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direttore Paolo Pagliaro

Da Cossiga a Conte
passando per Salvini

di Paolo Pagliaro

(14 aprile 2020) Violante è un piccolo Vishinski, De Mita un boss di provincia, il sindaco di Bari un irresponsabile cretino. Era il 1991 e questi erano i giudizi che il presidente della Repubblica Francesco Cossiga riservava ad alcuni dei protagonisti della vita politica italiana. Erano le sue famose picconate, esternazioni spesso a reti unificate che contribuirono non poco al tracollo di quella che ora ricordiamo come la prima repubblica. La tentazione di utilizzare la propria carica e i connessi benefici mediatici per attaccare gli avversari politici non è dunque un’invenzione di Giuseppe Conte.
Dopo Cossiga, il più spregiudicato utilizzatore della tv a fini poco istituzionali fu senza dubbio Silvio Berlusconi. Nei suoi anni migliori, gli italiani dovettero sorbirsi frequenti videomessaggi con attacchi contro i tre grandi avversari: pubblici ministeri, sinistra e corte costituzionale. Attacchi molto spesso ad personam e altrettanto spesso affidati a videocassette registrate di preferenza ad Arcore e destinate alle reti pubbliche e private.
Fu allora che il giornalismo radiotelevisivo, ridotto al ruolo di amplificatore di messaggi confezionati altrove, perse la sua innocenza. Oggi, con Facebook al posto delle videocassette, nulla è cambiato se non in peggio.Negli ultimi due anni, per dire, l’uomo politico più presente sui media e cioè Matteo Salvini ha regolarmente utilizzato il suo ruolo di ministro dell’interno per polemizzare in tv con gli avversari politici. Lo ha fatto dal Viminale, dalle piazze e dalle spiagge, indossando indifferentemente il costume da bagno, la felpa della polizia o quella dei vigili del fuoco. Difficile adesso indignarsi per la piccola intemperanza di Conte.

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