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direttore Paolo Pagliaro

LA PRESCRIZIONE DIVIDE
GLI ADDETTI AI LAVORI

La riforma della prescrizione, approvata ieri all’interno del disegno di legge sulla riforma penale varato dal Consiglio dei ministro, continua a far discutere oltre che all’interno della maggioranza di governo anche tra gli addetti ai lavori: lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado non sconvolge infatti l’Associazione nazionale dei magistrati, visto che "la prescrizione come istituto sostanziale continua a essere operativo – come spiega il segretario dell’Anm Giuliano Caputo - Chi commette il furto di una bicicletta non potrà essere processato dopo vent'anni, come ho sentito dire in questi giorni, perché se il reato non si scopre entro un determinato periodo di tempo la prescrizione continua a decorrere. Non ci saranno imputati a vita, nessuno vuole un processo infinito". I penalisti però la pensano in maniera completamente opposta: secondo il presidente dell’Unione delle Camere Penali, Giandomenico Caiazza, "è operativa una riforma che ha introdotto la figura dell'imputato a vita. E ora scommettiamo come sul tavolo della roulette sulla palingenesi del processo penale che dovrebbe durare 4 anni: è un'operazione cinica e pericolosa”.  

 

MAGGIORANZA.  Nella maggioranza intanto non si placa la polemica, con Matteo Renzi che già stamattina torna all’attacco. “Pd e e Cinque Stelle hanno la stessa posizione sulla giustizia. Noi invece no: noi non accetteremo mai il giustizialismo che è la forma peggiore di populismo. Se il Premier vuole cacciarci, faccia pure: è un suo diritto! E Conte è il massimo esperto nel cambiare maggioranze. Se invece vogliono noi, devono prendersi anche le nostre idee. Alleati, non sudditi”. Ma nel Partito democratico si continua a ritenere un bluff la mossa di Renzi: Anna Ascani, ex renziana, rimasta nel Pd dopo la nascita di Italia Viva, in una intervista a Repubblica aveva però spiegato che “Renzi, che la politica la capisce, non avrebbe alcun vantaggio a far cadere il Conte due perché in questo momento a Italia Viva non conviene andare al voto, penso che si muova così solo per una questione di visibilità". Più duro Stefano Buffagni, viceministro allo Sviluppo economico, che parla a Radio Capital: “Il modo di fare di Italia Viva ha stufato un po' tutti, me per primo. Il paese merita risposte e non polemiche sterili, Renzi pensa solo a se stesso, e credo sia una convinzione del 90% degli italiani”. (Sis – 14 feb)

 

 

 

 

 

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