Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Torino: "La Fragilità Della Bellezza”, capolavori restaurati

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Torino:

Esposizione conclusiva della 18ma edizione di Restituzioni, il programma  di salvaguardia e valorizzazione che Intesa Sanpaolo conduce da circa trent’anni a favore del patrimonio artistico del Paese, la mostra “La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati”, alla Reggia di Venaria fino al 16 settembre, presenta 80 nuclei di opere,  per un totale di 212 manufatti restaurati grazie a Intesa Sanpaolo nel biennio 2016-2017. Le opere  appartengono a  17 regioni italiane: oltre a Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Liguria, Toscana, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Puglia, già interessate nelle precedenti edizioni, per la prima volta sono state coinvolte Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata, Molise, Sardegna e si conta anche una presenza estera, proveniente da Dresda. In questa edizione Intesa Sanpaolo ha collaborato con 44 enti di tutela (Soprintendenze, Poli Museali e Musei autonomi) e sono 63 gli enti proprietari. Un imponente lavoro di recupero, che ha coinvolto 205 professionisti del restauro in tutta Italia, incluso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” con cui Intesa Sanpaolo ha stabilito da tempo una collaborazione continuativa. La mostra  copre  un arco  cronologico  di quasi  40 secoli, spaziando dall’antichità al contemporaneo fornendo così un ampio panorama del patrimonio artistico italiano. Tra le opere esposte, gli affreschi della Tomba di Henib, dal Museo Egizio di Torino; la preziosa Testa di Basilea, dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck, da Palazzo Reale di Genova; San Girolamo penitente di Tiziano, dalla Pinacoteca di Brera; San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, fino a opere di Morandi, Burri e Twombly. Nella grande varietà non mancano oggetti particolari come il Mantello Tupinambà, realizzato con  penne  e fibre di cotone, giunto tra XVI e XVII secolo  in Italia dal Brasile, oggi conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, o il seicentesco  Clavicembalo  dipinto, dal Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma.  “Restituzioni” è un programma promosso da Intesa Sanpaolo dal 1989 e si avvale della curatela scientifica di Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti. Da 29 anni la banca, con cadenza biennale, collabora con gli enti ministeriali preposti alla tutela (soprintendenze, poli museali e musei autonomi) per individuare opere appartenenti a musei pubblici, privati o ecclesiastici, siti archeologici e chiese di tutta Italia, bisognose di restauro e ne sostiene gli interventi. La scelta delle opere segue un unico criterio: ascoltare le esigenze dei territori per valorizzarne l’identità attraverso interventi che privilegino l’effettiva necessità e urgenza del restauro. Dal 1989 ad oggi, sono ormai oltre 1300 le opere “restituite” alla collettività: una sorta di ideale museo, con  testimonianze che  spaziano dalle epoche proto-storiche fino all’età contemporanea, dall’archeologia all’oreficeria, alle arti plastiche e pittoriche. Sono più di 200 i musei, i siti archeologici, le chiese, garanti della destinazione pubblica dei propri tesori, che hanno beneficiato di questo programma, centinaia i laboratori di restauro qualificati, distribuiti da Nord a Sud, incaricati dei restauri ed altrettanti gli studiosi  coinvolti nella redazione  delle schede storico-critiche  per  i  cataloghi.  Un curriculum a cui si aggiungono gli interventi di restauro realizzati su opere di scala monumentale come, ad esempio,  i mosaici pavimentali paleocristiani della Basilica di Aquileia, gli affreschi di Altichiero e Avanzo nella Cappella di San Giacomo  nella Basilica del Santo  a Padova, gli affreschi di Lanfranco  della Cappella  di San  Gennaro  nel Duomo di Napoli, fino al recente restauro  della Casa  del Manzoni, a Milano, vero e proprio monumento “nazionale”. In quest’ambito inoltre, nel giugno 2009, in concomitanza col compiersi dei vent’anni di attività di Restituzioni, sono stati portati a conclusione i restauri degli affreschi trecenteschi di Stefano  Fiorentino nella chiesa dell’Abbazia di Chiaravalle, alle porte di Milano. (red)

