cosimo I de’ Medici, dieci dei quali ora al Palazzo del Quirinale, tornano nella loro collocazione originale, nella Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio a Firenze, per i prossimi tre anni, rinnovabili su accordo delle parti. Grazie a un protocollo d’intesa firmato dal Quirinale, dal Comun di Firenze e dal ministero dei Beni culturali, verranno esposti a rotazione, quattro alla volta, i dieci arazzi di proprietà delle Gallerie degli Uffizi in deposito al Comune di Firenze e i dieci arazzi della Dotazione presidenziale. Tra il 1546 e il 1553 l’arazzeria ducale medicea realizzò questo grandioso ciclo di venti arazzi, tessuti sulla base dei disegni di Agnolo Bronzino, Pontormo e Francesco Salviati. Dopo l’Unità d’Italia il ciclo entrò a far parte della Dotazione della Corona e nel 1882 dieci dei venti arazzi furono trasferiti a Roma come arredo delle sale di rappresentanza del Palazzo del Quirinale. I venti arazzi sono stati riuniti per la prima volta dall’800 in occasione della mostra dal titolo Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino, allestita nel Palazzo del Quirinale, al Palazzo Reale di Milano e a Palazzo Vecchio a Firenze, per un anno, nel febbraio 2015-2016. Per l’occasione la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio è stata adeguata ad una funzione museale tramite la predisposizione di apparecchiature per il controllo del microclima, delle polveri e dell’illuminazione, e sarà inserita nei percorsi di visita del palazzo.  (red)

CATANIA: TESORI NASCOSTI, DA GIOTTO A DE CHIRICO

Fino al 20 maggio il Castello Ursino di Catania ospita “Da Giotto a de Chirico - I Tesori nascosti”. La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi, racconta attraverso preziosi tesori “nascosti” lo svolgimento della storia dell’arte italiana, da Giotto, l’artista che ha rinnovato la pittura, così come Dante, suo contemporaneo, è ritenuto il “padre” della lingua italiana, a Giorgio de Chirico che, affascinato dell’arte antica, fu il principale esponente della pittura metafisica, attraverso la quale tentò di svelare gli aspetti più misteriosi della realtà. La mostra nasce dal desiderio di illustrare, attraverso una ragionata selezione, il Tesoro d’Italia “nascosto e protetto” nelle più importanti raccolte private italiane. In un arco temporale di oltre sette secoli, dalla fine del Duecento alla metà del Novecento, da Giotto a de Chirico, si dà conto dell’evoluzione degli stili, delle correnti e degli snodi fondamentali della storia dell’arte italiana. La mostra offre altresì al visitatore un’ampia panoramica sui soggetti affrontati dagli artisti, da quello sacro alle raffigurazioni allegoriche e mitologiche, dal genere del ritratto a quelli del paesaggio e della natura morta. La “Madonna” di Giotto e due teste muliebri marmoree, prime sculture “italiane” riferite a un maestro federiciano della metà del Duecento, aprono la straordinaria galleria, dove sono raccolti capolavori, tra gli altri, di Veronese, Caravaggio, Ribera, Preti, de Pisis, de Chirico e Guttuso. (red)

SIENA: NUOVO ALLESTIMENTO PER TESORO SANTA MARIA DELLA SCALA

Nuovo allestimento, a Siena, del Tesoro del Santa Maria della Scala all'interno della Sagrestia Vecchia, che ricontestualizza, all'interno dell'ambiente che più a lungo li ha ospitati, i reliquiari, le reliquie e l'Arliquiera, dipinta da Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta. Le reliquie erano state acquistate a Venezia nel maggio 1359 dal mercante Pietro di Giunta Torregiani che ne era venuto in possesso due anni prima circa a Costantinopoli: l'atto, documentato dall'originale rinvenuto nell'Ospedale e dalle copie secentesche, fu stipulato sotto forma di donazione per non incorrere nell'accusa di simonia. Del lotto facevano parte reliquie inerenti alla Passione, alla vera Croce e alla Vergine, oltre a numerosi altri santi. Ad esse si aggiungeva l'Evangeliario, dalla preziosa copertina in oro, smalti e pietre dure. Proprio per celebrare l'arrivo delle preziose reliquie sembra che il governo dei Dodici istituisse, fin dal 1360, la celebrazione del capodanno nel giorno della SS. Annunziata, il 25 marzo, e ordinasse la realizzazione di un pulpito per la loro esposizione su piazza Duomo alla venerazione cittadina. A metà ‘400 è documentato il loro trasferimento nella Sagrestia Vecchia. Qui Lorenzo di Pietro lavorò alla decorazione delle pareti con il complesso ciclo iconografico incentrato sull'illustrazione degli Articoli del Credo, ma dipinse anche l'Arliquiera, armadio destinato a conservare i preziosi cimeli, decorato all'interno con otto Storie della Passione di Cristo e all'esterno con dodici Santi e beati senesi. Grazie ad un accordo di valorizzazione siglato fra il Comune di Siena e il Mibact, lo straordinario manufatto viene ricollocato all'interno dell'ambiente per il quale era stato realizzato e dal quale dialogava con il ciclo pittorico che aveva nella figura centrale del Cristo nel soffitto il punto di sintesi e unione. (20 apr - red)

 

 

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