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8 CONTAGI NEL MONDO
PER OGNI 1.000 IN CINA

8 CONTAGI NEL MONDO <BR> PER OGNI 1.000 IN CINA

La Fondazione Gimbe – che dal 27 gennaio alimenta sul coronavirus un database con i dati pubblicati dal report quotidiano dell’Oms, integrati con alcuni dettagli del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie per ciò che riguarda l’Europa – riferisce che alla data di ieri sono 40.554 i casi confermati di contagio così distribuiti. In Cina 40.235 casi (99,2% del totale) di cui nella provincia di Hubei 29.631 casi (73,1% del totale) e nelle province confinanti 4.234 casi (10,4% del totale). Altri 6.370 casi (15,7% del totale) si registrano in altre province. Nel resto del mondo si contano 319 casi (0,8% del totale) di cui 39 casi in Europa (0,1% del totale) e 280 in altri Paesi (0,7% del totale), di cui la maggior parte nel Sud-Est asiatico (143) e nel Pacifico occidentale (37), oltre che sulla nave Diamond Princess in quarantena al largo delle coste giapponesi (67). “Questi numeri – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – dimostrano che per ogni 1.000 casi confermati in Cina si conta 1 solo caso in Europa e 7 negli altri paesi quasi tutti vicini alla Cina. È evidente che l’affidabilità dei dati dell’Oms è condizionata da alcune incognite oggi non valutabili: verosimile sottostima dei casi in Cina, assenza di segnalazioni dall’Africa per la mancanza di kit diagnostici, silenzio totale dal Sud America”. I decessi finora sarebbero 910, di cui solo 1 fuori dalla Cina, nelle Filippine. “Il tasso grezzo di mortalità – precisa Cartabellotta – è del 2,2%, percentuale maggiore a quella dell’influenza stagionale in Italia, ma indubbiamente sovrastimata perché il numero dei casi in Cina potrebbe essere di gran lunga superiore”. In Europa al momento l’ECDC afferma che, grazie alle misure di contenimento adottate, il rischio di infezione per la popolazione europea rimane molto basso, ma sottolinea le numerose incertezze sulla trasmissione del virus e la verosimile sotto-rilevazione dei casi, in particolare quelli lievi o asintomatici. In particolare i 39 casi confermati in Europa 20 sono “importati”, ovvero diagnosticati in persone con recente storia di viaggi in Cina, mentre 12/14 in Germania, 5/6 casi in Francia e 2/4 nel Regno Unito sono classificati “contratti localmente”, ovvero in persone senza storia di viaggi in Cina. In parrticolare i casi si contano in Germania (14), Francia (11), Regno Unito (4), Italia (3), Spagna (2), Belgio, Finlandia e Svezia (1). I casi riportati dall’Oms includono anche i 2 casi della Russia che l’Ecdc non conteggia tra quelli europei. “Ad oggi – conclude Cartabellotta – il numero e la distribuzione geografica dei casi accertati confermano che l’epidemia è contenuta in Cina, prevalentemente nella provincia di Hubei, e che la diffusione al resto del mondo è ben controllata, in particolare in Europa dove la ‘cintura di sicurezza’ sta funzionando adeguatamente. Tuttavia, se i dati attestano che non esiste alcun motivo di allarme in Europa e in Italia, le numerose incertezze supportano sia la scelta politica della massima precauzione per tutelare la salute delle persone, sia la necessità per i cittadini di seguire le raccomandazioni del Ministero della Salute, diffidando delle notizie sensazionalistiche perché la paura individuale può alimentare il panico collettivo, oggi molto più pericoloso del coronavirus”. (11 feb – red)

 

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