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Tennis: Panatta, Bertolucci
e quel doppio da leggenda

Tennis: Panatta, Bertolucci <br> e quel doppio da leggenda

Adriano Panatta e Paolo Bertolucci hanno ridato vita al loro doppio da leggenda nella Sala Depero della Provincia autonoma di Trento, nell’ambito della seconda edizione del Festival dello sport: la memoria è corsa al  magico 1976, con la conquista della Coppa Davis - vinta dall’Italia contro il Cile, a Santiago - ma anche con le vittorie di Panatta, sempre nel 1976, a Roma e Parigi, e l’anno successivo di Bertolucci in tre tornei. “La scelta delle magliette rosse – ha ricordato Panatta – fu un preciso messaggio di protesta contro il regime cileno che decidemmo di lanciare con lo stesso colore dei fazzoletti utilizzati dalle donne che in Cile scendevano in piazza alla ricerca dei loro parenti. Nessuno si accorse o quantomeno scrisse di quelle magliette rosse. Solo molti anni dopo la notizia fu ripresa grazie al film del regista Mimmo Calopresti”. Fu una vittoria straordinariamente importante per il tennis italiano. Tra i momenti più toccanti della loro carriera i due tennisti hanno però ricordato anche l’incontro con la realtà dell’apartheid  in Sudafrica. Per Panatta poi una gioia particolare fu la vittoria nella sua città, Roma. “Il tennis – ha aggiunto Bertolucci – aveva avuto buoni risultati per l’Italia anche prima di noi ma effettivamente con noi si cominciava a vedere più spesso, era uscito dalla nicchia dove si trovava”. “Non ho rimpianti – ha detto Panatta – e non conosco l’invidia. Ognuno è figlio della propria epoca. Però oggi è tutto molto diverso, dal gioco, al modo di allenarsi. Oggi il tennis è molto più fisico”. “Ai nostri tempi – ha aggiunto Bertolucci – c’era goliardia e un rapporto forte anche nello spogliatoio. Oggi ogni giocatore ha il suo team”. “Bertolucci – ha detto Panatta - giocava bene a tennis e sapeva sempre cosa bisognava fare in campo. Lui aveva più braccio e io più mano. Avrebbe potuto vincere molto di più”. “Talento, talento puro” è la definizione invece che Bertolucci dà di Panatta.

 

BERRETTINI. Il tennista di Forte dei Marmi a margine dell’evento si sofferma sulle differenze tra il tennis di ieri e quello di oggi:  “Prima avevamo tutti i capelli e non avevamo quelli bianchi – scherza -  Quello di oggi è molto più fisico, molto più completo: sono cambiati gli attrezzi e tante cose. L’unica cosa rimasta uguale sono le dimensioni del campo. Bisogna abituarsi a questo nuovo tipo di gioco che è molto più violento e meno tecnico di prima, però c’erano i campioni prima, ci sono i campioni oggi e ci saranno anche domani. Speriamo che il tennis italiano riesca, come sta facendo adesso, a tornare ai vertici”. Quanto alla strettissima attualità, “Berrettini in semifinale a Shanghai significa molto, significa che mi ha passato in classifica. . . E’ un giocatore che ha qualità immense per poter arrivare ancora più in alto. Questo è stato il primo suo anno ad altissimo livello e io credo che il prossimo potrà consacrarsi ulteriormente”. (Roc – 12 ott)

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