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direttore Paolo Pagliaro

Sono 5,5 milioni gli italiani all’estero: +76,6% in 15 anni

Al 1° gennaio 2020 la popolazione residente in Italia è composta di 60.244.639. Alla stessa data gli iscritti all’AIRE sono 5.486.081, il 9,1%. In valore assoluto si registrano quasi 198 mila iscrizioni in più rispetto all’anno precedente (variazione 3,6%). Se a livello nazionale la popolazione residente si è ridotta di quasi 189 mila unità, gli iscritti all’AIRE sono aumentati nell’ultimo anno del 3,7% che diventa il 7,3% nell’ultimo triennio. I dati emergono dal Rapporto Italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes, presentato questa mattina. Tutti i contesti regionali con due sole eccezioni (nel 2019 erano quattro) – la Lombardia e l’Emilia-Romagna – perdono abitanti mentre gli iscritti all’AIRE crescono in tutte le regioni.

NEL 2019 SONO ESPATRIATI 131MILA ITALIANI (+2.353) - Da gennaio a dicembre 2019 si sono iscritti all’AIRE 257.812 cittadini italiani (erano poco più di 242 mila l’anno prima) di cui il 50,8% per espatrio, il 35,5% per nascita, il 6,7% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,6% per acquisizione di cittadinanza, lo 0,7% per trasferimento dall’AIRE di altro comune e, infine, il 2,7% per altri motivi. In valore assoluto, quindi, nel corso del 2019 hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali, per solo espatrio, 130.936 connazionali (+2.353 persone rispetto all’anno precedente). Il 55,3% (72.424 in valore assoluto) sono maschi, il 64,5% (84.392) celibi o nubili e il 30% circa (39.506) coniugati/e. Si tratta di partenze più maschili che femminili al contrario di quanto visto per la comunità generale degli iscritti all’AIRE dove la differenza di genere si sta sempre più assottigliando e di persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, partono non unite in matrimonio poiché soprattutto giovani (il 40,9% ha tra i 18 e il 34 anni), ma anche giovani-adulti (il 23,9% ha tra i 35 e i 49 anni). D’altra parte, però, i minori sono il 20,3% (26.557) e di questi l’11,9% ha meno di 10 anni: continuano, quindi, le partenze anche dei nuclei familiari con figli al seguito.

IN 15 ANNI MOBILITA’ ITALIANA AUMENTATA DEL 76,6% - Se nel 2006 gli italiani regolarmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) erano 3.106.251, nel 2020 hanno raggiunto quasi i 5,5 milioni: in quindici anni la mobilità italiana è aumentata del +76,6%. Una crescita ininterrotta che ha visto sempre più assottigliarsi la differenza di genere (le donne sono passate dal 46,2% sul totale iscritti 2006 al 48,0% sul totale iscritti 2020). La collettività italiana all’estero, nella sua generalità rispetto al 2006, si sta ringiovanendo a seguito delle nascite all’estero (+150,1%) e della nuova mobilità costituita sia da nuclei familiari con minori al seguito (+84,3% della classe di età 0-18 anni) sia da protagonisti giovani e giovani-adulti immediatamente e pienamente da inserire nel mercato del lavoro (+78,4% di aumento rispetto al 2006 nella classe 19-40 anni). D’altra parte, però, la comunità “storica” costituita da prime e seconde generazioni va sempre più invecchiando e a ciò occorre aggiungere alcuni recenti fenomeni – quello del “migrante previdenziale” in primis che ha avuto il suo culmine nel 2018 e, in parte, anche quelli del “migrante genitore-nonno ricongiunto” e del “migrante di rimbalzo” – che portano oggi a registrare un aumento degli iscritti all’AIRE, con età superiore ai 65 anni, del +85,4% negli ultimi 15 anni.

ITALIANI VERSO 186 DESTINAZIONI, REGNO UNITO PRIMA META NEL 2019 - Sono 186 le destinazioni scelte da chi ha deciso di risiedere all’estero nell’ultimo anno. Tra le prime 20 mete vi sono nazioni di quattro continenti diversi, ma ben 14 sono paesi europei. In quarta posizione troviamo il Brasile che insieme all’Argentina (8° posto) e agli Stati Uniti (7° posto) rappresentano il continente americano che si completa dell’Oceania con l’Australia (9° posto), dell’Asia (Emirati Arabi, 19° posto) e dell’Africa (Tunisia, 23° posto). Nelle prime posizioni si fanno notare paesi di “storica” presenza migratoria italiana. Al primo posto, ormai da diversi anni, vi è il Regno Unito (quasi 25 mila iscrizioni, il 19,0% del totale) per il quale vale sia il discorso di effettive nuove iscrizioni sia quello di emersioni di connazionali da tempo presenti sul territorio inglese e che, in virtù della Brexit, hanno deciso di regolarizzare ufficialmente la loro presenza complice il complesso e confusionario processo di transizione rispetto ai diritti, ai doveri, al riconoscimento o meno di chi nel Regno Unito già risiedeva e lavorava da tempo. A seguire la Germania (19.253, il 14,7%) e la Francia (14.196, il 10,8%), nazioni che continuano ad attirare italiani soprattutto legati a tradizioni migratorie di ricerca di lavori generici da una parte – si pensi a tutto il mondo della ristorazione e dell’edilizia – e specialistici dall’altra, legati al mondo accademico, al settore sanitario o a quello ingegneristico di area internazionale.

IN ARGENTINA LA COMUNITA’ ITALIANA PIU’ AMPIA - Le comunità di italiani all’estero più consistenti sono, nell’ordine, quella argentina (869.000), tedesca (785.088), svizzera (633.955), brasiliana (477.952), francese (434.085), inglese (359.995), statunitense (283.350) e belga (274.404). Seguono nazioni – Spagna, Australia, Canada, Venezuela e Uruguay – con comunità al di sotto delle 200 mila unità e, dal Cile in poi, paesi al di sotto delle 62 mila unità. I dati emergono dal Rapporto Italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes, presentato questa mattina. (Sip - 27 ott)

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