di Paolo Pagliaro
(21 maggio 2020) C’è un bollettino settimanale che fotografa lo stato di sofferenza dell’economia reale. Lo redigono ministero dell’Economia, ministero dello Sviluppo economico, Banca d'Italia, Abi, Mediocredito centrale e Sace. L’ultima rilevazione è di ieri e ci dice che alle banche sono arrivate già 2 milioni e 300 mila domande di moratoria sui prestiti. Grazie ai decreti del governo e alle iniziative di alcuni istituti vengono congelate fino al 30 settembre linee di credito in conto corrente, finanziamenti per anticipi su titoli, scadenze di prestiti a breve, rate di prestiti, canoni. Il valore totale delle domande pervenute è di 240 miliardi: 160 miliardi riguardano le imprese, 74 miliardi le famiglie. Sono più di 100 mila anche le richieste di sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa. Secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia, l’80% delle domande di moratoria è stato accolto dalle banche, l’1% è stato respinto e sulla parte restante sono in corso le istruttorie.
Non ci sono invece ancora dati sull’esito delle 300 mila richieste di prestiti garantiti dallo Stato presentate da imprese, artigiani, autonomi e professionisti: nel complesso le richieste ammontano a 14 miliardi, 270 mila persone o società chiedono fino a 25 mila euro, le imprese più strutturate hanno richieste più sostanziose. Qui le cose non stanno andando come dovrebbero, se è vero che il Ministero dell’economia ha dovuto precisare che i finanziamenti possono essere erogati senza attendere l’esito definitivo dell’istruttoria da parte delle banche. E se Conte, nel suo intervento di stamane alla Camera, ha sentito il bisogno di dice che “le banche possono e devono fare di più”.