ROMA: “PAST CONTINUOUS” NEL MUSEO-APPARTAMENTO 

 “Past Continuous” - il tempo verbale inglese che viene usato per descrivere le azioni o gli eventi iniziati nel passato che continuano e hanno conseguenze nel presente - è il titolo della prima mostra personale italiana di Alberto Torres Hernández, artista spagnolo che da dieci anni vive e lavora a Londra. Il progetto espositivo è costruito su misura per gli spazi domestici di Casa Vuota a Roma con dipinti, disegni e un’installazione di ricami, realizzati dall’artista a partire da un’idea del 2016 che trova il suo compimento e viene presentata al pubblico per la prima volta nell’appartamento-galleria del Quadraro. Inserita nel calendario degli eventi del Roma Pride, la mostra è visitabile su appuntamento fino al 23 settembre. “Pensando a Casa Vuota – spiega l’artista – sono arrivato all’idea di fare una mostra che esplori l’oggettivazione delle persone care”. Un’oggettivazione che si compie in quello che di loro resta, attraverso la ripetizione dell’immagine che, quasi come un esorcismo, prova a trasformare una persona in un oggetto. “Nel passato di ognuno di noi – scrive uno dei due curatori, Francesco Paolo Del Re – ci sono azioni percepite come incomplete, ancora in corso, ramificate verso il presente e il futuro” e “il past continuous di Alberto Torres Hernández è la metafora di una prassi pittorica che vuole riflettere sulla relazione con le persone care, i compagni di viaggio con cui condividiamo un pezzo di vita, che duri un istante o un’eternità”. “Casa Vuota è un luogo – afferma l’altro curatore, Sabino de Nichilo – carico di segni e memorie, tramato di cicatrici e impronte del passaggio dei vecchi proprietari che hanno lasciato l’abitazione, riecheggiante di fantasmi, di passioni e di storie vissute. In un contenitore espositivo come questo, le testimonianze dell’abitare passato che le stanze ancora conservano suggeriscono all’artista una peculiare chiave di lettura della relazione tra pittore e modello, per la quale la pittura vivifica e rende presente un’assenza”.

(red)

NAPOLI: RAINALDI E LA LUCE DI CARAVAGGIO

Fino al 30 settembre arriva al Pio Monte della Misericordia di Napoli l'arte contemporanea e mistica di Oliviero Rainaldi che presenta “Le otto opere di Misericordia”, rivisitazione de Le Sette Opere di Misericordia, uno dei più grandi capolavori del Caravaggio conservato proprio al Pio Monte. Oliviero Rainaldi, classe 1956, le cui opere sono presenti all’estero e in Italia - come Caduti nel Palazzo dell’Onu, il bassorilievo Neptune in the Windrealizzato per il marchio Maserati, la scultura simbolo del Frederik Meijer Gardens & Sculpture Park in Michigan – pone la sua opera come estensione naturale profusa dalla luce del capolavoro del Caravaggio, opera del 1607, caricandolo di ulteriori segni mistici e profondi significati. Il dipinto del Merisi - che fu la prima commissione da parte di Luigi Carafa che protesse la fuga dell’artista da Roma dopo la condanna per omicidio - esprime attraverso il forte contrasto di luci la visione diretta della realtà che lascia emergere la verità delle azioni e i sentimenti di compassione. Rainaldi, alle sette opere - Dar da bere agli assetati, Ospitare i pellegrini,Visitare gli infermi, Dar da mangiare agli affamati, Vestire gli ignudi, Visitare i carcerati e Seppellire i morti - col suo progetto unico propone l’aggiunta di un’ottava: la misericordia con sé stessi, il proprio essere che è luogo dell’accoglienza, del perdono, della carità, come preparazione attraverso la conoscenza e riconciliazione con la propria interiorità. In bilico tra sacro e profano, misticismo e indagine sulla natura umana, la scultura realizzata per l’esposizione partenopea si ispira a quella fiamma simbolo dello Spirito, citando la torcia che compare al centro della tela del Caravaggio che troneggia nell’abside della Chiesa. (red)

