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Italiani a Manchester: cervelli in fuga? No, in 'trasferta’

Sono circa cinquantamila gli italiani che vivono a Manchester, città spesso descritta come un piccolo bacino di opportunità lavorative e di formazione. È per questo che molti giovani italiani l’hanno scelta come meta, sia con la speranza di trovare offerte di lavoro migliori, sia per studiare in una delle prestigiose università dell’area. E' il caso di Nancy e Chiara che a 9colonne raccontano la loro storia.

Nancy ha 24 anni, viene da Roma e si è trasferita a Manchester nel 2019 per frequentare un corso di laurea magistrale. “Adesso ho quasi finito l’università - spiega a 9colonne - ed ora devo solo occuparmi della dissertation finale, che preparerò nel corso dell’estate”. Nancy è convinta che essersi trasferita in Inghilterra sia stato per lei “fondamentale”: “Studio antropologia - afferma - una materia che in Italia, da quello che ho percepito nel tempo, sembra essere un po’ stigmatizzata. Quando racconti di studiare antropologia, una delle prime domande che quasi tutti ti fanno è ‘ma cosa ci farai dopo?’, come a sottintendere che sia una laurea pressoché inutile. Trasferendomi qui, invece, mi sono accorta che le social sciences in generale sono molto più apprezzate e considerate utili per la società. Tante volte mi sono stati fatti complimenti per la facoltà che frequento, e questo mi ha incoraggiata a continuare, ad impegnarmi, a credere in me stessa. Ancora non ho un lavoro - continua Nancy - ma anche pensando al mio futuro professionale mi sento sicuramente più tranquilla stando qui. Mi immagino molto più realizzata, molto più stimolata e invogliata a dare il massimo, perché sono convinta che i miei sforzi saranno ripagati”.

Chiara ha 31 anni e vive a Macclesfield, nei pressi di Manchester, dal 2013. Racconta che si è trasferita dall’Italia per frequentare un dottorato in chimica, dopo il quale ha subito trovato lavoro. “Lavoro come scienziata in un’industria che si occupa della ricerca per la cura contro il cancro”, spiega  a 9colonne. “Inizialmente pensavo di frequentare il dottorato in Italia - continua - ma quell’anno, alla fine, il corso non si è più avviato, e per questo mi sono rivolta all’estero. Ho inviato il curriculum ad un professore e sono stata presa all’università, così ho lasciato l’Italia. Mi sono dottorata a gennaio del 2018, ma già da dicembre 2017 ho iniziato a fare colloqui, per poi ottenere la posizione nell’industria per la quale lavoro attualmente”. Chiara afferma con convinzione che questo, per lei, è il “lavoro dei sogni, perché mi occupo di ciò che amo: scoprire le molecole per i principi attivi dei farmaci. È una professione che esiste anche in Italia ma i posti sono molto pochi, e per questo sono sicura che essermi trasferita in Inghilterra abbia nettamente influito sulla mia realizzazione professionale, come anche sulla mia crescita personale. L’università di Manchester è un ambiente multiculturale - prosegue Chiara - dove ho imparato davvero tanto: mi hanno subito affidato molte responsabilità, ed ho iniziato ad usare varie tecniche scientifiche che in Italia non avrei mai conosciuto. Studiare qui mi ha consentito di trovare lavoro facilmente e rapidamente, con un contratto a tempo indeterminato ed uno stipendio soddisfacente. In Italia, nel mio settore, la situazione è molto diversa". Io mi considero un ‘cervello in trasferta’ più che un ‘cervello in fuga’ – dice Chiara - perché mi piacerebbe tornare in Italia un giorno, ma solo con la certezza di trovare anche lì un lavoro soddisfacente. In Italia il settore farmaceutico è ancora poco sviluppato, e la maggior parte delle posizioni aperte sono nel controllo qualità, ambito di cui io non mi occupo. Sono però fiduciosa che la situazione sanitaria attuale possa spingere lo Stato ad investire più fondi nel settore farmaceutico”. (17 mag - PO / BIG ITALY / Aro)

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