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Braccianti nei ghetti
senza acqua e luce

Braccianti nei ghetti <br> senza acqua e luce

di Paolo Pagliaro

(1 aprile 2020) Sono circa 1200 i braccianti che vivono nei ghetti e le tendopoli della Piana di Gioia Tauro, tra San Ferdinando, Rosarno e Taurianova. Impossibile che si lavino spesso le mani, visto che ad alcune baraccopoli è stata tagliata l’acqua perché gli allacci erano abusivi. In altre per la stessa ragione manca l’elettricità, perché legge e ordine vanno rispettate anche in tempi calamitosi. Tra gli immigrati ci sono i primi casi di coronavirus. Grazie alla Regione le cose vanno meglio in Puglia e in particolare in Capitanata, dove è stata aperta una Foresteria in cui 260 braccianti stranieri possono vivere in condizioni di sicurezza sanitaria. Ma anche lì è allarme rosso. Nella sola provincia di Foggia i braccianti stranieri sono 6 mila, la metà irregolari. Sono 10 mila, quasi tutti irregolari, nel Casertano. Sono 400 mila in tutta Italia.
Sta ricevendo molte adesioni l’ “appello per la tutela dei migranti nei ghetti” lanciato dalla Flai, la federazione dei lavoratori agricoli della Cgil. E’ un’emergenza umanitaria ma non solo. Scrive il sindacato che a causa del coronavirus sono tornati a casa i braccianti rumeni e bulgari, mentre non arrivano più quelli polacchi. Gli extracomunitari irregolari potrebbero tamponare questo vuoto ma non vanno in cerca di lavoro per timore di essere fermati ai posti di blocco. Una loro regolarizzazione viene giudicata fondamentale anche per far sopravvivere la produzione agricola. Già adesso non c’è più nessuno che raccolga fragole, asparagi e zucchine.
Dell’emergenza si sta occupando Steni Di Piazza, sottosegretario pentastellato al lavoro, ex Banca Etica, il quale per il primo soccorso a questi nuovi dannati della terra ha deciso di utilizzare le risorse del Fondo di aiuti europei per gli indigenti.

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