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direttore Paolo Pagliaro

Chi deve gestire
l’acqua pubblica

di Paolo Pagliaro

(11 marzo 2019) Tra Lega e 5 Stelle si annuncia un nuovo braccio di ferro, questa volta sull’acqua pubblica. Il 25 marzo dovrebbe approdare alla Camera la proposta di legge firmata dalla deputata dei 5 Stelle Federica Daga che prevede di trasferire ai Comuni la competenza sulla gestione delle risorse idriche, togliendola alle società – in parte pubbliche, in parte private – che oggi se ne occupano. Verrebbero fortemente ridimensionate utilities come la romana Acea, la lombarda A2a, l’emiliana Hera e le altre 130 aziende nazionali a gestione industriale.
Per i 5 Stelle quella a difesa dell’acqua pubblica è una vecchia battaglia identitaria. “Stiamo finalmente approvando – ha scritto Federica Daga - una legge voluta dal popolo che impone ai privati di togliere le mani da un monopolio naturale in cui finanza, mercato e concorrenza non devono avere spazio”.
Secondo Utilitalia, la federazione che riunisce la quasi totalità dei gestori del ciclo idrico integrato, i quali forniscono acqua all’80% della popolazione italiana, l’intera operazione verrebbe a costare ai Comuni 15 miliardi per il solo riacquisto delle quote di partecipazione cedute negli anni. Le società che hanno emesso bond per finanziarsi (per esempio Cap holding e Mm), dovrebbero restituire subito il debito. Le società idriche trasformate in aziende speciali non verseranno più dividendi agli stessi comuni proprietari, che però avranno l’ultima parola sulla gestione, politiche del personale comprese.
Portare l’acqua nelle case, raccoglierle e depurarle continuerà naturalmente ad avere un costo e la tesi che nelle mani dei Comuni tutto possa diventare più efficiente attende di essere dimostrata.
Contro la riforma rema la Lega ma lo fa – come sempre e finché sarà possibile – dietro le quinte, utilizzando l’arma degli emendamenti.

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