Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Contro il dilagare
della disinformazione

Contro il dilagare <br> della disinformazione

di Paolo Pagliaro

(17 settembre 2021) L’industria della disinformazione sta vivendo la sua età dell’oro con enormi profitti tangibili e non. I secondi sono in genere di tipo politico, quanto ai primi hanno fatto  due conti le organizzazioni  NewsGuard e Comscore che hanno calcolato in 2 miliardi e 600 milioni di dollari il fatturato pubblicitario  dei siti che puntano all’audience pubblicando notizie false. Una quota significativa delle fake news riguarda la salute e i vaccini.  Il denaro viene dai grandi inserzionisti che affidano  i loro investimenti pubblicitari ad algoritmi che misurano i contatti  dei siti  e se ne infischiano dei contenuti.
E’ un meccanismo che si autoalimenta e che va contagiando anche i grandi aggregatori di notizie e i motori di ricerca.
E’ dunque un piccolo evento la nascita di prodotti editoriali che si dichiarano fedeli alla missione del buon giornalismo, che sarebbe quella di selezionare fatti che meritano di diventare notizie e non il contrario, con notizie inventate e spacciate per fatti.
Promette un giornalismo affidabile il settimanale che oggi è approdato in edicola partendo dal web. Si chiama Tpi, acronimo di The Post Internazionale, e lo  dirige  Giulio Gambino che punta a rinnovare la formula e la tradizione di newsmagazine come l’Espresso, Panorama o l’Europeo, che hanno contribuito alla modernizzazione del giornalismo italiano.
E’ una storia, quella del buon giornalismo, che in questi giorni si ritrova anche nel libro “Indro il 900”, la corposa e affettuosa biografia di Montanelli scritta da Marco Travaglio per Rizzoli.  Attraverso racconti e immagini si dipana la vicenda di un uomo che  provò a sperimentare un giornalismo senza padroni, e che per questo dopo aver fondato Il Giornale all’età della pensione, cioè a 65 anni, creò la Voce quando ne aveva 85. Non ci fu lieto fine ma ne valse la pena.   

(© 9Colonne - citare la fonte)