CATANIA: IL “ROMANZO VISIVO” DI GIAN MARIA TOSATTI

Si tiene fino al 18 agosto, a Catania, nella splendida cornice di Palazzo Biscari, una delle dimore barocche più belle della città, la mostra dell’artista Gian Maria Tosatti. Un progetto artistico che il 38enne artista romano, che attualmente vive a New York, porterà attraverso l’Europa per testimoniare lo stato attuale della nostra civiltà, apparentemente in pace ma in realtà dilaniata da conflitti interni. L’installazione site specific, intitolata "Il mio cuore è vuoto come uno specchio - episodio di Catania", è organizzata dall’associazione Unfold e occupa lo scalone centrale, i tre grandi saloni d’ingresso e il monumentale Salone delle Feste del palazzo. Ogni capitolo di questo nuovo “romanzo visivo” di Tosatti è definito dal titolo generale del progetto, scritto nella lingua del Paese in cui l’opera è ambientata, con la specificazione della città in cui essa prende forma. Il progetto ha il suo primo “episodio” a Catania, per Manifesta 12. Il capitolo successivo sarà realizzato a Riga, in Lettonia, il 6 settembre. (red)

 

TREVISO: ARTE IN REALTÀ AUMENTATA SUL LAGO 

 

I Laghi Aumentati è il primo percorso artistico in realtà aumentata progettato per arricchire un paesaggio naturale, integrandosi con la natura circostante. Un percorso naturalistico/digitale in realtà aumentata, promosso dal Comune di Revine Lago e realizzato da Bepart in collaborazione con Lago Film Fest. Un tour interattivo a cielo aperto, lungo la passeggiata naturalistica che circonda il Parco Dei Laghi di Revine Lago, dove sono state posizionate 5 installazioni permanenti con lo scopo di arricchire il paesaggio con illustrazioni animate. Il percorso naturalistico attorno ai laghi di Revine Lago si popola così di creature leggendarie provenienti da mondi fantastici, visibili all’occhio umano grazie alla tecnologia della realtà aumentata. Nella sua realizzazione sono stati coinvolti 26 artisti con background e competenze differenti: illustratori, animation designer, 3D artists, videomaker, che durante due fine settimana di workshop a Revine Lago hanno avuto modo di conoscere il territorio locale, esplorando il percorso naturalistico e conoscendo gli abitanti del luogo, la sua storia e le sue leggende. Indagando le possibilità di intervento artistico fornite dalla realtà aumentata hanno creato cinque opere di animazione digitale, immaginando cinque universi paralleli popolati da creature fantastiche, che nello schermo dello smartphone possono finalmente entrare in contatto con il mondo reale e aggirarsi per il paesaggio dei laghi, interagendo con il contesto circostante. Le opere sono composte da una cornice metallica affiancata da un pannello grafico informativo. Le cornici inquadrano cinque scorci dello splendido paesaggio trevigiano mentre il pannello funge da attivatore: visualizzandolo con la fotocamera dello smartphone da vita a un’animazione digitale creata appositamente per il paesaggio. (red)

 

MATERA: 12 “FINESTRE” SULLA “TERRA DEL PANE”

Matera, 20 lug - Fino all’8 settembre, presso gli spazi espositivi della Fondazione Sassi di Matera, la mostra collettiva “Pater” offre un’anteprima del progetto in coproduzione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019 “La terra del pane” che sviluppa il tema del dossier di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 “Radici e Percorsi”. La mostra, inserita nella rassegna “12 Windows” - che vede coinvolti diversi artisti under 35 in esperienze di mostre collettive che favoriscono la creatività e la sperimentazione di artisti emergenti - apre un susseguirsi di appuntamenti che vedono alternarsi, senza interruzioni, installazioni, esposizioni pittoriche e fotografiche, laboratori, readings, video, performances, che terminano, nel 2019, con l’evento conclusivo “Festival del pane”. In particolare Mariantonietta Bagliato, che vive tra Bari e Praga, presenta i progetti “Spighe di grano” e “Uva”. La prima racchiude una grande installazione composta da elementi di stoffa e imbottitura le cui forme e i colori richiamano i chicchi di grano, elemento archetipico della tradizione culinaria del genere umano e simbolo della fecondità e del ciclo delle rinascite. Il secondo progetto comprende delle sculture di stoffa che rappresentano dei grappoli d'uva e una serie di “disegni cuciti” che raffigurano tutte le fasi cromatiche del ciclo vitale di un grappolo d'uva. (PO / red)

