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Enrico Letta propone
un Draghi per i migranti

Enrico Letta propone <br> un Draghi per i migranti

di Paolo Pagliaro

(6 febbraio 2019) Molti di coloro che dieci anni fa fondarono il Pd se ne sono andati, sono stati allontanati o - politicamente parlando – si sono rifatti una vita.  Non c’è più Francesco Rutelli, non ha rinnovato la tessera Romano Prodi, sono altrove D’Alema, Bersani e il giovane Civati che pure era stato tra i promotori delle prima Leopolda. Non è più del Pd un governatore popolare come il toscano Enrico Rossi. Non sono più in Parlamento Gianni Cuperlo, Rosi Bindi, Anna Finocchiaro e tanti altri protagonisti della storia recente della sinistra italiana. Non c’è più Enrico Letta, presidente del consiglio fino al febbraio del 2014. Sfiduciato dal suo partito, che gli preferì Matteo Renzi, a 48 anni Letta lasciò Palazzo Chigi, il Parlamento, il Pd e la politica attiva per andare a dirigere la Scuola di Affari Internazionali dell’Istituto di Studi Politici di Parigi.  In questi cinque anni Letta è intervenuto raramente nel dibattito pubblico  italiano, preferendo dedicarsi all’insegnamento e alla Scuola di Politiche da lui fondata.
Ora Letta ha pubblicato con il Mulino un libro intitolato “Ho imparato”, ma chi pensava potesse essere  l’occasione per regolare i conti con gli avversari e col passato è rimasto deluso.  Sì, certo: nel libro c’è un capitolo dedicato ai guasti provocati da tre recenti formule distruttive - vaffa, rottamazione e ruspa - che per Letta sono espressione di un’unica pulsione. Ma per il resto l’ex premier  si occupa di futuro. Propone un super vice-presidente dell’Unione Europea, un Mario Draghi che si occupi solo di migranti. Propone anche una riscrittura condivisa delle leggi elettorali, un’ora dedicata all’ambiente nelle scuole,  un’istruzione secondaria che duri un anno in meno, come nel resto del mondo. Ma si chiede anche se nel 2050 esisterà ancora la democrazia rappresentativa come la conosciamo oggi, o se per caso non abbiano visto giusto Grillo e Casaleggio.  Dal moderato Letta arriva così un invito a pensare l’impensabile. 

 

 

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