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direttore Paolo Pagliaro

C’era una volta
lo scudo crociato

C’era una volta <br> lo scudo crociato

di Paolo Pagliaro

(11 novembre 2019) Discutendo di ciò che ci aspetta in politica, del destino del Movimento 5 Stelle o dei pieni poteri che si preparerebbero per Salvini, dovremmo ricordarci che non molto tempo fa un partito raggiunse quasi il 30% alle elezioni politiche ma un anno dopo scomparve. Questo per dire quanto sia volubile l’elettorato.  Le elezioni erano quelle del 5 aprile 1992 e quel partito si chiamava Democrazia Cristiana. Per circa mezzo secolo era stato il partito-guida, il partito-nazione, non era mai stato all’opposizione e aveva accompagnato l’Italia nel suo sviluppo e nei suoi errori. Dal boom economico a quello del debito pubblico, dalla crescita dello stato sociale a quella del clientelismo. Di questo partito chi ha meno di 25 anni non ha probabilmente mai sentito parlare, i loro padri – gli adulti – hanno un ricordo più o meno vivido. Agli uni e agli altri è consigliata la lettura di un libro di qualità pubblicato da Sellerio e scritto da Marco Follini, che nella Dc ha trascorso metà della sua vita. Si intitola Democrazia Cristiana e mantiene la promessa di raccontare cosa fu davvero quel partito.  Riassumendo: fu l’interprete di una politica essenzialmente fondata sulla misura e sulla mediazione, tra destre e sinistre, tra sindacati e imprese, tra nord e sud ma soprattutto tra la velocità del cambiamento e la lentezza prudente di molti ceti sociali. Fu un partito cristiano, vicino al Vaticano ma non eterodiretto. Quando nel 1978 il cardinale di Genova Siri venne informato che Aldo Moro era stato rapito dalle Brigate Rosse disse, testualmente, che aveva avuto quel che si meritava. Fu un partito bacchettone, ma espresse il primo capo del governo gay. Fu un partito impersonale, con grandi leader ma nessun capo. Nell’era dell’antipolitica e dei demiurghi non poteva che soccombere.

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