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direttore Paolo Pagliaro

Se Washington punisce
le banche italiane

Se Washington punisce <br>le banche italiane

di Paolo Pagliaro

Qualche settimana fa Unicredit – che è il secondo gruppo bancario italiano dopo Intesa San Paolo – ha patteggiato con il Tesoro degli Stati Uniti una multa da 1 miliardo e 300 milioni di dollari, una sanzione tra le più alte mai comminate da istituzioni americane a una banca europea. L’accusa era quella di aver effettuato o favorito transazioni con paesi sotto embargo come Libia, Siria, Cuba, Sudan e Iran, dove l’embargo è in molti casi quello deciso unilateralmente dagli Stati Uniti.

Nonostante l’enormità della somma, la notizia della maxi sanzione è rimasta sui giornali lo spazio di un mattino, la politica l’ha ignorata e la banca interessata si è limitata far sapere che i suoi conti non ne risentiranno, perché la perdita è coperta da opportuni accantonamenti. Per il resto, silenzio. C’è un certo pudore, in Italia, nell’affrontare la questione della potestà extra-territoriale della giustizia americana. Eppure, è una questione che ha molto a che fare con temi come la sovranità nazionale, l’Euro e l’Europa.

Gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo che esercita la propria giurisdizione anche su imprese straniere, con la giustificazione che l’utilizzo del dollaro per le transazioni va interpretato come l’accettazione, da parte delle aziende, della sovranità americana.

L’Europa sta provando a bloccare gli effetti dell’extraterritorialità delle sanzioni statunitensi. C’è stata una sentenza della Corte di Giustizia dell’Aja che vieta penali per la vendita all’Iran di cibo, prodotti agricoli, medicinali e dispositivi medici. A fine gennaio c’è stato un accordo tra Francia, Germania e Regno Unito per garantire protezione ai flussi finanziari denominati in euro da e verso Teheran.  Da parte dell’Italia non risultano invece iniziative diverse dal pagamento delle multe salatissime che arrivano da Washington.

(© 9Colonne - citare la fonte)