 

CASERTA: LE GENIALI “MUFFE” DI TTOZOI

 

Si tiene fino al 20 agosto, negli appartamenti storici del ‘700 della Reggia di Caserta, la ua mostra dedicata al progetto artistico “Genius Loci” del duo Ttozoi, unico nel suo genere, che nasce dall’idea di realizzare opere d’arte direttamente in tre siti Unesco - la Reggia di Caserta, l’anfiteatro del complesso archeologico di Pompei ed il Colosseo -, attraverso l’originale tecnica della proliferazione naturale di muffe su juta, con interventi pittorici successivi, gli artisti campani Stefano Forgione e Giuseppe Rossi hanno creato delle opere in situ, implementando diverse installazioni – a Caserta nel novembre scorso, a Pompei nel dicembre scorso e al Colosseo nel gennaio scorso - costituite da teche sigillate, all’interno delle quali le tele hanno dimorato per circa 40 giorni, durante i quali il tempo e la natura fanno il resto. Questo perché, durante la gestazione, è la tela che cattura l’humus, l’anima del luogo, andando oltre il visibile e permettendo di trasferirvi la memoria del “contenitore” culturale. Il processo “naturalmente informale e concettuale” realizzato a quattro mani dal duo, prevede l’utilizzo di materie organiche (farine varie), acqua e pigmenti naturali su tele di juta, poi riposte in particolari teche che favoriscono la naturale proliferazione di muffe, con manifestazioni sempre diverse: nutrendosi della sola parte organica, le spore interagiscono con l’opera secondo uno schema ignoto ed apparentemente caotico. (red)   

 

FIRENZE: IL MITO DI NUVOLARI

 “Nuvolari è bruno di colore, Nuvolari ha la maschera taglienteM Nuvolari ha la bocca sempre chiusa,  di morire non gli importa niente...”. Così cantava Lucio Dalla del mitico pilota di quando ancora l’Italia era solcata dalla Mille Miglia fra due ali di folla entusiasta che dovette pagare, anch’essa, il suo tributo di morte. Molto prima Marinetti e i suoi sodali avevano affermato “che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia”. Da maschile che era ai tempi del Manifesto Futurista presto l’automobile cambiò genere meglio unendo alla velocità il tema dell’eleganza. D'altronde il concetto fu definitivamente sancito dal detto Donne e motori con quello che ne consegue. Delle gare sulle strade più belle della Toscana ma anche dei concorsi di eleganza al Giardino di Boboli, del coraggio, del fascino femminile, del rombo assordante e dell’odore pungente di benzina, dello stridio delle gomme esasperate in curva, dell’affermarsi della moda italiana, della Firenze fra il 1934 e il ’65 racconta “The elegance of speed”, la mostra che raccoglie nelle sale di Palazzo Pitti, fino al 16 settembre, grazie alla volontà di Eike D. Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, novanta scatti tratti dall’Archivio Foto Locchi. La mostra, diretta da Alessandra Griffo e curata da Alessandro Bruni, Erika Ghilardi e Matteo Parigi Bini, ripercorre le tappe di una vicenda tutta toscana; secondo Eike Schmidt “viene spontaneo, guardando le foto dei primi bolidi, osservandone il design e la sua evoluzione, con le curve della scocca che si fanno via via sempre più morbide e slanciate, pensare a quello che stava accadendo nel mondo della scultura contemporanea, e alla sua interazione estetica con l’industria automobilistica. Ma quale dei due campi guarda all’altro? Difficile determinare, specie nel periodo futurista, a quanto ammonti il debito del Boccioni di Forme uniche della continuità nello spazio (1913) verso gli esemplari di locomozione più sofisticati prodotti in quegli anni, ad esempio l’Itala 35/45 HP – quella del raid Pechino-Parigi del 1907 - , o l’elegantissima Rolls-Royce Silver Ghost”. Articolata in tre sezioni, la mostra travalica l’apprezzamento dell’automobile in termini di tecnica, aerodinamica, struttura, e rievoca un periodo di grandi trasformazioni anche nella viabilità cittadina e nella storia di Firenze. La prima sezione è dedicata alle corse che attraversavano le dolci curve del paesaggio toscano e che hanno segnato la storia dell’agonismo automobilistico. Nasce in Toscana una rete di competizioni (Circuito del Mugello, Coppa della Consuma, Circuito delle Cascine, Circuito di Firenze, Firenze-Fiesole) che accendono la passione per la velocità e per l’abilità dei piloti. Il rettilineo della Firenze-Mare diventa teatro privilegiato di record mondiali durante leggendarie gare di velocità. Nel giugno del 1935 Tazio Nuvolari, su un’Alfa Romeo bimotore preparata da Enzo Ferrari, supera i 300 km/h e sul chilometro lanciato raggiunge la strepitosa velocità di 323,175 km/h, battendo il record che pochi mesi prima Hans Stuck, assistito dai tecnici della futura AUDI, aveva ottenuto a bordo di una potente Typ B (ribattezzata poi Typ Lucca). Ai piloti (in mostra anche alcuni cimeli come caschi e tute, insieme a un bolide in miniatura che Ferrari preparò per il figlio Piero nelle officine di Maranello) è dedicata la seconda sezione che mostra uomini innamorati della velocità e dei cavalli meccanici che nel Novecento non avevano bisogno di freni, almeno quando li guidava Nuvolari, il mantovano più veloce d’Italia. Accanto a lui sfilano il raffinato Giannino Marzotto - che saliva in auto in camicia, doppiopetto e cravatta e il thailandese Principe Bira, che oltre alla Formula Uno partecipò a quattro Olimpiadi come velista. L’aristocratico Felice Trossi correva con auto e yacht senza mai perdere la sua “estrosa e scanzonata disinvoltura” e l’intrepido, scaramantico, Ascari che se ne andò il giorno in cui aveva lasciato a casa il casco che indossava sempre.  La storia di questi piloti insieme a quella della nobile Maria Teresa de Filippis detta Pilotino, che abbandonò le corse quando il collega che l’aveva sostituita morì in gara, è una storia del tutto particolare del Novecento in cui si vedono cambiare i costumi, i luoghi, i volti degli appassionati, le mode.  Alla moda, naturalmente quella delle carrozzerie, è dedicata la terza sezione. I concorsi di eleganza rappresentarono un momento particolare della storia delle quattro ruote destinate al mercato d’élite. Occasione di sfoggio d’eleganza in un primo momento, divennero poi una modalità di presentazione del prodotto-auto. Firenze era la città dove Barsanti e Matteucci avevano ideato il primo motore a scoppio brevettandolo nel 1853, dove circolava la seconda automobile d'Italia (1894) e nel 1901 transitava il Giro d'Italia Automobilistico. Qui, nel giugno del 1948, nel Giardino di Boboli di Palazzo Pitti, si tenne il “I Concorso d’Eleganza per Automobili”. Sono trascorsi pochi anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, la neonata Repubblica Italiana cerca nel suo DNA il bagaglio di eccellenze per rinascere. Firenze con la sua cultura e bellezza, crocevia di un importante entourage internazionale, è il luogo ideale. L’automobile così come l’abito è uno status symbol: le vetture più belle del mondo sfilano a Boboli, luogo simbolo della storia fiorentina, proprio come nello stesso momento fa la moda a Palazzo Pitti. Le foto scattate ai più esclusivi modelli dell’epoca dai reporter della Foto Locchi per le strade del centro, mostrano un inedito spettacolo in movimento di bellezze che si esaltano a vicenda. (red)

 

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